C’era una volta a… Hollywood: il 1969 secondo Quentin Tarantino

Tra i lungometraggi più attesi del 2019 vi è, indubbiamente, C’era una volta a… Hollywood, nona fatica del celebre cineasta Quentin Tarantino.

In questo suo importante lavoro il regista ha voluto rendere omaggio alla Settima arte, alla Hollywood degli anni Sessanta e Settanta (non a caso, il film è ambientato proprio nel 1969) e perfino al cinema italiano di genere.

Protagonisti del lungometraggio sono Leonardo DiCaprio nel ruolo dell’attore Rick Dalton, Brad Pitt nella parte della di lui controfigura Cliff Booth e Margot Robbie in quella di Sharon Tate, compagna di Roman Polanski uccisa nel massacro attuato a Bel Air dalla setta del folle Charles Manson.

Partendo dalle vicende di Dalton, C’era una volta a… Hollywood ripercorre passo dopo passo ogni singolo aspetto della Hollywood dell’epoca, come in una serie di vere e proprie cartoline, ognuna delle quali intenta a mostrarci una realtà diversa.

Un’operazione sì complessa e stratificata, ma anche piuttosto complicata da portare avanti. E, di fatto, il problema principale di un lavoro come questo è rappresentato dall’apparire decisamente frammentario, soffrendo di un ritmo generale che arranca a fatica, soprattutto per quanto riguarda la parte centrale.

Detto questo, C’era una volta a… Hollywood appare più che altro come una favola a lieto fine per un Quentin Tarantino che non ti aspetti e che, grazie alla potenza del mezzo cinematografico, ha ancora una volta voluto, a suo modo, cambiare la storia, analogamente a quanto accaduto nei suoi Bastardi senza gloria e Django unchained.

Un modo di fare che ha fatto spesso e volentieri storcere il naso e che ci appare alla maniera di qualcosa di estremamente intimo e personale, come se Tarantino stesso avesse deciso di dar voce unicamente al suo grande amore per il cinema.

Eppure, malgrado le problematiche del caso, non mancano qui momenti estremamente coinvolgenti, come la sequenza iniziale, con tanto di riusciti montaggi alternati, la progressiva accensione notturna di tutte le insegne luminose di Hollywood – con un riuscito plongé su un’arena cinematografica all’aperto – e la scena in cui Sharon Tate va a vedersi per la prima volta al cinema. Ma si sa, quando Tarantino vuole creare determinate atmosfere, ci riesce alquanto bene.

 

 

Marina Pavido