È una situazione non poco drammatica ad aprire Con tutto il cuore, che segna il ritorno dietro la macchina da presa per il napoletano Vincenzo Salemme, tre anni dopo Una festa esagerata, del 2018.
Un Salemme che parte da una sua omonima commedia da palcoscenico per calarsi ovviamente anche nei panni del protagonista: un onesto e galantuomo professore di latino e greco che, vittima dei piccoli soprusi quotidiani, nella vita sociale, sul lavoro e, addirittura, in famiglia, si ritrova trapiantato il cuore di un altro.
Ma non un altro qualsiasi, in quanto delinquente la cui mamma Cristina Donadio è convinta che ora il defunto figlio sia ancora vivo nel petto di colui che ne ha accolto il cuore, tanto da essere intenzionata a spingerlo a vendicarlo.
Un plot, dunque, dal retrogusto quasi noir, che l’autore di Amore a prima vista e SMS – Sotto mentite spoglie sfrutta per strutturare una circa ora e mezza di visione costruita a sketch.
Sketch che, in un certo senso, rispecchiano proprio l’origine teatrale del tutto, testimoniata in particolar modo dall’importanza particolarmente conferita alle lodevoli prove sfoggiate dal cast.
Un cast che, al di là di una Serena Autieri coinvolta in un piccolo ruolo e di una grottesca badante indiana interpretata da Vincenzo Borrino (!!!), annovera un Maurizio Casagrande chirurgo, il Gennaro Guazzo che fa qui da figlio a Salemme stesso dopo averci lavorato insieme in Caccia al tesoro di Carlo Vanzina, un Marcello Romolo preside e un Antonio Guerriero infermiere molto poco sveglio e facilmente propenso ad equivoci verbali.
Perché è soprattutto su questi ultimi che punta Con tutto il cuore, comprendente anche una confusione tra Pompei e Bombay che, però, già era stata tirata in ballo da Neri Parenti nel suo Natale a New York. Come pure la scelta di soprannominare Frank Sinatra un individuo che parla attraverso il laringofono non appare certo nuova, considerando che il già menzionato Vanzina la fece nel suo Febbre da cavallo – La mandrakata.
Quindi, sebbene qualche battuta o situazione divertente come quella che si svolge all’interno di un alimentari non risulti assente, è facile intuire che la tipologia di comicità cui fa ricorso l’operazione sia datata e decisamente alla vecchia maniera.
Una comicità chiaramente di taglio partenopeo che, con ogni probabilità, riesce ancora oggi a funzionare negli spettacoli e nei monologhi dal vivo, perdendo però di mordente quando trasferita sul grande schermo.
Man mano che la fiacchezza non riesce ad essere evitata in Con tutto il cuore, comunque mirato a ribadire un fondamentale interrogativo riguardante la società italiana: come si fa a creare la coscienza di un popolo se non esiste la coscienza individuale di quello che siamo?
Francesco Lomuscio
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