Cold war: un’amore in bianco nero come la vita

Cold war, vittoria alla regia al Festival di Cannes 2018 per il già premio Oscar Pawel Pawlikowski (Ida) e trionfatore ai recenti EFA (gli Oscar europei) con cinque premi tra cui miglior film, è una meravigliosa storia d’amore in bianco e nero ambientata nel dopoguerra polacco.

Candidato agli Oscar per la Polonia come miglior film straniero, Cold war rischia di far vincere ancora il premio a Pawlikowski e non potrà non fare centro nel cuore degli spettatori italiani.

Il titolo può trarre in inganno, perché può spingere a pensare ad una intricata spy story caratterizzata da un bianco e nero da film noir, ma, in realtà, nel film si parla di sentimenti, di un amore maledetto tra due musicisti interpretati da Tomasz Kot e dalla splendia Joanna Kulig, alla quale va anche il merito delle esibizioni canore e di una grande presenza scenica.

Cold war è diretto magistralmente, con una eleganza che ormai è un marchio di fabbrica per il regista, il quale pone sempre l’essere umano al centro delle sue opere, facendolo risaltare grazie alla ripresa in 4:3 che riduce la presenza dell’ambiente e che mette al centro della scena i protagonisti Wiktor e Kula.

La storia ci racconta di come la coppia  si conosca in qualità di maestro e allieva in un progetto per la ripresa dei canti folkloristici polacchi. Una storia che si perde rapidamente dentro un amore tormentato che attraversa il tempo e lo spazio.

L’amore descritto da Pawel Pawlikowski è quello puro, appassionato, che travolge i suoi protagonisti, che li porta  ad un’attrazione devastante, da cui è impossibile fuggire.

In Cold war Wiktor e Kula faranno innamorare tutti quelli che, forse, non credono più nei sentimenti, perché, in un’epoca in cui siamo vittime di incontri via chat, è notevole ritrovarsi negli anni Cinquanta e Sessanta, passando dall’est della Polonia alla Jugoslavia, a Berlino Est, fino a Parigi.

Attraverso un lungo viaggio nel periodo storico in cui si pensava alla mutua distruzione di massa, scopriamo essere l’amore l’unica arma devastante, in grado di portare pace e guerra all’interno della storia.

L’intera vicenda viene racchiusa in soli novantaquattro minuti, offrendo una perfetta sintesi storica delle difficoltà durante la Guerra fredda, consentendoci di scoprire come, anche a est, l’amore possa essere meraviglioso e, al tempo stesso, drammatico.

Un lungometraggio che parla al cuore con un messaggio universale e che è, paradossalmente, forse il più adatto da visionare al cinema in questo Natale 2018.

 

 

Roberto Leofrigio