Gli anni Ottanta, oltre ad avere dato modo di concretizzare su pellicola i sogni e le magie più impensabili, hanno rappresentato un periodo floridissimo per le commedie italiane.
Commedie orchestrate tra storie assurde, di paura, d’amore ed esistenziali, capaci ancora oggi, a XXI secolo più che avviato, di divertire lo spettatore..
Mustang Entertainment e CG Entertainmenti (www.cgentertainemnt.it), quindi, rispolverano su supporto dvd proprio un poker di commedie eighties interpretate da nomi forti della Settima arte leggera tricolore: Bollenti spiriti di Giorgio Capitani, No grazie,il caffè mi rende nervoso di Ludovico Gasparini, Innamorato pazzo di Castellano e Pipolo e Saremo felici di Gianfrancesco Lazotti.
Bollenti spiriti (1981)
Pieno di debiti fino al collo, il conte Giovanni Degli Uberti (Johnny Dorelli) non sa più come risollevare le sue sorti. Ma all’improvviso gli si presenta un’occasione più unica che rara: un’ingente eredità da parte del defunto zio Ubezio, un castello immenso che gli spetta per il 90% e che Giovanni è ben disposto a vendere ad alcuni compratori svizzeri. Peccato che il 10% dell’immobile venga ereditato, però, dalla bella infermiera Marta (Gloria Guida), la quale si fionda al castello e non ha intenzione di lasciare tutto in mano a Giovanni. E, come se non bastasse, tra le mura si fa vivo il fantasma di Guiscardo, antenato di Degli Uberti, costretto a vagare nel castello finché non riuscirà a fare l’amore con una donna.
Pellicola leggera che vede per la prima volta sui grandi schermi la coppia (vera) Dorelli/Guida, questo film dai risvolti fantastici poggia su un plot bizzarro quanto originale, capace di generare una sequela di equivoci a base di spettri ed effetti speciali efficaci per l’epoca.
Il regista Capitani, esperto della risata dedito anche a titoli come Odio le bionde e Missione eroica – I pompieri 2, riesce a sfruttare completamente la presenza dei suoi interpreti, avendo a disposizione, oltre alla coppia protagonista, Alessandro Haber, Adriana Russo, Lia Tanzi e Lory Del Santo. Per non parlare dell’efficace script a firma dei fidati Laura Toscano e Franco Marotta.
Curiosamente, poi, Bollenti spiriti – accompagnato dal trailer nella sezione extra – manifesta un’evidente similitudine di trama con High spirits – Fantasmi da legare, diretto setta anni più tardi da Neil Jordan.
Innamorato pazzo (1981)
Roma è in festa. Sono giunti in città, in visita diplomatica, il Principe Bernardo (Adolfo Celi) e sua moglie Betsy (Milla Sannoner) con al seguito la loro figlia, la bella principessina Cristina (Ornella Muti). Quest’ultima, mossa dalla voglia di conoscere la Città Eterna, decide di uscire in incognito da sola per avventurarsi tra le bellezze del posto. Ed è qui che fa la conoscenza del conducente di autobus Barnaba (Adriano Celentano), singolare personaggio bizzarro quanto fascinoso, che si innamora all’istante di Cristina. Il corteggiamento, quindi, sarà assurdo e tempestato di situazioni da ridere, finché Barnaba non conquisterà il cuore della ragazza.
Cavallo di battaglia del cinema di Celentano, questo titolo scritto e diretto dal solido duo Castellano & Pipolo è stato il film di maggior incasso interpretato dal “molleggiato”, avendo scalato le vette del box office ai tempi della sua uscita in sala. Grazie di sicuro a quella comicità irrefrenabile e assurda, tipica dell’ironia appartenente al mondo dell’Adriano nazionale, il quale di momento in momento prende la scena e travolge lo spettatore in una serie di tormentoni comici.
Inoltre, accoppiare il noto cantante/attore con la bellissima Muti si è rivelata una scelta più che felice, considerato il magnetismo che insieme scaturiscono durante la visione, la cui validità artistica viene completata dalla presenza di volti forti secondari. Dal grande Celi ad una galleria di caratteristi cari al cinema di Castellano & Pipolo (Enzo De Toma, Gerry Fumo, Jimmy il fenomeno, Dino Cassio, Franco Diogene).
Incluso nella collana Parliamo d’amore, con ventinove minuti di intervista a Pipolo e dieci a Tonino Pinto, giornalista e amico di Celentano, nella sezione extra.
No grazie, il caffè mi rende nervoso (1982)
In una Napoli caotica ed estremamente urbana, il cronista del Mattino Michele Giuffrida (Lello Arena) si vede assegnare un incarico alquanto scottante: alcuni strani eventi stanno sconcertando gli organizzatori del Primo Festival Nuovo Napoli e, in più, un ignoto maniaco che si firma Funniculì Funniculà minaccia di morte chiunque cerchi di rivoluzionare gli stereotipi partenopei appartenenti a qualsiasi opera o canzone. Su questo sfondo piuttosto agghiacciante, ma pur sempre con i suoi risvolti tragicomici, Michele, insieme alla collega Lisa Sole (Maddalena Crippa), cerca di far luce alla faccenda, evitando che qualcuno si faccia male, l’attore Massimo Trosi compreso, ospite del festival.
Titolo che fa dell’assurdo comico un vero e proprio concentrato di forza narrativa, questo esordio dietro la macchina da presa di Gasparini, nome legato per lo più al campo televisivo dalla fine degli anni Ottanta in poi, risulta ancora oggi una visione sollazzevole capace di rendersi anche originale nel nostro panorama cinematografico, data la tipologia di comicità sfruttata.
Da un soggetto di Trosi stesso, con sceneggiatura di Arena, Michel Pergolani e Stefano Vespignani, un film che condensa tutta l’aurea del suolo partenopeo in un tributo altamente ironico e celebrativo, azzardando la presenza di uno stuolo di volti dello spettacolo napoletano (e non) che contribuiscono alla riuscita del tutto.
Oltre ad un esilarante Arena e alla presenza di un sempre grande Troisi, infatti, possiamo trovare il musicista James Senese nei panni di se stesso, la valida Crippa e i caratteristi Sergio Solli, Nando Murolo, Armando Marra, Mimmo Sepe, Corrado Taranto e Carlo Monni.
Con uno speciale di diciassette minuti a cura di Marco Spagnoli nella sezione extra.
Saremo felici (1989)
In una Cesenatico invernale si aggirano quattro amici vitelloni e perditempo, sempre con la testa tra le nuvole, in cerca di divertimento: Mirko (Maurizio Ferini), preso dalla sua passione per le donne, Checcone (Emidio La Vella), benzinaio con padre comunista al seguito, Caronte (Franco Cardellino), traghettatore come il suo nome lascia intendere, e Lorenz (Pierfrancesco Poggi), genitore sempre dietro a eventi e piccoli festival. Giorno per giorno i quattro amici per la pelle cercano di fare il punto su un’esistenza alquanto vuota, tempestata di piccole storie da vivere e parentesi sentimentali piuttosto sofferte. Ma la vita, a volte, sa essere anche imprevedibile.
Col suo citazionismo prettamente felliniano, grazie a quel richiamo all’immortale I vitelloni del maestro riminese, l’allora esordiente Lazotti (Tutti gli anni una volta l’anno, La notte è piccola per noi) tira su una pellicola che rievoca tutta la malinconia e il velato senso dell’umorismo della vita di provincia emiliana, grazie ad un plot semplice e ad una certa voglia di sincerità narrativa.
Il film lo fanno poi soprattutto i caratteri dei quattro protagonisti ben assortiti, Ferrini, La Vella, Cardellino e Poggi. Le loro trame si intrecciano nella Cesenatico fredda e grigia, delineando al contempo uno spaccato esistenziale affascinante quanto basta, atto a tirare le somme di un’operazione concepita per strappare quattro risate e, innanzitutto, spingere a pensare.
Un’opera leggera che lo stesso Lazotti scrive di sana pianta con l’ausilio del grande sceneggiatore Ruggero Maccari (Il sorpasso, I mostri), su soggetto steso insieme allo stesso Ferrini. Mentre, oltre al comparto femminile costituito da Alessandra Martines, Sonia Petrovna, Jo Champa e Amanda Sandrelli, nel ruolo di se stesso il cast include la partecipazione del conduttore televisivo Corrado Tedeschi.
Mirko Lomuscio
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