Il cineasta napoletano Mario Martone ritorna a raccontare il rapporto conflittuale tra il mondo esterno e l’Io attraverso l’emancipazione di una giovane donna in Capri Revolution.
Capri, all’alba della Grande Guerra. La giovane capraia Lucia, figlia di minore di una famiglia patriarcale, passa le sue giornate tra i pascoli e la monotonia di un paesaggio incantato, quasi sospeso nel tempo e nello spazio.
Quando il padre muore, Lucia decide di rompere tutti i costrutti sociali e familiari per mescolarsi ad un gruppo di giovani artisti e naturisti del nord Europa.
Inizia così il suo difficile percorso di emancipazione umana prima che femminile, oltre che culturale e sociale.
Capri, agli inizi del Novecento è meta di poeti, artisti e politici che progettano il cambiamento. Si pianifica la rivoluzione russa; Bogdanov, Lunacˇarskij e Gor’kij organizzano la prima scuola superiore di propaganda e agitazione per operai, il pittore Karl Diefenbach istituisce la prima comune.
Capri Revolution, dopo il noto film Il giovane Favoloso incentrato su Gacomo Leopardi, riguarda nuovamente la scelta tra progresso e tradizione, tra domande e certezze. Più che sulla cultura, Martone in questo lungometraggio si sofferma sulla natura incontaminata, sui paesaggi suggestivi, le fotografie incantate.
Ad una bellissima scenografia si affianca una sceneggiatura ben articolata, dal ritmo cadenzato e lento, che, però, sfocia spesso in un eccessivo lirismo.
Sullo sfondo incombe la Grande Guerra che non risparmierà neppure l’isola e i suoi abitanti: la crudeltà e la miopia umana prevarranno sull’incanto e non resterà che fuggire per salvaguardare la propria libertà.
Come ha dichiarato il regista in occasione della presentazione del lungometraggio alla stampa romana: “ciò che muove le cose nel mondo è il movimento. Oggi sembra che il mondo si debba bloccare”.
Capri Revolution è un racconto di formazione, di emancipazione tutta al femminile, ma anche una riflessione lucida sui cambiamenti politico-sociali di oggi.
Anastasia Mazzia
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