Cari amici di Mondospettacolo, come dice il titolo della mia rubrica, il sottoscritto non fa sconti a nessuno e cerca di mantenersi il più obiettivo possibile. Mi permetto pertanto di segnalarvi un nuovo film in uscita, pur essendo “amico” del regista, evitando però il cosiddetto “conflitto di interesse”. Si tratta di Aspettando la Bardot, opera prima di Marco Cervelli, già mio valido collaboratore, in uscita nei prossimi giorni nelle sale italiane, dopo una presentazione in anteprima a Roma, presso il Nuovo Cinema Aquila.
È un’opera che ho visto praticamente nascere, avendone letto il copione molti mesi prima della sua realizzazione. Feci notare subito all’autore quanto la sceneggiatura, pur piacevole, fosse un po’ deboluccia, in quanto leggermente evanescente in fatto di incipit, climax e risoluzione finale. Consigliai a Marco, che l’aveva scritta da solo, di farla revisionare da un professionista più esperto che potesse rafforzare la storia, gradevole ma un tantino piatta. Non ci sarebbe stato nulla di male: la storia del cinema ci insegna che tanti capolavori sono stati elaborati a più mani. Lo stesso Fellini lavorava spesso con Bernardino Zapponi, così come Vittorio De Sica scriveva con Cesare Zavattini. Cervelli fu irremovibile e decise di portare avanti il suo progetto senza ascoltare consigli. Adesso che la sua opera è pronta, il neo-regista è in trepida attesa del responso del pubblico, unico giudice sovrano.
Da queste premesse, potete immaginarvi con quanto scetticismo abbia assistito alla proiezione di Aspettando la Bardot. Vi dico subito, per onestà intellettuale, che sono stato piacevolmente sorpreso. Devo ammettere innanzitutto che Marco Cervelli ha compiuto un vero e proprio miracolo produttivo: con un budget modestissimo è riuscito a confezionare un prodotto altamente professionale, in grado di competere con lavori ben più “ricchi” e pretenziosi. Inoltre, è riuscito a trovare un distributore, Claudio Bucci, che garantisce al film una adeguata visibilità, mentre progetti molto più costosi, realizzati magari con finanziamenti pubblici, non riescono neppure ad arrivare sugli schermi. E son già due vittorie. Detto questo, passiamo alla parte artistica, ovvero le parzialmente dolenti note, la trama non eccezionale. Le mie perplessità restano. Latitano in parte un vero intreccio narrativo e un target di riferimento. Eppure, nonostante questi “difettucci”, Aspettando la Bardot si vede volentieri e non annoia mai.
Ti aspetti sempre che da un momento all’altro possa accadere qualche colpo di scena e, quindi, lo segui con interesse. Pazienza se si arriva alla fine senza grandi guizzi, ti rimane lo stesso la sensazione di aver assistito a un qualcosa di simpaticamente gradevole. E non è poco. Riuscire a valorizzare sullo schermo uno script che sulla carta è appena discreto è un grosso merito del regista. Normalmente è molto più facile il contrario, cioè rovinare un buon soggetto durante la riprese. Marco Cervelli dietro la macchina da presa ci sa proprio fare ed è tecnicamente molto preparato. Inoltre, sa dirigere benissimo gli attori, che danno una prova talmente convincente da far passare in secondo piano la superficialità di certi dialoghi, che spesso girano a vuoto, facendoli apparire per frasi interessanti o addirittura discorsi intellettuali. Ma è l’atmosfera d’insieme la forza di questo film: dalla fotografia ai costumi, dalla suggestiva ambientazione alle musiche, tutto concorre a dipingere un quadro incredibilmente accattivante e coinvolgente. Non è facile tenere desta l’attenzione del pubblico, facendolo partecipare emotivamente a un qualcosa che resta sospeso nell’aria senza concretizzarsi mai, e lui ci è riuscito alla grande, trasformando paradossalmente un difetto di base in un pregio. Tanto di cappello. Ho testato con mani le reazioni degli spettatori, al di là dei complimenti di routine, e ho capito come Aspettando la Bardot abbia delle insospettabili potenzialità. Prevedo molte soddisfazioni per l’amico Cervelli e gli auguro di cuore che possa presto dirigere un nuovo film, magari aggiustando un po’ il tiro ed evitando certe ingenuità, peraltro inevitabili in un’opera di esordio.
Aspettando la Bardot è prodotto dalla Fair Play, con distribuzione Stemo e si avvale, tra gli altri, dell’interpretazione del bravo Peppino Mazzotta (volto molto noto ai fan del Commissario Montalbano), Nicola Nocella, il simpaticissimo Angelo Sateriale, Alessandro Paci e la rivelazione Martina Tonarelli.
Un ruolo di spicco nella storia è affidato a un giovane e promettente attore che conosco molto bene, avendo in passato lavorato con me: Nicholas Gallo. Non starò qui a tesserne lodi, per non sembrare “di parte”. Posso solo scrivere che l’ho trovato molto cresciuto artisticamente e che il suo personaggio ha un peso specifico che non passa inosservato. Il valore aggiunto per un’operazione cinematografica nel complesso “vincente”. Un film che va comunque visto, non fosse altro perché rappresenta un vero e proprio “caso”. In definitiva, bravo Marco!
Pierfrancesco Campanella
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