Diabolik sono io: le origini del mito

Diabolik sono io è il docufilm – nelle sale italiane solo l’11, 12 e 13 Marzo 2019 – che guida gli spettatori attraverso la storia dell’intuizione di due giovani ed entusiaste imprenditrici milanesi nei primi anni Sessanta: le sorelle Giussani, capaci di dar vita al Re del terrore e al suo mondo.

Oltre a mostrare rari materiali d’archivio della casa editrice, il docufilm,scritto da Mario Gomboli insieme al regista Giancarlo Soldi si rivela anche un’indagine avvincente che cerca una possibile spiegazione del mistero legato ad Angelo Zarcone (interpretato dall’attore Luciano Scarpa), il disegnatore del Numero Uno di Diabolik, inspiegabilmente scomparso senza lasciare tracce dopo aver completato le tavole di quel primo albo.

Diabolik sono io è decisamente un docufilm dedicato agli appassionati (e sono tanti) del Re del terrore, impreziosito al suo interno dal frammento di una intervista televisiva inedita in cui vediamo le sorelle Giussani in stile Arsenico e vecchi merletti raccontare il loro eroe.

Di conseguenza, qualsiasi critica si voglia muovere all’opera rischia davvero di essere rimandata al mittente o, magari, ci si può ritrovare sull’uscio di casa pugnalati proprio da lui:  Diabolik!

Il regista Giancarlo Soldi, infatti, pur rimanendo nei canoni del classico documentario arricchito di interviste, è riuscito a non annoiare inserendo all’interno un vero e proprio e film che cerca di raccontarci le origini del mito. Il primo numero di Diabolik creato dalle due sorelle era stato disegnato da un non più giovane esperto fumettista, tale Zarcone. Ma, dopo quel primo numero, il disegnatore scomparve e inutili furono i tentativi per ritrovarlo, anche dieci anni dopo, in occasione del decennale del Re del terrore, che ormai era un successo consacrato.

Ed è in questa ricerca delle origini del mito che il regista ci porta dentro ad una storia tutta italiana, per di più quasi tutta al femminile, quando nei lontani anni Sessanta l’eroe fu protagonista delle crociate anti Diabolik con numerose denunce di taglio morale, respinte e vinte in lunghe cause nei tribunali dalle due incredibili sorelle.

Mario Gomboli, che ora dirige la leggendaria casa editrice Astorina che pubblica e cura ancora l’eroe mascherato, ha contribuito alla storia raccontando in prima persona di come Lui stesso cerchi ancora di scoprire chi si celava dietro quel nome: Zarcone e, soprattutto ,la ricerca per scoprire il suo vero volto.

Nel ruolo del presunto disegnatore scomparso troviamo Luciano Scarpa, che assomiglia un po’ al nostro eroe e a cui si alternano nella misteriosa storia di Diabolik/Zarcone le interviste ai Manetti Bros (che guarda caso stanno preparando un film su Diabolik), a Carlo Lucarelli, ai leggendari sceneggiatori Gianni Boni e Alfredo Castelli e a molti altri.

Tutti, in un certo modo, tradiscono la loro passione per Diabolik, vero e proprio mito made in Italy che ha accompagnato generazioni di lettori e che Carlo Lucarelli, giustamente, definisce come un esempio del classico noir italiano.

Nel visionare i settantacinque minuti di documentario, chi non ha mai letto una pagina del fumetto potrebbe, forse, comprendere poco e non rimanere affascinato dalle vecchie tavole che vengono mostrate prima di essere elaborate dalle numerose collaboratrici delle sorelle Giussani, che, curiosamente, disegnatori a parte, contavano di una redazione fatta di sole donne nei lontani anni Sessanta, quando le lotte femministe dovevano ancora irrompere nella patriarcale società italiana.

Probabilmente, però, anche per chi di Diabolik sa poco o nulla l’aspetto iù interessante riisiede nel fatto che all’inizio di quel decennio le sorelle Angela e Luciana Giussani indussero gli italiani a leggere un fumetto che li faceva identificare con il male e, in un certo modo, li portava a schierarsi dalla sua parte.

Se, ancora oggi, psicologi e sociologi si chiedono il perché di tanta passione attorno a serie tv come Romanzo criminale o Gomorra, forse dovrebbero chiedersi chi era all’origine del male: Diabolik.

 

 

Roberto Leofrigio