
Ciao Davide, ti incontriamo di nuovo per un ulteriore tuo progetto discografico dal titolo “Gli altri”. Stavolta ti firmi Davide >DeaR< Riccio, cambia qualcosa a livello di indicizzazione?
Ciao e grazie per questo nuovo incontro. La ragione è pratica e dipende dal bisogno di essere trovato in digitale sia come Davide Riccio, sia come DeaR, poiché i miei lavori sono usciti nel tempo sia con il mio solo nome, sia con il solo nome d’arte. Ma anche per evitare alcuni omonimi di entrambi, che ogni tanto finiscono nelle mie pagine su piattaforme come Spotify o Deezer e distribuzione varia ed eventuale. Una cosa molto fastidiosa. Questo per ora non ha funzionato, poiché Davide >DeaR< Riccio e DeaR, per questi servizi, anche intervenendo con richiesta dell’autore o del discografico, non possono stare sulla stessa pagina, se le copertine dei dischi riportano nomi diversi. Una regola assurda e ottusa! “Music Force” sta cercando di risolvere questo – e non solo questo problema di distribuzione, ma anche di errate attribuzioni. Diciamo in seconda battuta che “Gli Altri” può essere stata anche l’occasione per conciliare finalmente l’italiano Davide Riccio al DeaR inglese.
Mondospettacolo ormai ha gran parte della tua discografia degli ultimi anni, ma stavolta il triplo cd (triplo come il precedente “DeaR Tapes”) è una riscoperta dei tuoi brani cantati in italiano, dove li avevi lasciati finora e perché?
Dopo il primo decennio di composizioni e registrazioni degli anni ’80, in cui usai l’inglese, lingua familiare, decisi di riprovarci scrivendo e cantando in italiano. Tre brani finirono in tre diverse compilazioni su vinile, ma poi mi ritirai definitivamente da ogni tentativo di entrare nel mercato discografico per svariate ragioni, ma senza per questo smettere di sentire il bisogno di scrivere musica e canzoni. A un certo punto, dopo avere archiviate centinaia di composizioni e registrazioni per decenni, ma avendo ancora voglia di fare e sperimentare musica, mi sono sentito incrodato, proprio come l’alpinista che nel mezzo di una scalata si trova in un punto difficile, tanto che resta bloccato, senza poter né scendere né salire. La domanda che mi ponevo era: perché continuare ancora dopo aver già fatto tanto ma per niente e nessuno? Per andare avanti col nuovo ho sentito quindi il bisogno di liberarmi del passato, pubblicandolo. Ora l’ho fatto e in due mesi ho già realizzato 8 nuove canzoni per un prossimo disco, questa volta un album “normale”, né triplo, né di circa 80 minuti. La ragione della lunghezza del materiale pubblicato negli ultimi anni è dipesa dal fatto di avere in archivio di circa 600 composizioni (e centinaia ne ho buttate via, specialmente negli ’80, cosa di cui oggi sono molto pentito). Ora, di quelle 600, a cominciare dal 2021, ne ho pubblicate quasi la metà. Quindi molto altro se ne sta ancora nei cassetti. Però ne ho pubblicate abbastanza da rimotivarmi a fare un’altra esperienza del tutto nuova. Anche se non mi sento più incrodato, posso riprendere a salire la mia scalata solitaria. O forse a ridiscendere più sereno verso il piano di realtà.
I brani strumentali che ogni tanto intermezzano i brani cantati sono volutamente inseriti per spezzare il ritmo?
Ci sono brani che possono nascere ed essere solo strumentali. Altri che hanno senso solo se c’è la voce, un canto, la parola. La coesistenza di entrambe, strumentali e cantati, è dipesa dal fatto che ho sia cantato, sia fatto musica strumentale. Nel decennio dei ’90, oltre ad alcune pagine classicheggianti tra cui la “Sonata per organo”, feci in particolare un lavoro di musica strumentale, qui riproposto sparpagliato, che si ispirava alle musiche che un tempo la Rai trasmetteva con il monoscopio un quarto d’ora prima dell’inizio delle trasmissioni. Cessava il segnale audio a 1000 hz e partivano queste musichette realizzate appositamente. Da bambino le registravo con un Magnetofoni Castelli a bobine. Poi alle 17 partivano le trasmissioni e che gioia! Alle 24, dopo le “Armonie del pianeta Saturno” di Roberto Lupi chiudeva e tutto ripiombava nel gelido effetto neve. Altro che 999 canali 24/7! Quel mio lavoro strumentale dei ’90 era dunque ispirato a quelle musichette che annunciavano l’inizio dell’evento televisivo e si intitolava dunque “Musiche per il monoscopio”. Sicuramente averle sparse tra le canzoni rende l’ascolto più vario, ridisponendo a una maggiore concentrazione sui testi. Sempre che l’ascolto avvenga su CD seguendo la track-list come concepita dall’autore. Cosa non così scontata con il digitale in internet. Anche nella disposizione delle tracce in un disco c’è un perché di cui oggi, con lo zapping dell’ascolto digitale si è perso il senso.

L’ultima volta ti avevamo chiesto quanto tempo ci avevi messo a recuperare tutte queste 58 tracce. Riproponiamo la domanda, aggiungendo anche la curiosità nel sapere se hai dovuto restaurarle o registrale nuovamente.
Qualche ritocco nel tempo c’è stato su tutto il mio materiale d’archivio, ma non ho rifatto nulla. Non avrebbe avuto alcun senso rifare ciò che ho fatto trenta o quarant’anni fa. Sarebbe stata una perdita di tempo, né avrei potuto ritornarvi con il senno di poi, quindi stravolgendo tutto. Una cosa fatta è fatta, poi devo passare ad altro di diverso. Rifare il passato non ha senso. Per me poi era importante ricostruire il viaggio di 44 anni di musica così com’è stato realmente. Credo possa essere più interessante anche per chi lo ascolti, coi limiti o le ampiezze e possibilità delle giuste relative età, e coi suoni per altro originali di quelle precise epoche che ci hanno fatto transitare dall’analogico di un multitraccia a cassetta al computer e al sequencer midi del DIY. Ma qualcosa registrai anche in studio sullo Studer a 24 piste passando poi al Vhs hi-fi e al DAT eccetera. Insomma, ne è passata di storia anche da questo punto di vista!
Sentendoti cantare in italiano, i riferimenti vocali di De André sono più marcati, immaginiamo che lui sia uno dei tuoi preferiti…
Fino al 1990, a parte qualche gruppo progressive come gli Area e De Andrè, ascoltai quasi esclusivamente musica angloamericana e dintorni oppure tedesca o francese. A usare l’italiano mi convinsi ascoltando i dischi bianchi di Battisti e Panella, che davvero mi sorpresero. Sono dischi avanti ancora oggi e, infatti, per lo più ignorati. Solo nei ’90, ponendomi il problema del cambio di lingua, ho cominciato ad ascoltare e apprezzare alcuni italiani, tra cui Paolo Conte, Battiato, Alice e Fossati (“Macramè” è un capolavoro assoluto). Altri mi sono piaciuti in quel periodo, ma solo per alcuni dischi, come “In quiete” dei CSI o “L’oroscopo speciale” di Samuele Bersani, davvero degli ottimi lavori. Bellissimi anche i dischi della trilogia Dalla / Roversi. La mia vocalità si è formata e plasmata però nell’adolescenza soprattutto intorno a Bowie, Ferry, Sylvian, Cohen, di cui suonavo e cantavo privatamente il repertorio. Oppure i crooner come Frank Sinatra, che da bambino provavo a imitare… Un ricordo praticamente rimosso! Comprai anche tutti gli spartiti di Kate Bush ma non c’è dubbio che smisi subito di provare a cantarla! Nessun uomo potrebbe, né dovrebbe, e forse neanche alcun altra donna. Probabilmente cambiare lingua ha reso il mio timbro più simile a un De Andrè sulle note basse. Prima di registrare con la mia voce, mi diverto ogni tanto a provare i miei brani imitando alcune voci e modi altrui di cantare. Con alcuni mi riesce particolarmente bene.

Questo episodio in italiano rimarrà isolato o hai anche intenzione di pubblicare altre cose successivamente?
È già pronto un nuovo lavoro di otto brani in italiano ed è stato un progetto molto particolare, fondamentalmente pop di cui non rivelerò ancora nulla. L’ho realizzato in soli due mesi insieme a un musicista di cui quindi ancora non dico. A breve uscirà anche un mio nuovo libro, questa volta un saggio corposo sulle città e le regioni del mondo che hanno dato vita a una scuola, un genere, un movimento musicali. Una cosa che in piccolo ho affrontato anche l’anno scorso in 30 puntate su Webradio Network.
Davide Riccio ha una discografia più vasta e, oseremmo dire, anche migliore di tanti artisti affermati. Dove finisce linea sottile tra essere un bravo artista e arrivare al successo?
Ti ringrazio. Magari non migliore, diciamo diversa, realmente indipendente, dal momento che ho fatto tutto senza doverlo sottoporre al vaglio di altri per produrlo, commercializzarlo, promuoverlo o per farlo anche solo più facilmente piacere. Ho fatto tutto a modo mio, per la mia necessità di cercarmi attraverso la musica e i differenti generi, le parole (anche in diverse altre lingue), il suono e le voci. Non mi è mai importato del successo e quindi non mi ci sono dedicato. Per arrivare al successo bisogna dedicarcisi a tempo pieno, compromessi e fastidi inclusi nel prezzo. Io avevo voglia di fare anche altre cose, o dovevo farne altre per vivere. Il successo l’ho sempre temuto in verità, perché troppo impegnativo per me, schivo come sono. O, meglio, mi sarebbe anche piaciuto, ma solo alle mie condizioni, solo come cantante autore di dischi, senza concerti e altri obblighi contrattuali. I concerti fatti negli ’80 furono anche divertenti, ma io mi sentivo un pianeta errante tra pianeti in orbite fisse. A un certo punto, non essendo stato un figlio di papà ho dovuto occuparmi della mia sussistenza e del mio futuro più concreto, diciamo, scegliendo così di esserci, ma in ombra o dietro l’angolo, libero di fare o non fare, decidere e cambiare a mio piacimento. Fare musica e scrivere libri sono state necessità personali profonde di ricerca e mai un fatto di affermazione pubblica, se non che eventuale e accessoria… Il mio è stato un sogno e il sogno non è un mestiere, ma un viaggio che possa tradursi in una professione svolta in modo originale, unica, finalmente anche riconosciuta. Forse, alla fine, è stato questo il mio modo di arrivarci.
58 canzoni, 58 i tuoi anni, non è che al prossimo disco aumenterai di una e così discorrendo? Ovviamente si scherza, ma ormai è così raro trovare degli album con così tanti brani che sembra una cosa davvero strana. Ma non per DeaR…
No, solo 8, se il progetto di cui ho già accennato andrà in porto. Scherzando, spero non siano gli anni rimastimi… 🙂
Scrivici di nuovo i tuoi contatti e alla prossima, senza pronosticare una nuova data di uscita!
Come dicevo, c’è DeaR e c’è Davide >DeaR< Riccio, anzi DeaЯ
DeaR
Davide >DeaR< Riccio
e altro. Con Google Search potrete trovare il sito di e-commerce a voi più ideale.
Oppure https://www.musicforce.it/ oppure si può acquistare anche il disco fisico su Vinted
Grazie e à suivre…
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