“Io ci sono”: e le riflessioni di Federica Almavera.

Il 22 Novembre è andata in onda su Rai1 la fiction “Io ci sono”, storia veritiera tratta dall’omonimo romanzo ” Io ci sono, storia di un non amore” di Lucia Annibali,  l’avvocatessa di Urbino sfregiata con l’acido dall’avvocato Luca Varani, al termine di un amore malato o meglio dire di un “non amore”. La fiction è stata interpretata magistralmente da Luciana Capotondi, che si immedesima in maniera perfetta nella donna e nel dramma di una storia… una storia finita in tragedia. Il caso di Lucia Annibali è purtroppo uno dei più dolorosi e colpisce innumerevoli donne, pur trovandoci in un’epoca dove la modernità e l’innovazione la fanno da padrone, perché la percentuale di donne colpite da violenza ed atti di femminicidio da parte di uomini violenti, è altissima. È risaputo la storia nasce nell’ era preistorica, l’uomo è la figura preponderante, è lui che va a caccia, lui che procura il cibo, lui che lavora, insomma è la figura dominante che ha della donna un’idea di possesso, di un essere capace di badare all’uomo che si trova accanto, alla famiglia ed a tutto ciò che essa concerne, quindi la casa ed i figli, diciamo pure un oggetto sessuale ed allo stesso tempo utile ad occuparsi di quello che l’uomo non ritiene opportuno fare. I decenni intanto passano, gli anni cambiano, le mode e le abitudini si evolvono e con esse anche la figura della donna, basti pensare alla rivoluzione femminile, al femminismo  e qui è la storia a parlare; purtroppo ciò non è bastato al sesso maschile per comprendere un oggettività molto semplice, che l’uomo come la donna è un essere umano, un essere diverso ma molto simile, l’uomo e la donna , anche volendo, non possono fare l’uno a meno dell’altra.

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Mia Martini in una canzone molto nota e senza tempo, canta: “gli uomini sono figli delle donne ma non sono come noi” ed in questa frase si può comprendere una grande verità, l’uomo è molto differente dalla donna, la pensiamo diversamente su una moltitudine di cose, viviamo i sentimenti in maniera differente a volte, ma la verità è solo una, che nei rapporti umani, che siano fra uomo e donna, tra donna e donna, uomo e uomo o chi più ne ha più ne metta, deve esistere il RISPETTO. La vita va avanti, le mode cambiano, noi esseri umani ci evolviamo ma ancora non abbiamo compreso come comportarci all’interno dei rapporti interpersonali che possono spaziare da qualunque ambito a qualunque circostanza, qualsiasi tipo di relazione può finire e la può concludere l’uomo come la donna, finiscono i matrimoni anche concernenti la presenza di figli, finiscono i fidanzamenti, finiscono le storie fra persone dello stesso sesso, finisce un rapporto di lavoro , un’amicizia, tutto finisce, perché come esiste un inizio, esiste anche una fine delle relazioni e dei sentimenti, ma c’è una parola che non può e non deve essere mai dimenticata a capo di tutto ciò ed è il rispetto, nulla può valere di più . L’equilibrio e la serenità interiore ci portano ad acquisire ciò e come comportarci conseguentemente, nulla è più importante della comprensione ed il rispetto, della serenità interiore e la sincerità verso noi stessi perché tramite ciò possiamo risolvere tutte le situazioni e vivere nella maniera opportuna senza sfociare in tragedie irrimediabili e rovinare la vita del prossimo, perché ricordiamoci bene una cosa, la vita è un dono grande, basta guardarci intorno ogni singolo giorno per trovare vita e renderci conto che niente è più importante di essa, proprio per questo nella sua orribile tragedia, Lucia Annibali ha trovato la forza di andare avanti, la passione per la vita che ci guida in ogni attimo, chi per questa passione la vita la sfida e chi in essa, come l’avvocatessa, rinasce, rinasce di una bellezza che va oltre l’esteriorità e brilla di luce ; di una luce piena di vita!!!.

Federica Almavera