Carpets & Candles: la bellezza di un tempo punk

Che belli erano i tempi dei college americani che poi da noi, riverberati anni dopo, hanno deformato i contorni del pop rock in nuove tendenze punk, post punk, libere e leggere di una vena scanzonata con troppo spesso immeritata critica di goliardia. Eppure c’è anche della critica sociale dentro un disco come “Sangue corrotto”, opera prima per i Carpets & Candles che ci regalano un ascolto figlio e fratello di un tempo perduto e polverizzato della nuove trame digitali che, a parer mio, sembrano più immensi contenitori di omologazione più che espressioni di unicità. L’uomo e l’artista, dentro un disco come questo, trova spazio nella sua infinita libertà di giocare con lo stile senza prendersi sul serio e senza quella severità accademica che soffoca di inutile saccenza. Un disco che salva il bello naturale delle cose.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza perché crediamo sia un punto cruciale per l’arte. Bello da vedere o bello da sentire dentro? Forme estetiche o spiritualità?
Davvero esiste un confine così netto? in fondo ognuno di noi darebbe una risposta diversa. Forse il Bello deve essere bello da indagare, da seguire, quello spunto di indefinito mai completamente comprensibile, un po’ come la bellezza di parole e idee che riescano ad evocare visioni e suggestioni che mettano in pace occhi, orecchie e mente.

In questo “Sangue corrotto” quanta bellezza avete portato?
Quanta? Tutta quella che potevamo. Per noi è una ricerca, un desiderio… e anche capire quale bellezza volere: noi crediamo a quella nascosta nell’imperfezione, nell’asimmetrico e nel discontinuo, abbracciando il senso universalità più ampio possibile per quelle che sono le nostre possibilità. . Volevamo che questo disco raccontasse a chi lo ascolta qualcosa di se stesso e anche di noi, e che potesse trasmettere ogni grammo della passione e dell’amore che sono serviti per portarlo a termine.

E occhio: quanta invece avete volutamente ignorare?
Abbiamo dovuto ignorare la tentazione di ripeterci e optare per soluzioni che ci avrebbero fatto risparmiare settimane di produzione, ma snaturando in parte l’anima dei pezzi. Abbiamo dovuto ignorare anche la tentazione del perfezionismo nel cercare l’onda perfetta, ma asettica. O il tempo perfetto, ma snaturato. Volevamo qualcosa di naturale come respirare: respira, fallo ancora e ancora. Non si respira mai uguale. E poi abbiamo volutamente ignorato la tentazione di presentare i brani nella loro versione più appassionata, ovvero i brani “live”, altrimenti probabilmente saremmo ancora in studio…!

E poi questa copertina, assai fuorviante rispetto al suono del disco. Quasi ci rimanda alle belle tradizioni di paese… e invece… come l’avete scelta?
Abbiamo scelto la foto che ci ispirava più bellezza, no?! (smile o sorrisone!) Ci piace giocare, e che l’immagine possa depistare a un primo sguardo. È una foto fatta in un ex manicomio, e i personaggi richiamano quelli di una psiche frammentata e persa nel romanzo “Il mago di Oz”. Inoltre anche il cancello aperto ha il suo perché … ma non sveliamo tutto tutto, dai! Comunque, non volevamo trasmettere un’immagine di noi che fosse legata solo alle sonorità di questo disco. Noi siamo quelli in foto, strani e in qualche modo difficili da capire. La nostra musica è come un mosaico. Questo disco con le sue sonorità ne è solo un tassello, ed è solo il primo.

A lavoro con un nuovo video ufficiale?
Ebbene sì, entro l’estate ne vedrete delle belle!