Corinna Ivaldi intervista: Gulio Rapetti Mogol

Cairo Montenotte: una piccola città, oggi conosciuta da molti artisti internazionali  per merito di una delle voci più uniche del panorama nazionale Danila Satragno, che è inoltre la “Vocal Coach” più amata dagli artisti italiani.  Con il suo impegno per i giovani ha creato il campus “ Vocal Care”, dove nel 2016 ha avuto l’onore di avere come ospite e relatore Manuel Agnelli. Oggi nel 2017  Danila invita un pilastro della storia Italiana: Giulio Rapetti Mogol.

Lo incontro nel vicolo di via Sanguinetti, con una delle insegnanti del campus. Gli porgo la mano e mentre la stringo penso che ha scritto i più bei versi della storia della musica italiana. La stessa mano ha stretto quella di Lucio Battisti, il cantante che ho amato e idealizzato nella mia adolescenza. Non è solo un grande autore è anche un uomo che si occupa degli ultimi, dell’ambiente e della medicina. Ha fondato la scuola “Cet”( Centro Europeo Tuscolano) in Umbria. Entra nel teatro della scuola della Polizia Penitenziaria, una delle più importanti d’Italia; qui si respira aria di musica e il canto attraversa i muri e le finestre dell’edificio. Gli allievi ogni anno sono sempre più numerosi. In religioso silenzio siedono oggi sulle poltrone rosse dove, muniti dei loro telefonini, sono pronti per questa lezione che li segnerà per il resto della loro vita. Lui, vestito di blu con calzini scozzesi bianchi e neri e scarpe da running rosse e nere, si siede accanto a Danila Satragno ed è così che comincia la sua lezione.

Inizia parlando della recitazione dell’opera, che spiega essere la stessa  della cinematografia, presa dal teatro greco e dal cinema muto, dove al corpo si dava un’impostazione e si esasperava con la gestualità. In questo contesto cita “O sole mio”, cantata da Claudio Villa. Quest’ultimo si adattava alla romanza staccata dall’opera, non puntava sulla comunicazione, ma sulla potenza vocale. Passa a “Grazie dei fiori” di Nilla Pizzi e si sofferma sul fatto che la cantante, nonostante interpreti la vita, abbia ancora la necessità di trovare l’effetto che toglie spazio alla comunicazione. Diverso è il rapporto che l’artista Nicola di Bari ha con la  sua impostazione. Ci fa ascoltare “La prima cosa bella”, canzone da me molto amata. Arriva a parlare della nascita dell’ Actor Studio in America, spiegando il cammino che la recitazione ha avuto verso la verità della vita, citando il film “Il Padrino”. L’interprete deve trasmettere le emozioni, per non fare solo rumore. Non serve una voce forte, ma una voce che dia emozioni. Cita grandi artisti, da Frank Sinatra, ripreso da Micheal Boublè, a Vasco Rossi, Arisa, Gotye, Gianni Bella, co-autore dell’opera “La capinera”, tratta dal romanzo di Giovanni Verga, per concludere con il grande Mango, e la sua canzone ”Mediterraneo”, che abbiamo avuto il piacere di ascoltare.

Quali sono state le emozioni che questa giornata con i ragazzi del campus Vocal Care gli ha lasciato?

Penso che Danila, che stimo molto, abbia fatto davvero un buon lavoro. I suoi ragazzi, con le sue lezioni e quest’ultima, tenuta da me oggi, hanno davvero capito come si canta.

Ha parlato di “verità” nel canto, elemento fondamentale, che oggi, nel mondo della musica viene sempre più a mancare. Lei è d’accordo con questa affermazione?

Il problema nella musica di oggi è che coloro che  una volta facevano la ‘promozione’ , ora invece si occupano di ‘produzione’. In poche parole c’è una forma di “Trust”: più i dischi sono belli, più la concorrenza è feroce. La nostra scuola il Cet ha oggi raggiunto la fama europea e mondiale, anche in seguito all’invito ad Astana, ma mai nessuno è venuto a chiederci chi fossero i nostri cantanti migliori prima di diventare famosi. Si, poi si sa, Arisa, Anastasi e lo stesso Pascal, oggi conosciutissimo anche in Kazakistan.

Come valuta invece il mondo del Talent, che ha oggi monopolizzato la discografia?

Lo valuto come uno spettacolo, non di certo una scuola. Noi non abbiamo le telecamere, ma siamo assolutamente una scuola riconosciuta a livello internazionale. I nostri docenti non sono mai in disaccordo tra loro, come spesso accade nel Talent, perché abbiamo la competenza.

Quanto la sua ispirazione “poetica” viene influenzata dalla melodia sulla quale dovrà comporre il testo?

Sono le emozioni della musica a farle scattare i versi o questi possono nascere anche da soli?

Io non scrivo per gli artisti, ciò a cui penso e che mi emoziona è la musica, mai l’artista. La musica ha sempre un testo e il mio compito è quello di rintracciarlo.

Corinna Ivaldi

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