Davide Peron torna con La disobbedienza: ”Scrivo ciò che sento, senza costruzioni”

Tre anni dopo Inattesi, torna Davide Peron, uno dei più talentuosi artisti che sta dando nuova linfa alla scena cantautorale italiana di matrice classica, erede della canzone d’autore di giganti quali Ivano Fossati, Eugenio Finardi e Francesco De Gregori. Il singolo La Disobbedienza, che anticipa l’album previsto per Settembre 2021, esce l’11 Giugno per Soyuz, neonata etichetta sussidiaria di Dischi Soviet Studio, guidata dallo storico produttore italiano Claudio Corradini, che produce anche il brano.

“La Disobbedienza racconta di quanto sia importante dare peso a ciò che siamo e non a ciò che crediamo di rappresentare – ci racconta Davide. In questo abbiamo molto da imparare dagli “ultimi”, dagli “scartati”: le persone considerate non importanti dal sistema e da quest’ultimo dimenticate, sanno insegnarci che il cammino di conoscenza di noi comporta la necessità di esplorare luoghi poco battuti, che scendono in profondità dentro di noi. A volte il percorso è duro e ci porta a dover fare i conti con aspetti difficili da accettare, perché ci mostrano fallibili, vulnerabili, vincibili. E’ proprio per questo che mentre scrivevo il testo della canzone e durante tutta la lavorazione del singolo, ho compreso sempre più chiaramente che forse, gli ultimi, possiamo anche essere noi, che potremmo essere noi gli scartati. Quindi, perché giudicare gli altri attraverso un’etichetta che potrebbe essere la nostra?”.

 

Cosa racconta La disobbedienza?

Questa canzone parla di quanto è importante dare peso a ciò che siamo e non ciò che crediamo di rappresentare. In questo abbiamo molto da imparare dagli “ultimi”, dagli “scartati”: le persone considerate non importanti dal sistema e da quest’ultimo dimenticate, sanno insegnarci che il cammino di conoscenza di noi comporta la necessità di esplorare luoghi poco battuti, che scendono in profondità dentro di noi.

Da anni ti occupi di tematiche sociali importanti. Quando hai intrapreso questo percorso?

Da sempre (fin dalla scelta di obiezione di coscienza al servizio militare a quel tempo obbligatorio) sento il bisogno di mettere in musica ciò che vivo e sento e questo spesse volte ha a che fare con l’altro, con il diverso, con la natura.

Ho scelto di vivere così, cerco di scrivere ciò che vivo ogni giorno con semplicità e senza costruzioni che mi farebbero apparire come non sono. Così, allo stesso modo, l’altro e ogni esperienza di vita in cui incontro qualcuno, viene raccontata così com’è, perché ha già tanto da dire, perché merita di essere vero e non artefatto.

Cosa ti ha insegnato?

Mi ha regalato un po’ di serenità, ho compreso che siamo tutti di passaggio, tutti con uguale dignità e verità. Ognuno con il diritto di poter essere se stesso senza maschere di convenienza. Mi sono lasciato trasportare dalla Musica che mi indicava la via, seguendola senza timore, e in questa ricerca, che sonda anche verità scomode con cui ognuno di noi deve imparare a fare i conti, ho compreso che forse, gli ultimi, possiamo anche essere noi, che potremmo essere noi gli scartati. Quindi, perché giudicare gli altri attraverso un’etichetta che potrebbe essere la nostra?

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