Laureatasi in giornalismo a Parigi e specializzatasi nei documentari d’inchiesta, la regista Ilaria Congiu ha effettuato tra il 2021 e il 2023 le riprese di Breath, film documentario che pone all’attenzione il problema del cambiamento climatico e, soprattutto, le conseguenze che riguardano il mare e la pesca.

Breath è un resoconto dal punto di vista di un’autrice che è nata e vissuta in Senegal, dove suo padre dirige un’azienda che esporta pesce congelato, e inizia proprio con le immagini di lei da bambina al mare, catturate dalla videocamera del genitore mentre riprendeva momenti di vita familiare.

Pone così l’attenzione sulla sua crescita, da sempre a contatto con l’acqua, e sul proprio amore per la fauna marina, ma, soprattutto, segna il tempo in cui fin da piccola sentiva parlare di surriscaldamento termico, scioglimento dei ghiacciai e innalzamento delle maree. Crescendo si è poi resa conto, di come i fondali ormai siano sempre più depauperati di pesce, quindi ha deciso di consultare degli specialisti in materia. La conseguenza che ne è derivata, però, è la consapevolezza che l’unica persona alla quale avrebbe dovuto rivolgersi era proprio suo padre, anche per capire se l’attività di famiglia potesse essere parte del problema. Il documentario della Congiu non vuole offrire un coacervo di drammatiche visioni o perdersi in facili slogan ambientalisti, spesso fini a loro stessi, ma è soprattutto una dichiarazione d’amore nei confronti della natura.

Punta comunque a sensibilizzare le persone tramite immagini e conversazioni con chi il mare lo vive ogni giorno, tra esperienze lavorative e non solo, perché la vita a contatto con l’acqua segna un po’ un ritorno a casa, poiché in maniera allegorica rappresenta in un certo senso l’utero materno. Breath unisce la ricerca sulle condizioni e le conseguenze del cambiamento climatico anche attraverso il rapporto della regista, appunto, con suo padre, in una sorta di fusione per mezzo della quale si comprende il connubio indissolubile tra essere umano e natura, rovinato dalle scellerate leggi dell’industria che viaggiano in maniera ostinata e contraria rispetto a quelle naturali. Il film non intende seguire i dogmi integralisti che potrebbero prevedere l’abolizione dei prodotti ittici dalla tavola, come misura alquanto miope, per contrastare le politiche delle multinazionali, bensì concentra il focus sul responsabilizzare le persone.

Queste non devono così innescare un principio ideologicamente virtuoso basato sulle restrizioni, che possono invece ulteriormente nuocere al lavoro di chi con la pesca sopravvive, ma invita al buonsenso legato alla scelta dei prodotti. Breath di Ilaria Congiu, dunque, incarna uno spirito ambientalista ma che innalza il concetto democratico di partecipazione dell’individuo, coniugando sostenibilità e consumi in maniera mai banale e cercando di far comprendere il problema attraverso la figura paterna in una sorta di ritorno alle origini tout court, elemento che determina anche il valore aggiunto dal punto di vista psicologico dell’opera.


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