Da Fantozzi ai film di Natale: Mondospettacolo incontra Neri Parenti

Con oltre quaranta regie all’attivo principalmente rappresentate dai film della saga Fantozzi e da cinepanettoni Filmauro, il fiorentino Neri Parenti è, senza alcun dubbio, uno dei registi italiani che maggiormente hanno saputo far ridere il pubblico davanti al grande schermo, dagli anni Settanta ad oggi. Ospite al Terni Pop Film Festival proprio per parlare di comicità agli spettatori, lo abbiamo intervistato.

 

Sei qui al Terni Pop Film Fest per parlare al pubblico di comicità. Quindi, essendo tu uno dei nomi maggiormente legati alle risate cinematografiche degli ultimi quarant’anni, puoi dirci cosa è la comicità per te?

La comicità è la cosa più semplice di questo mondo: è far ridere, anche il fatto che qui vi sia un festival di cinema popolare sta a significare che è un festival per tutti, non vi sono distinzioni di sesso, di razza, di religione, di altezza o di bassezza. I prodotti popolari sono solitamente comici perché, senza contare i grandi capolavori, le persone hanno il piacere di stare insieme per divertirsi.

 

Quanto è cambiata la comicità dai tempi di John Travolto… da un insolito destino, tuo esordio registico, a Natale da chef, tuo ultimo lavoro?

Per non parlare della mia carriera, diciamo che c’è stato un momento di grande commedia all’italiana, che poi è diventata un pochino più farsa, dopo è rientrata nei ranghi della commedia, in seguito è diventata un fenomeno da baraccone di web, trasmissioni di cabaret e simili e adesso è tornata, diciamo, alla normalità. Comunque, sicuramente ciò che è cambiato e ha fatto cambiare la comicità sono stati soprattutto gli interpreti, perché nella commedia e nei film comici sono molto importanti i protagonisti. Ci sono film bellissimi che possono fare degli sconosciuti, ma non certo la commedia. Quindi, chiaramente si è quasi sempre scritto per vestire l’attore che in quel momento doveva interpretare il film. Il cambio di attore ha generato anche il cambio di genere e, sicuramente, è cambiato il ritmo dei film, della recitazione, dei tempi morti. Oggi i film sono molto più scorrevoli.

 

Tra l’altro, tu ti sei inizialmente affermato come regista dei Fantozzi, sostituendo Luciano Salce dal terzo film in poi, e, in seguito, sorvolando su commedie con Renato Pozzetto e altri attori, sei diventato quasi il nome fisso dei film di Natale con Massimo Boldi e Christian De Sica. Quale differenza c’è tra il gestire la comicità di un singolo, ovvero Paolo Villaggio, e quella di una coppia?

Io direi che sono stato fortunato, in tutti e due i casi. Prima di tutto perché, come dici tu, sono subentrato al terzo Fantozzi, quindi c’era già un’alchimia che era stata creata, non ultimo il fatto che i personaggi storici erano già stati felicemente scelti, da Filini a Pina, a Calboni. Quindi ho avuto una gran bella eredità, mi sono trovato la pappa fatta, poi nel caso di Paolo facevamo riferimento al personaggio letterario di Fantozzi e, quando i libri sono finiti, perché ne scrisse soltanto tre, abbiamo avuto la fortuna di avere come sceneggiatori Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, di fiducia di Villaggio e tra i più grandi del cinema italiano. Con loro è stato facile e, in più, con Paolo si è subito instaurato un rapporto di grande sintonia. Per quanto riguarda i film di Natale, è accaduta un po’ la stessa cosa, perché io sono arrivato dopo che li avevano già fatti Carlo Vanzina ed Enrico Oldoini e, soprattutto, Aurelio De Laurentiis, quindi mi sono subito fidato di lui per quanto riguarda la gestione degli attori e del resto, aggiungendo le mie idee. Se si entra subito in sintonia con i propri attori e con il produttore si va avanti, se, invece, si fatica, conviene separarsi il prima possibile.

 

Però è una pappa pronta relativamente parlando, perché, se con il tuo arrivo Fantozzi è passato ad una comicità maggiormente fisica e meno incentrata sul lato grottesco-verbale introdotto da Salce, nei film di Natale hai accentuato il lato comico, in quanto Carlo Vanzina tendeva ad essere più sentimentale e nostalgico…

Sì, perché io sono un appassionato di Mel Brooks, quindi nella mia natura c’è il desiderio di inscenare gag, scivoloni e, come ho già accennato, l’aspetto grottesco-verbale di Villaggio di cui parli tu era nei libri, quindi, una volta terminati si è cercato di intraprendere un’altra strada e, essendo io un appassionato di comiche, ci è sembrato un approdo naturale. Quindi, è rimasto molto del Fantozzi di Salce, ma le avventure si sono anche spinte su altri lidi. Io i critici non li sto molto a sentire, ma una volta lessi una cosa che mi colpì riguardante Carlo, che purtroppo non c’è più: “La differenza tra Carlo Vanzina e Neri Parenti è che Vanzina guarda dal buco della porta e Neri Parenti la butta giù”.

 

Che ricordo hai di Carlo Vanzina?

Ho un ricordo meraviglioso, era una persona splendida, poi ho avuto la fortuna di lavorare tanto tempo con suo fratello Enrico e di fare anche due film con lui e Carlo. In un film, chiaramente, la fase più lunga è l’ideazione, quindi stavamo insieme mesi a lavorare presso di loro e si era creato un buonissimo rapporto.

 

Quale è il film che preferisci della tua filmografia?

Natale sul Nilo, perché sono un appassionato di film di avventura ed è stato il primo in cui ho potuto mettercela. Non sto a citare le scene, ma lì c’erano tutta una serie di ingredienti, dal deserto, agli scarabei, alle piramidi e le maledizioni che lo rendevano un piccolo All’inseguimento della pietra verde (ride).

 

Invece, quale è il film che cancelleresti dalla tua filmografia?

Quello che cancellerei è Pappa e ciccia, perché dovevo fare un film che mi piaceva moltissimo e che, a un certo punto, non siamo più riusciti a realizzare. Siccome avevamo il problema di dover dare per forza un film ai produttori, in un mese abbiamo messo in piedi una cosa molto tirata via e, di conseguenza, bruttina.

 

Ora a cosa stai lavorando?

Sto preparando un nuovo film che, però, non uscirà a Natale. Probabilmente le riprese partiranno all’inizio del 2019, ma non posso anticiparvi nulla.

 


Francesco Lomuscio