Carmelina, Aida, Angelica, Barbara, Claudia, Mara, Sandra, Jill, Aiche, Giuditta. Ovvero Monicelli, Zurlini, Visconti, Fellini, Bolognini, Comencini, Leone, Ferreri, Magni. Ma lista, va da sé, potrebbe continuare all’infinito. Claudia Cardinale è un’icona impressa a fuoco nell’immaginario cinematografico degli spettatori di tutto il mondo.
CC è l’acronimo della grazia e della bellezza. Un corpo, il suo, che ha attraversato la più entusiasmante, e probabilmente irripetibile, stagione della Settima arte. Più di centocinquanta film. Gli occhi scuri e profondi, la voce roca e sensuale, un corpo morbido, voluttuoso. Oggi Claudia Cardinale è una signora che vive a Parigi, lontano dai riflettori, ma che spesso ama fare qualche sortita sullo schermo, magari per aiutare qualche regista esordiente, o perché tirata per la giacchetta da tutti coloro che non hanno mai smesso di venerarla. Cinecittà le ha reso un doveroso omaggio con la pubblicazione di un prezioso volume, Claudia Cardinale l’indomabile, curato dalla figlia dell’attrice, Claudia Squitieri, e una prestigiosa rassegna al MoMa di New York, dal 3 al 21 Febbraio 2023, composta da venti titoli, tra cui tre film recentemente restaurati (La ragazza di Bube, L’udienza, Atto di dolore).
Per l’occasione, inoltre, il regista Manuel Perrone ha realizzato un delizioso cortometraggio, Un cardinale donna, una commossa e poetica evocazione dell’inimitabile carriera della diva. Si, perché Claudia Cardinale incarna, ormai, l’idea stessa di cinema. Il corpo dell’attrice, fuoriuscito dalla superficie bianca dello schermo, porta con sé, come se fosse un infinito fuori campo vivente, tutto l’immaginario vissuto sui set. Verrebbe da dire, utilizzando un’espressione iperbolica, che pare di assistere al “divenire-cinema” di Claudia Cardinale, laddove la potenza iconografica dell’attrice è talmente folgorante da non consentire, a chi l’ha ammirata in tante pellicole, di discernere con nettezza i personaggi e la persona.
Il corto di Perrone inizia, per l’appunto, con la meravigliosa voce fuori campo di Marcello Mastroianni che in 8 ½ di Fellini le chiedeva: “Claudia, sei innamorata? A chi vuoi bene?”. Come distinguere Angelica, la ragazza della fonte, Aida o Giuditta da Claudia, quella ragazza meravigliosa che appena sedicenne apparve sullo schermo facendo vibrare le anime di tutti coloro che si riempivano gli occhi della sua abbagliante luce? E non è, questa, una prevedibile mitizzazione di un’eroina cinematografica; piuttosto si desidera sottolineare quanto immaginario e realtà possano arrivare a sovrapporsi magicamente. E di questo non dovremmo mai smettere di ringraziare Claudia Cardinale che, con la sua presenza, con il suo esserci, consente ogni giorno al sogno di vivere giustapposto al quotidiano, facendolo resistere e insistere.
Luca Biscontini
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