Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto: Albanesi vs Cortellesi parte 2

Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto è un titolo che non lascia certo spazio ad equivoci, in quanto sequel del Come un gatto in tangenziale che, diretto dal Riccardo Milani qui nuovamente dietro la macchina da presa, fece centro al box office tra la fine del 2017 e l’inizio dell’anno successivo.

Sequel in cui ritroviamo immediatamente a Londra i giovani Alice Maselli e Simone De Bianchi; prima ancora che torni in scena la madre di lui, coattissima Paola Cortellesi, che apprendiamo essere finita in carcere.

Da qui, il pretesto per far sì che la donna chieda aiuto al “pensatore” Antonio Albanese conosciuto nel primo film, ora legato ad una giovane e rampante Sarah Felberbaum e impegnato in un progetto di recupero di uno spazio in periferia. Ed è proprio il suo intervento a far sì che la detenzione venga commutata con un lavoro in una parrocchia di periferia guidata da un sexy sacerdote dalle fattezze di Luca Argentero.

Quindi, alla maniera del capostipite, Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto basa il suo plot sull’incontro-scontro tra due diverse classi sociali, con l’unica differenza che, in mezzo ad equivoci riguardanti croccantini per cani e un’escursione all’interno della Fontana di Trevi, non poco si fa sentire il clima da emergenza da Coronavirus in cui è stato concepito.

Perché, mentre ci si chiede quanto sia importante e necessario stare uno accanto all’altro e viene osservato che la proprietà privata è un furto e i beni comuni sono la cosa che conta, vengono affrontate tematiche relative ai problemi dei residenti in edifici occupati, agli extracomunitari in subaffitto e addirittura alla violenza domestica su soggetti femminili.

Tutti piccoli episodi che, però, non finiscono per rappresentare altro che tante brevissime parentesi prive del necessario approfondimento; senza contare il momento in cui viene tirato in ballo l’immancabile pistolotto buonista riguardante i tempi duri vissuti durante la pandemia dai lavoranti del settore culturale.

Man mano che, tra un omaggio a Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola e una giusta morale mirata a ricordare che i numeri non calcolano ciò che rende la vita degna di essere vissuta, l’aspetto maggiormente preoccupante della eccessivamente tirata per le lunghe operazione (siamo sull’ora e cinquanta) è individuabile nel fatto che non si riesca a sprofondare quasi mai in sane risate.

Aspetto non poco grave, se pensiamo che Come un gatto in tangenziale – da cui, seppur brevemente, fanno ritorno anche Claudio Amendola e Sonia Bergamasco – rimane senza dubbio una delle commedie italiane più divertenti di questo inizio terzo millennio.

D’altra parte, con un’ultima sequenza posta durante i titoli di coda, Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto effettua l’infelice scelta di dimenticare in maniera evidente il proprio principale pubblico popolare di riferimento per ricorrere ad una tipologia di comicità rivolta per lo più allo spettatore borghese, con tanto di momenti onirici spazianti da citazioni bergmaniane a rivisitazioni delle gemelline di Shining trasformate nelle due cleptomani in sovrappeso Pamela e Sue Ellen.

Una comicità decisamente fuori luogo e che, di conseguenza, non giova affatto alla fiacchezza generale dell’insieme.

 

 

Francesco Lomuscio