Cromatico: il glamour dell’amore di seconda mano ricco

Francesco Di Marco e Giacomo Pasutto, abruzzesi che si firmano all’anagrafe discografica con il moniker Cromatico, perché di generi e derive diverse si contamina il loro modo di fare musica approdando poi ad un risultato finale che per la verità sfoglia con decisa ostinazione la periferia e la notte, l’aria losangelina e quel glam che arriva dal nuovo soul digitale dei giorni nostri. “Amanti di seconda mano” questo nuovo singolo firmato dalla Emic Entertainment che probabilmente apre le porte ad un disco di inediti che, almeno da queste prime battute, promette di essere assai interessante.

Come di consueto noi parliamo di bellezza. E devo dire che l’aspetto glam con i Cromatico è assai imperante. Dunque: per voi cos’è la bellezza?
Ti potremmo dire che la bellezza è l’equilibrio delle cose, che la bellezza sta nel rispetto di canoni prestabiliti, ma la verità è che è tra le cose più soggettive e indefinibili che esistano, quindi per noi è libertà, la libertà di amare qualunque cosa si voglia.

Bello questo moniker. “Ladri di colori”… dunque il colore quanto peso ha dentro la vostra scrittura?
La nostra musica, soprattutto dal punto di vista della produzione, nasce da un processo quasi sinestetico, dove armonie e suoni assumono dei colori che vanno a mescolarsi. Poniamo sempre attenzione alla complementarietà di questi elementi, affinchè frequenze e suoni vadano a completare uno spettro che sia il più ampio possibile, come un cerchio cromatico che si chiude.

Eppure sapete che il vostro sound mi lascia presagire immagini notturne, colori scuri… a tratti anche il bianco e nero… che ne pensate?
Certamente, l’elemento notturno nelle nostre canzoni ritorna spesso. A volte ci piace evocare un ambiente metropolitano, con luci soffuse o neon. Questa percezione è data secondo noi anche dalle tematiche un po’ malinconiche e dalle armonie agrodolci dei pezzi.

E parliamo di produzione. Tra elettronica e acustica. Cosa vince? E come avete mescolato questi due mondi?
L’ibrido di questi due elementi è quello che ci piace di più, la dimensione acustica ci riporta al suonato: noi siamo musicisti prima che produttori, mentre la componente elettronica ci riporta alla modernità. Mescolare bene questi due mondi è molto complesso, è il vero lavoro di ricerca che stiamo facendo e che probabilmente non finirà mai.

E poi parliamo di estetica sociale, di quel che viviamo attorno. Il suono che vivete somiglia poco all’Italia che abbiamo sotto i nostri piedi, almeno quella lontana dalle grandi città. Voglia di evasione la vostra oppure esiste qualcosa anche in Abruzzo che somiglia al suono che avete?
Diciamo che è logico subire la fortissima influenza che non solo l’Abruzzo, ma tutto il nostro Paese, riceve dalla musica anglofona e americana nello specifico che allo stesso tempo però si mescola con la nostra esperienza e la nostra cultura. Il risultato è un mix divertente e soprattutto stimolante.

Infine ci colpisce questa grafica… spesso disegnata, spesso allegorica… anch’essa somiglia assai poco al vostro suono. E la cosa ci piace…
Ci piacciono poco le categorie, e per tornare un po’ al concetto della prima domanda, possiamo dire che nella musica, nelle copertine e nei videoclip, più che cercare un’etichetta, cerchiamo la bellezza nella libertà.