Dei: l’apollineo incontra il dionisiaco

Il giovane documentarista pugliese Cosimo Terlizzi espone il suo profondo amore verso le Puglie con un inedito racconto di formazione e suo primo lungometraggio Dei.

Martino ha diciassette anni e vive tra pecore e galline in un desolato casolare della campagna pugliese. Il padre Nicola raccoglie  lavatrici dismesse dalle quali ricava il ferro da rivendere, mentre la nonna e gli zii curano la terra. Martino, però, vuole fuggire in città e frequentare l’università. Durante una delle sue fughe cittadine incontra Laura, una studentessa della Bari bene che presto lo introduce in un mondo parallelo di musica, feste e sogni da realizzare. Martino, quindi, deve scegliere tra le sue radici rurali di tradizioni secolari e la modernità dal futuro incerto e informe.

Martino, in realtà, è un Ulisse moderno, che deve compiere un lungo e sofferto viaggio per poter riscoprire tutta la poesia e la travolgente bellezza della propria terra natia.

Il regista, così, firma un canto d’amore spassionato e profondo verso la propria regione, raccontata attraverso gli ulivi secolari, le infinite distese di verde, i colori vivaci e i rumori silenziosi della natura selvaggia. Tutta la grecità delle origini, quella ricerca estenuante dell’armonia delle forme e dei colori tanto decantata dai poeti e storici antichi soverchia la miseria dell’uomo, la sua nefandezza e sporcizia. Dall’altro lato c’è la città di cemento con le sue lucciole artificiali e i suoi rumori assordanti, la droga e il rock’n’roll, che cerca di sopire la storia antica senza riuscirci, poiché il castello normanno svevo di Bari sovrasta e osserva silenzioso, dall’alto, tutto l’abitato.

Attraverso simboli e metafore quali l’attrazione della luna verso la terra, la tensione fra l’apollineo e il dionisiaco o lo stesso ulivo secolare posto al centro della costruzione rurale, Terlizzi riflette sull’importanza delle radici storiche e sociali di ogni essere umano.

Nonostante l’incipit sia interessante, la sceneggiatura risulta un po’ macchinosa e ridondante. I dialoghi sono limitati all’essenziale, così come il tratteggio dei personaggi. Buone sono le interpretazioni dei giovani attori che compongono il cast: da Luigi Catani (La kryptonite nella borsa) ad Andrea Arcangeli ( The Start up) e Martina Catalano (serie tv La mafia uccide solo d’estate).

Dei è un’interessante opera prima, un canto d’amore profondo con molte luci ed ombre, proprio come la terra d’origine di Terlizzi.

 

 

Anastasia Mazzia