La Gran Bretagna è fuori dall’Unione Europea, questo il clamoroso risultato del referendum votato ieri, di cui si è avuta conferma definitiva questa mattina. La brexit ha ribaltato i sondaggi della vigilia che indicavano un leggero vantaggio del remain, tanto che per i (di solito affidabili) bookmakers inglesi la probabilità di uscire dall’UE era solo del 20%. L’OUT ha vinto con il 51,9% contro il 48,1% dell’IN, con quasi 1,3 milioni di voti di differenza. Il principale fautore di questa uscita, il leader dell’Ukip Nigel Farage (nella foto di copertina), ha esultato dichiarando che questo giorno rappresenta l’Independence Day britannico.
Immediate le reazioni a catena con tutte le borse a picco (Milano -12,48%, record negativo di sempre) che non avevano un crollo del genere proprio dall’inizio della crisi del 2008 e la sterlina addirittura precipitata ai valori del 1985. Il premier David Cameron ha rassegnato le dimissioni annunciando che sarà un nuovo premier ad occuparsi delle negoziazioni con l’Unione Europea per il dopo brexit. E tutto porta a pensare che sarà proprio l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, uno dei principali sponsor dell’OUT, a prendere il posto di Cameron a Downing Street.
David Cameron annuncia le sue dimissioni
Il rischio “effetto domino” nel resto d’Europa è dietro l’angolo, con i leader estremisti Marine LePen in Francia e Matteo Salvini in Italia che esultano e che cavalcheranno l’onda dell’uscita inglese, con lo scontro politico che inevitabilmente si alzerà notevolmente. Anche Donald Trump dagli Stati Uniti ne ha approfittato per dichiararsi felice e che “i britannici si sono ripresi il loro paese“. La stessa Gran Bretagna rischia però forti disordini interni, con la Scozia e l’Irlanda del Nord che tornano a parlare di referendum e secessione. Gli scozzesi hanno infatti votato compatti per il remain e non ci stanno a restare fuori dall’UE, proponendo nel giro di un paio d’anni una nuova consultazione popolare per staccarsi da Londra. I nord irlandesi pensano invece al referendum per riunificare finalmente l’intera Irlanda, che altrimenti si troverebbe con una notevole disparità socio-economica tra il nord extra UE e sud europeo.
La mappa del voto britannico
La cosa più agghiacciante di questo brexit viene però dai sondaggi relativi alle fasce d’età che dimostrano come quanto accaduto sia simile alla situazione più volte vissuta in Italia ai tempi di Berlusconi: sono gli anziani a decidere (nella direzione sbagliata). Ed ecco che il 75% dei giovani della fascia 18-24 anni hanno votato per il remain, seguiti dal 56% della fascia 25-49 anni. Arrivati sopra ai 50 anni il discorso si ribalta e troviamo la fascia 50-64 anni al 44% di remain, fino agli anziani over 65 di cui solo il 39% ha votato per restare nell’Unione Europea, mentre ben il 61% si è pronunciato per il leave. Su quest’ultimo dato ha pesato molto la paura xenofoba, soprattutto degli ottuagenari delle province e delle campagne inglesi, dove si sono riscontrati i picchi più alti di voti per l’OUT. Tutto ciò a dimostrare, ancora una volta, come purtroppo il futuro venga inevitabilmente deciso in larga parte da chi del futuro non farà parte, e questo lascia ancor più l’amaro in bocca.
I sondaggi sulle fasce d’età al voto
Infine Matteo Renzi. Il nostro precario Presidente del Consiglio ha dichiarato in conferenza stampa: «Sono qui per dirvi che l’Italia farà la sua parte nel percorso che si apre. Il governo e le istituzioni europee sono nelle condizioni di garantire con ogni mezzo la stabilità finanziaria e la sicurezza dei consumatori. L’Europa è la nostra casa, la casa nostra e dei nostri figli e nipoti. Lo diciamo oggi più che mai, convinti che la casa vada ristrutturata, forse rinfrescata ma è la casa del nostro domani. Il 25 marzo 2017 ricorderemo i 60 anni della firma dei primi trattati europei: vogliamo arrivare a questo compleanno coinvolgendo e facendoci coinvolgere da tutte le istituzioni europee e segnando un lavoro comune di condivisione e unità perché noi italiani sappiamo cosa significa avere la responsabilità verso la storia. Essere responsabili verso la storia non significa solo avere responsabilità verso il passato, ma soprattutto verso il futuro. Arriveremo al 25 marzo nella convinzione che nei momenti di difficoltà l’Europa tira fuori il meglio di se stessa».
Matteo Renzi commenta il brexit
Vedremo cosa accadrà, ma di sicuro le ripercussioni di questo brexit saranno notevoli non solo per l’Europa, ma per l’intero mondo.
Ivan Zingariello
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