Classici di Natale Volume 3: il musicista Andrea Montepaone ci racconta il suo nuovo album

Oggi, Giovedì 8 Novembre 2018, è in uscita per Paoline Editoriale Audiovisivi Classici di Natale Volume 3, terzo cd di una serie di canti natalizi la cui orchestrazione è a cura del musicista classe 1978 Andrea Montepaone, che dirige l’Orchestra sinfonica Supernova , mentre Blanca Asturiano si occupa della direzione del Coro Vocalia Consort.

Per l’occasione, Montepaone ci ha rilasciato un’intervista sulle pagine di Mondospettacolo.com.

 

Ciao Andrea, è oggi in uscita il tuo nuovo cd Classici di Natale Volume 3. In cosa differisce rispetto ai tuoi primi lavoro di arrangiamenti e a Note di cinema?

Innanzitutto il numero! Note di cinema era il mio secondo album pubblicato, questo è il trentunesimo. Tra il 2004 e oggi, poi, ho lavorato molto nell’ambito della musica da commento ad uso televisivo, cinematografico e teatrale, e molti dei dischi usciti in quegli anni raccolgono temi composti per sottolineare le situazioni più varie: attualità, politica, storia, natura, arte, fino ad atmosfere drammatiche e ironiche. Inoltre, Note di cinema comprendeva mie versioni di celebri melodie scritte per una piccola formazione pop, in questo nuovo album ho impiegato solisti, coro e orchestra.

 

Quanto tempo ci hai lavorato?

Questo è il terzo volume di una serie prodotta da Paoline Editoriale Audiovisivi e iniziata nel 2015. Per me è il completamento di un progetto che desideravo fare da tanto tempo: la realizzazione di una collezione definitiva di tutti i canti di Natale più conosciuti dei vari secoli e culture, rispettando le lingue originali e il numero di strofe integrali. Per questo volume, in particolare, ho iniziato la scrittura un anno fa per terminarla a Giugno scorso, mentre le registrazioni e il missaggio hanno richiesto circa due mesi: un impegno molto grande, ma sono davvero soddisfatto del risultato. L’album è distribuito nelle librerie Paoline, nelle altre librerie religiose italiane e, in versione digitale, sugli store online.

 

Ci puoi raccontare qualcosa del tuo background nel settore musicale?

Io non provengo da una famiglia di musicisti, però sono stato lasciato libero di seguire quello che più mi veniva spontaneo e, abbastanza presto, ho capito che l’unica cosa che volevo fare era scrivere musica. Non sono stato un bambino prodigio, ero un bambino normale che, però, mostrava una grande fantasia e gli piaceva usare quel linguaggio, che trovava così immediato, come mezzo per descrivere qualcosa. Inizialmente, ho studiato pianoforte e armonia privatamente, poi ho cominciato ad interessarmi anche di cinema e lo sbocco naturale di queste mie passioni era chiaro che fosse la musica per le immagini. Vent’anni fa, poi, non c’erano tutti i corsi specifici che abbiamo adesso e sono stato fortunato ad incontrare Stelvio Cipriani che, volendo spontaneamente formare un nuovo musicista, mi ha fatto una scuola molto pratica sul campo, in parallelo con i miei studi accademici di quel tempo, insegnandomi tante cose che mi sono poi servite quando ho cominciato a scrivere in modo professionale. Ho sempre spaziato nei vari generi musicali, spesso fondendoli insieme per vedere cosa usciva fuori: la mia specialità è la scrittura per orchestra, ma ho anche studiato e suonato musica leggera; per molti anni, nel mio settore ho fatto i lavori più disparati, come il pianista sulle navi da crociera, l’accompagnatore di cantanti lirici, il trascrittore, l’arrangiatore per concerti diretti da altri. Poi sono iniziate le esperienze più vicine ai miei desideri e ho lavorato con i Tiromancino al Festival di Sanremo 2008 come direttore, fino a scrivere le musiche per la tv e a fondare la mia orchestra, che ha registrato anche lavori di altri autori come Manuel De Sica e Marco Frisina.

 

Quali sono i tuoi musicisti di riferimento?

In ambito classico mi è sempre piaciuto attraversare differenti periodi storici, assorbendo da ognuno di essi gli elementi stilistici che più mi colpivano, certo che mi sarebbero potuti servire per il futuro. Così, sono passato da Bach e Vivaldi a Beethoven e, soprattutto, a Čajkovskij. Per quanto riguarda i moderni, all’inizio, chiaramente, è stato lo stile di Cipriani a influenzarmi molto, soprattutto dal punto di vista armonico. In quegli anni ammiravo anche la scrittura per archi di Gian Piero Reverberi, dal quale, per un certo periodo, ho ricevuto preziosi consigli. Poi, andando avanti con lo studio e con le esperienze mi sono interessato soprattutto agli autori stranieri, tanto è vero che la mia scrittura racchiude alcune idee italiane di base, ma poi le mescola ad altre di sapore internazionale. Ho sempre trovato qualcosa di mio nei compositori tradizionali, nella forza espressiva di John Williams, nel sentimento di James Horner, nei colori del primo Danny Elfman e nelle descrizioni di Vangelis. Considero molto affascinanti anche le atmosfere realizzate da Pino Donaggio per i film di Brian De Palma e Joe Dante.

 

Sappiamo che il cinema ti piace molto. C’è un film di cui ti sarebbe piaciuto curare la colonna sonora?

Sono tantissimi. Provando ad immaginarmi solo le immagini di certi capolavori senza i loro temi musicali così caratteristici, potrei dire E.T. – L’extraterrestre, C’era una volta in America, Titanic o, comunque, le opere più personali di alcuni registi, quelle che riguardano l’aspetto emotivo e umano dei personaggi. Sono sicuro, però, che mi sarei divertito moltissimo a scrivere le musiche anche di un western come Il buono, il brutto, il cattivo o di un cartone animato dei classici Disney.

 

Quante tracce sono presenti in questo nuovo cd e cosa dobbiamo aspettarci?

Questo album, che si compone di tredici tracce come i volumi precedenti, comprende anzitutto alcuni brani italiani particolarmente importanti: Quanno nascette Ninno, da sempre apprezzato dagli studiosi del dialetto napoletano, Siam pastori e pastorelle, di origine istriana e, dunque, ricordo dell’appartenenza di questo territorio all’Italia, e Gloria ’n cielo e pace ’n terra, che, forse, è il primo canto di Natale scritto nella lingua del popolo. Ci sono anche altre composizioni, magari meno note al pubblico italiano, ma importanti per altre culture come We three kings of Orient are. Per la realizzazione di queste mie versioni sono stati impiegati dieci solisti vocali, il Coro Vocalia Consort e l’Orchestra sinfonica Supernova, il cui organico d’effetto per l’occasione supera i quaranta elementi. A queste formazioni si aggiungono determinati strumenti etnici e tradizionali per alcuni brani come il duduk, lo chalumeau, il flauto dolce, la ciaramella, il mandolino e la tammorra.

 

Come musicista, quale sarebbe il tuo sogno più grande?

Mi piacerebbe, anche una sola volta nella vita, curare una colonna sonora realizzata con il concetto “come una volta”: con i temi principali che ritornano nel corso della narrazione, con budget adeguati che consentano di impiegare una grande orchestra e, soprattutto, con un regista che pensi che la musica sia una cosa talmente importante per il suo film per cui non vada realizzata con brani tratti dalle library, ma su misura con la carta e la matita.

 

Francesco Lomuscio