L’ossessione del tempo si era già manifestata in un recente film di Francis Ford Coppola dei primi anni 2000, ovvero Un’altra giovinezza, ma è con Megalopolis che il sogno di fermarlo si accompagna a un ritratto futuristico, a metà tra il distopico e l’utopico, degli Stati Uniti d’America di oggi.

L’ultima fatica del regista di Apocalypse Now e della trilogia del Padrino si rivela interessante e sarà proiettata al Magna Graecia Film Festival di Soverato il prossimo 14 giugno 2025, XXII edizione della kermesse calabrese ideata dai fratelli Alessandro e Gianvito Casadonte.

L’evento avrà inizio alle ore 17.30 e prevede una conversazione interattiva intitolata How To Change Our Future con il leggendario regista, ospite d’onore, che in questa occasione riceverà anche la Colonna d’Oro.

Questo incontro speciale, reso possibile grazie al lavoro della responsabile delle opere prime internazionali Silvia Bizio, offre ai fan un’opportunità unica di vivere il film, uscito in sala l’anno scorso ma attualmente non disponibile su nessuna piattaforma di streaming, esattamente come lo ha immaginato Coppola.

“Questo è il modo in cui Megalopolis è stato pensato per essere visto: in una grande sala, con un pubblico, e seguito da intense discussioni interattive sul futuro,” ha dichiarato il cineasta premio Oscar.

MEGALOPOLIS, UNA VISIONE DI COPPOLA LUNGA 40 ANNI

L’idea di Megalopolis covava da tempo nella mente di Coppola, fin dai tempi di Apocalypse, eppure solo adesso vede la luce in sala, colmo di riferimenti all’Antica Roma, da sempre un modello iconico per la società americana, e all’attualità politica e socioeconomica degli States.

È così che New York diventa New Rome, capitale morale di un impero che si interroga sulla sua decadenza ma senza veder passare i grandi barbari bianchi.

Una città di vizi e di lusso, di ricchezza e di immense sacche di povertà, di depravazioni e lotta per il potere, sui cui però brilla la luce della scienza.

L’architetto Caesar Catilina, padre del misterioso Megalon, sorta di pietra filosofale moderna, cerca di portare avanti il suo progetto di una città del futuro dal Chrysler Building: una megalopoli tecnologicamente avanzata, visionaria, funzionale e a misura di cittadino.

Gli si oppone il sindaco Cicerone, mentre sua figlia Julia cade lentamente tra le braccia dell’uomo di scienza, in alcune delle scene visivamente più intriganti e memorabili: appesi alle travi di un grattacielo in costruzione, sullo sfondo di una Manhattan trasfigurata dalla luce del tramonto.

Alle sue spalle trama anche il cugino invidioso e demagogo, mentre un satellite dell’ex CCCP – l’Unione Sovietica (sopravvissuta in questa ucronia?) – minaccia la gigantesca metropoli atlantica.

METAFORA DEI TEMPI SECONDO COPPOLA

Il crepuscolo di questa civiltà opulenta e decadente, divorata dai desideri e dalla brama e dalla sete di affermazione è una metafora dell’Occidente e della più grande democrazia del mondo, come spesso raccontato al cinema.

Il maestro, autore di veri capolavori della Storia del Cinema, non ha perso il tocco, la sua visione avvince e convince, seppur a metà, ma non riesce a venire a capo nel finale come meriterebbero queste due ore abbondanti in sala.

La conclusione sembra quasi abbozzata, frettolosamente scritta, un vero peccato per chi si stava appassionando, nonostante le numerose critiche piovute addosso da più parti e il fiasco confermato al box office mondiale.

GLI ATTORI

Adam Driver e Nathalie Emmanuel (la Missandei del Trono di Spade) sono i due protagonisti principali, il genio e la fanciulla figlia del suo rivale su piazza.

Colpisce Jon Voight come patriarca Crassus di una benestante famiglia patrizia americana, così come il travestitismo e l’ambiguità morale di Shia Laboeuf che si atteggia a piccolo Trump populista della situazione, con tanto di cartello Make Rome Great Again, facendo leva sui poveri e sugli esclusi dal sogno urbanistico.

C’è anche spazio per Dustin Hoffman e Laurence Fishburne, così come per Giancarlo Esposito, già star di Breaking Bad, primo cittadino Cicero agguerrito e dolente tra le strade di New Rome e il moderno Circo Massimo al coperto (le bighe non mancano e nemmeno le cene luculliane per le nozze di zio Crasso).

Un film da vedere, seppur imperfetto, anche perché potrebbe essere il lascito di un gigante che alla Festa del Cinema di Roma 2024 ha confessato di non considerarsi tale. Ai posteri la cinefila ardua sentenza.


Una risposta a “Coppola e il suo Megalopolis al Magna Graecia Film Festival”

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