Burning – L’amore brucia di Lee Chang-dong arriva in Italia dopo aver mietuto numerosi successi di critica e pubblico, e il paragone con Dogman di Matteo Garrone, che aveva trionfato al Festival di Cannes nel 2018, è dovuto alla scelta di un tema comune.
Il film di Lee Chang-dong inscena una storia che coinvolge solo tre persone in oltre due ore e trenta di proiezione, una finestra su valori universali che sfocia in un thriller di cui vi terremo gelosamente segreto il finale, ma che, alla fine, coinvolge lo spettatore mostrando cosa succede quando una persona mite e normale viene costretta a scatenare la sua rabbia e la sua voglia di vendetta. Non si possono effettuare paragoni con l’opera di Garrone, ovviamente, ma, dal punto di vista cinematografico, con una attentissima direzione della fotografia Burning – L’amore brucia rasenta quasi una totale perfezione stilistica.
La sceneggiatura è derivata dal racconto Granai incendiati di Haruki Murakami e il lungometraggio riconosce chiaramente il suo debito nei confronti del testo adattato da Lee e dal suo co-sceneggiatore regolare Oh Jung-mi, esplorando un gran numero di aspetti della moderna società coreana.
Il bravo, buono e schivo protagonista Jongsu (Yoo Ah-in) viene coinvolto sentimentalmente dalla sua compagna di scuola Haemi (Jun Jong-seo). Il tempo è passato e Haemi seduce Jongsu, per poi partire in missione in Africa come volontaria. Al suo ritorno, il giovane spera di continuare il rapporto, ma lei si lega a Ben (Yeun Steven, attore molto noto anche al nostro pubblico per la sua partecipazione nella serie televisiva The walking dead), giovane ricchissimo che, in breve tempo, crea uno strano menage a trois.
Mentre la vita del povero Jongsu, aspirante scrittore, è complicata da un processo che rischia di far mettere in prigione suo padre e alla difficoltà di sbarcare il lunario, Ben gira in Porsche e lo invita ripetutamente a cene con i suoi ricchi amici nel quartiere elegante dove vive, sempre in compagnia della bella Haemi, tanto che viene voglia di paragonare il personaggio ad un Grande Gatsby coreano.
Pian piano, quindi, veniamo portati dentro la vita dei tre giovani, poi la vicenda vira improvvisamente nel thriller dal momento della scomparsa di Haemi. Una grandissima intelligenza nella scrittura, accompagnata da una resa cinematografica di altissima qualità, portano lo spettatore ad un finale da non svelare assolutamente.
Con Burning – L’amore brucia stiamo parlando di un cinema coreano d’autore, ma le tematiche affrontate in Dogman ci sono tutte, e lo stesso regista non ha affatto nascosto che, sebbene le storie siano originate da fatti (nel suo caso prese da un libro), diverse delle tematiche affrontate sono universali.
Roberto Leofrigio
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