Creators – The past: Payne, Italia e fantasia

Un 1992 che riporta fugacemente ad un immaginario cinematografico americano per ragazzi degli anni Ottanta è quello che apre Creators – The past, prima che ci si sposti al 2012.

Del resto, è proprio alle profezie Maya risalenti al 2012 e riguardanti la fine del mondo che s’ispira il primo lungometraggio diretto dal musicista Piergiuseppe Zaia, ovviamente anche autore della maestosa colonna sonora che accompagna una oltre ora e mezza di visione che di americano, in realtà, ha quasi esclusivamente il look da fantasy di Hollywood.

Quasi, già, in quanto, insieme ad un Gérard Depardieu Maestro della Fede, sono l’ex divo di Star trek William Shatner e il Bruce Payne – qui anche produttore associato ed esecutivo – visto in un’infinità di film di genere (citiamo soltanto Passenger 57 – Terrore ad alta quota e Dungeons & dragons) ad arricchire il cast di un’ambiziosa operazione tutta italiana simile, in un certo senso, al The broken key diretto nel 2017 da Louis Nero.

Il The broken key rispetto a cui Creators: The past si rivela molto meno complesso nei contenuti e dal quale, curiosamente, proviene il veterano Marc Fiorini a completamento di un valido comparto attoriale comprendente anche i giovani Pellek, Elio Pascarelli, Eleonora Fani – tra l’altro in questo caso produttrice e co-sceneggiatrice insieme al regista – e Jennifer Mischiati.

Quest’ultima protagonista nel ruolo di una ragazza addotta che è il collo di clessidra tra due dimensioni e che cerca di portare in salvo una Lens, strumento forgiato dai Creators del titolo, otto Dei che governano e dirigono l’universo.

Otto membri del Concilio Galattico che si riuniscono per decidere le sorti dei cieli e per i quali il pianeta Terra sembra rivelare un’evoluzione che risulta uscire dai piani stabiliti, tanto da far scatenare tra loro una lotta finalizzata a decretarne il destino.

Un pianeta Terra in cui i ricchi sono diventati il massimo da emulare e dove ciò che gli uomini desiderano è la libertà da ogni schiavitù, perché vogliono vivere. Fornendo un facilmente intuibile sottotesto sociale che ben si sposa alla potente immagine del Cristo sulla croce – dal volto dello stesso Zaia – che chiede sofferente “Mio Dio, perché mi hai giustiziato?”, nel corso di quello che dovrebbe essere soltanto il primo tassello di una trilogia.

Come fu quella de Il Signore degli anelli da cui, soprattutto per quanto riguarda la “focosa” fase conclusiva, Creators – The past appare di sicuro influenzato dal punto di vista visivo, sfoggiando un comparto tecnico-artistico – con abbondanza di effettistica digitale – che ha ben poco da invidiare a decisamente più costosi blockbuster d’oltreoceano.

Una produzione dallo sguardo fortemente internazionale che, come anche la sopra menzionata di Lous Nero, non si presenta esente da difetti, in questo caso rappresentati in particolar modo da un montaggio eccessivamente veloce che rischia di eliminare totalmente le necessarie sensazioni d’attesa. Ma anche e soprattutto una produzione che non può non essere considerata la più coraggiosa e atipica in un XXI secolo tricolore tempestato di colossi della Settima arte che piangono quotidianamente finanziamenti statali per mettere in piedi la sfilza di irrilevanti storie a sfondo sociale tutte uguali a se stesse, dalle ambientazioni ai volti coinvolti.

 

 

Francesco Lomuscio