Il suo nome è già una dichiarazione d’intenti, e non potrebbe essere più azzeccato: DanyBoyGasato, classe ’97, è un artista genovese che trasforma ogni difficoltà in energia pura. Cresciuto nei vicoli di Genova e influenzato dal rap underground grazie al fratello maggiore, oggi collabora con il celebre autore Luca Sala (vincitore di Sanremo 2012) e porta avanti un percorso musicale autentico e personale. Il 16 maggio a mezzanotte arriva “Erika con la C”, il suo nuovo singolo pop che strizza l’occhio alla dance anni ’80 con synth fluo, cassa dritta e un ritornello che resta impresso. Un brano ironico, fresco e divertente, costruito su un equivoco tanto semplice quanto efficace: Erika, sì… ma con la C! Lo abbiamo intervistato per scoprire di più sul suo stile, sulla genesi del pezzo e su cosa voglia dire davvero essere – e restare – sempre gasati.


1.      Il tuo nuovo singolo “Erika con la C” gioca su un dettaglio semplice ma efficace: com’è nata l’idea del brano e quanto c’è di autobiografico in questa Erika?

Erika con la C” è nata in modo del tutto spontaneo, prendendo spunto da una mia amica che si chiama, appunto, Erika — con la C. Ogni volta che si trova a dover lasciare il nome per una prenotazione, finisce per specificarlo: ‘con la C’, altrimenti glielo scrivono con la K. È un dettaglio minuscolo, ma mi ha sempre fatto sorridere. E proprio da lì è partita l’idea: trasformare quella piccola insistenza, così quotidiana e buffa, nel punto di partenza per raccontare qualcosa di più ampio. Una storia leggera, sì, ma anche personale. C’è un tocco autobiografico, ma tutto è filtrato con ironia e fantasia, perché mi piace giocare con le sfumature della realtà.

2.      Nel tuo sound si sente l’eco della dance anni ’80 ma anche tanta attualità: quali sono gli artisti o i generi che ti influenzano di più oggi?

Vengo dal mondo del rap underground, è lì che ho mosso i primi passi e dove ho imparato a raccontarmi con sincerità. Ma con il tempo ho sentito il bisogno di esplorare altri territori, e così mi sono avvicinato sempre di più al pop italiano. Oggi ascolto tantissimo artisti come Annalisa, Alfa, Olly… mi affascina il loro modo di intrecciare melodia, ritmo e scrittura in maniera così naturale. Allo stesso tempo, cerco di mantenere un equilibrio tra presente e passato: la dance degli anni ’80, ad esempio, è una delle mie principali fonti d’ispirazione, soprattutto per le atmosfere e il sound che cerco di evocare nei miei brani. È una specie di ponte tra epoche diverse, che mi aiuta a trovare una voce musicale tutta mia.

3.      Hai iniziato a scrivere giovanissimo e oggi collabori con nomi importanti come Luca Sala. Cosa ti ha insegnato questo percorso e come sei cambiato artisticamente?

Questa è una domanda interessante, perché in effetti il mio percorso artistico è cambiato molto nel tempo. Oggi mi sento davvero entusiasta di collaborare con Luca Sala: è un autore straordinario, e ogni volta che entriamo in studio insieme torno a casa con qualcosa in più, sia a livello tecnico che umano. Mi ha insegnato tantissimo, non solo su come scrivere o costruire un brano, ma anche su come affrontare la musica con autenticità. Artisticamente, sento di essere cresciuto tanto: ora presto molta più attenzione ai dettagli, dalla scrittura alla produzione, e ho imparato a buttarmi, a sperimentare senza paura. Sto condividendo anche un bellissimo percorso creativo con Laura Pirrigheddu, un’altra professionista di grande sensibilità e talento, che arricchisce davvero il mio modo di fare musica.

4.      Nei tuoi pezzi emerge spesso un’energia positiva, ma anche la voglia di superare le difficoltà: cosa significa per te “essere gasato” nella vita e nella musica?

Mi piace far star bene le persone, sia attraverso la musica che nella vita di tutti i giorni. Per me “essere gasato” non è solo un modo di dire, è un vero e proprio atteggiamento mentale: vuol dire affrontare le cose con energia, con voglia di fare, anche – e soprattutto – nei momenti di Bratta, come diciamo a Genova. Perché è facile essere carichi quando tutto va per il verso giusto, ma la vera sfida è restare positivi quando le cose non vanno. Ed è proprio in quei momenti che la musica assume un ruolo ancora più importante: diventa un’ancora, un modo per ritrovare quella spinta e condividerla con gli altri.

5.      Genova è la tua casa e la tua musa: quanto la città e i suoi vicoli influenzano la tua scrittura e il tuo stile?

Genova è casa, ma è molto più di questo: è una fonte continua di ispirazione. I suoi vicoli stretti, il mare, quell’atmosfera un po’ malinconica ma autentica… tutto questo entra nei miei testi in modo naturale. Quando scrivo, racconto ciò che vivo e ciò che sogno di vivere, e Genova è sempre lì, anche quando non la cito direttamente. È una città con una tradizione musicale fortissima: basti pensare a De André, Tenco, Lauzi… il cantautorato genovese ha lasciato un’impronta profonda nella storia della musica italiana. E anche se il mio percorso viene da un altro mondo, sento di portare avanti a modo mio quella stessa esigenza di raccontare storie vere, vissute, sincere.

Bonus Question: Se potessi creare il tuo “feat dei sogni”, senza limiti di tempo o spazio, chi inviteresti sul palco (o in studio) con te e perché?

Il mio feat dei sogni? Senza dubbio Annalisa. La seguo da prima ancora che partecipasse ad Amici di Maria De Filippi, e posso dire con orgoglio di essere il suo fan numero uno. La sua voce, la sua scrittura, la sua presenza scenica… tutto di lei mi ha sempre ispirato profondamente. A tal punto che ho deciso di tatuarmi il suo volto sulla gamba destra — un gesto forte, che racconta quanto la sua musica faccia parte della mia vita. Collaborare con lei sarebbe molto più di un traguardo artistico: sarebbe l’incontro tra ammirazione e passione, un’esperienza indimenticabile sia in studio che su un palco.


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