Da non confondere con l’omonimo horror thailandese diretto nel 2007 da Paween Purikitpanya, approda su supporto blu-ray italiano l’inedito cinematografico Body, concepito a quattro mani nel 2015 da Dan Berk e Robert Olsen, tra l’altro produttori del Don’t kill it con protagonista il colosso svedese Dolph Lundgren.
Immerso in un’ambientazione natalizia, vede al proprio centro Helen Rogers, Lauren Molina e Alexandra Turshen nei panni di tre amiche che, per ingannare la noia, s’intrufolano in una casa che l’ultima dice appartenere allo zio, ma che si scopre presto essere, in verità, l’abitazione di una famiglia orientale presso cui ha svolto la mansione di babysitter.
Una situazione volta a prendere una piega decisamente drammatica dal momento in cui vengono sorprese dal custode, ovvero il cineasta indipendente Larry Fessenden (autore di Habit e Beneath), con il quale intraprendono una colluttazione destinata a concludersi nella sua caduta dalle scale.
Caduta che lo fa rimanere paralizzato sul pavimento, costringendolo a vivere una tragica esperienza analoga, in un certo senso, a quella in cui si trovò coinvolta una Olivia de Havilland con frattura al femore in Un giorno di terrore di Walter Grauman; mentre le tre, inizialmente convinte che sia deceduto, confabulano sulla versione da fornire alle autorità, decidendo di far credere che si sia trattato di una reazione ad un tentativo di stupro da parte dell’uomo.
Ed è da qui che, man mano che è in agguato il ragazzo di una di esse e che la oltre ora e dieci di visione si evolve lentamente, emergono i loro lati peggiori, pronte a rimescolare di continuo le carte ed a sfoderare inaspettati pensieri e comportamenti.
Al servizio di un’operazione dal taglio teatrale accentuato dalla pochissima presenza di esterni e il cui disco è accompagnato nei contenuti extra dal trailer; come pure Dementia di Mike Testin, altro thriller datato 2015 ed edito su supporto in alta definizione da Koch Media.
Thriller che parte dalla figura di un ex soldato dalle fattezze del Gene Jones visto nel tarantiniano Hateful eight, il quale, impegnato a tentare di riconciliarsi con il figlio e la nipote da tempo lontani dal suo mondo, non solo è perseguitato dai ricordi del Vietnam, ma l’invecchiamento lo porta ad essere affetto da demenza senile.
Sono infatti flashback relativi agli orrori di quel conflitto bellico ad accompagnare le sue giornate, delle quali entra a far presto parte un’infermiera incaricata di curarlo e in possesso del volto della Kristina Klebe di Halloween – The beginning e Apocalypse of the dead.
Un’infermiera apparentemente docile e della quale seguiamo il rapporto di dialogo progressivamente instaurato con il paziente, ma che nasconde, in verità, un’inquietante lato oscuro, trasportando in un primo momento la trama dalle parti del kinghiano Misery non deve morire di Rob Reiner.
Soltanto in un primo momento, però, in quanto, complice anche un omicidio eseguito utilizzando un martello, è facile intuire che sia il super classico di Robert Aldrich Che fine ha fatto Baby Jane? il principale punto di riferimento dell’insieme, tra sadico comportamento della donna e l’inizio di un vero e proprio gioco del gatto col topo.
Fino ad un epilogo che sembra voler suggerire il tutto quale elaborato in fotogrammi contro la guerra e la vendetta.
Francesco Lomuscio
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.