Captive state: il thriller alieno di Rupert Wyatt

Rupert Wyatt, regista del reboot L’alba del pianeta delle scimmie, ritorna al cinema con il thriller alieno Captive state.

Chicago, 2025. Dopo nove anni di occupazione aliena, la città continua la sua vita tra miseria e assenza di tecnologia. La res pubblica viene gestita da un SuperGoverno formato dai “Legislatori ”- alieni che è in diretto contatto con il Commissario di Polizia. Gabe (Ashton Sanders) è un giovane che sopravvive facendo affari al mercato nero. Suo fratello è diventato un simbolo della resistenza, ma risulta essere morto in un attentato. Gabe, costretto da un ufficiale di polizia (John Goodman) entrerà in contatto con una rinata rete di Resistenza, La Fenice, e scoprirà verità inattese sulla sorte di suo fratello, finendo con l’essere coinvolto in un nuovo attentato.

Captive state è un film che si basa completamente sull’azione e non sulla parola. Ad una fotografia cupa, infatti, corrisponde una sceneggiatura lacunosa caratterizzata da dialoghi minimi. Il ritmo è serrato, i colpi di scena assicurati. Gli stessi alieni si intravedono soltanto e i protagonisti sono poco caratterizzati.

Wyatt, così, preferisce non spiegare troppo, ma suggerire allo spettatore quanto accade fotogramma dopo fotogramma in un corsa contro il tempo e contro lo spazio. Perché l’eroe per Wyatt è un anti-eroe, una vittima sacrificale per il bene dell’intera umanità. Per il regista non bisogna mai smettere di combattere contro ogni forma di totalitarismo e oppressione per la libertà, anche quando si è soli e tutto sembra perduto.

La vera pecca del film è proprio nella scelta del regista nel preferire “il non dire” al “dire”: non si conoscono le motivazioni dei personaggi e, quindi, le loro scelte, né tantomeno le origini degli alieni. Il risultato è, di conseguenza, caotico, confusionario e troppo frammentario.

Captive state è un thriller sci-fi purtroppo non riuscito, che lascia un retrogusto amaro e troppe domande senza risposte.

Del cast fanno parte Ashton Sanders, John Goodman, Vera Farmiga, Jonathan Majors, Alan Ruck, Kevin Dunn, Machine Gun Kelly, Madeline Brewer, Ben Daniels, D. B. Sweeney e James Ransone.

 

 

Anastasia Mazzia