È sempre bello parlare di bellezza, andare oltre, cercare nuove chiavi di lettura. È sempre bello poterlo fare con anime speciali, artisti della parola e del suono che in un certo senso chiedono al tempo un viaggio a ritroso, forse (pensiamo noi), anche per ripescare quel certo bivio in cui rivedere le svolte. E un poco, a suo modo, “Contastorie” è un disco che mi richiama tutto questo. Dirlinger, al secolo Andrea Sandroni, è giunto soltanto ora a capire che tutto questo poteva avere senso… con un disco delicatissimo nonostante quel suono antico, roots, da folk e da cantautore on the road…
Noi iniziamo sempre parlando di bellezza lasciando però da parte
quella estetica, quella da copertina. La vera bellezza: per Dirlinger,
cos’è?
Credo che la vera bellezza sia qualcosa che risveglia dal torpore dell’abitudine. La vita è talmente totale che è difficile riuscire a dissezionarla e ad analizzarla, eppure è tutto ciò che di certo abbiamo, nonché l’unica cosa di cui possiamo fare esperienza. Solo che siamo talmente abituati alla vita che a volte perdiamo il senso dello stupore. La bellezza sa scuotere e dare forti emozioni, ci ricorda che siamo vivi. Non credo sia soltanto questo, ma da lì in poi ci sono cose che non so spiegare.
E come fai per cercarla? E quando sai di averla trovata?
La cerco tentando di tenere gli occhi aperti sulla vita e nella vita. Osservo la natura, la gente, ascolto attentamente i suoni, osservo attentamente le opere delle altre persone. Quando mi trovo davanti a qualcosa che riesce a distogliermi dalle distrazioni del frastuono delle cose attorno e mi stringe lo stomaco, oppure mi fa venire i brividi o mi rilassa – o mi irrigidisce – le gambe, le braccia o la cervicale, allora mi fermo e la godo finché non fugge o finché, saturo di quella bellezza, perdo lo stupore verso quella cosa e devo andare in cerca di altra bellezza.
E nell’annoso equilibrio tra estetica, forma e contenuto… che ricetta
usi per accontentare tutte queste parti?
Non lo so, ma credo che a volte, quando si è creatori di un oggetto, l’unica cosa da fare è abbandonare le sovrastrutture, prendere le cose che ci piacciono (nella forma e nel contenuto), le proprie esigenze più viscerali (siano esse creative o estetiche o di altra natura), frullare tutto e vedere cosa ne esce fuori. A volte capita di riuscire a stupire sé stessi prima ancora di stupire gli altri.
A proposito di forma… sembri in perenne dialogo col passato. Che
ragione ha tutto questo?
Fin dalla più tenera età ho sempre avuto una naturale predisposizione verso le sensibilità estetiche del passato, ma non ero nemmeno consapevole si trattasse di cose di venti o trent’anni prima: per esempio, qualche giorno fa mi è venuto in mente che da piccolo ero costantemente ipnotizzato dalla copertina di un cd che girava in casa e che aveva al centro un profilo di donna dalla posa e dall’acconciatura antiche (ma che non sapevo nemmeno potessero essere tali) e delle strisce bianche e nere ai lati. Era “Rimmel”, di Francesco De Gregori. Poi durante l’adolescenza questa passione verso la cultura dei Settanta e Ottanta si è ampliata e hanno concesso scuse buone per fare l’alternativo (anche se l’avvento di Motta e Calcutta mi ha indubbiamente colpito non a caso). Comunque sono cresciuto rifiutando le novità e andandomi a cercare le cose del passato, e ora mi ritrovo culturalmente e linguisticamente più vicino a quel mondo là piuttosto alle cose di oggi, soprattutto per quanto riguarda ciò che cantautorato non è. Anche se sto scoprendo cose di oggi che mi stanno aprendo nuovi orizzonti e nuove forme comunicative.
“Contastorie”… un disco di storie… per te cosa sono le storie?
Sono rappresentazioni più o meno simili a una realtà, sia essa comune e reale o fittizia e personale. Attraverso l’osservazione di cose simili o diverse da noi costruiamo la percezione di noi stessi e arricchiamo la nostra sfera emotiva, oppure sono argomenti di dibattito di cose che possono anche non toccarci direttamente e possiamo ragionarci sopra o parlarne coi nostri simili. Per questo le storie sono importanti fin dalla notte dei tempi.
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