Di Alessandro Cunsolo, Direttore di Mondospettacolo

Cari lettori di Mondospettacolo,
immaginatevi questa scena: un bambino, con gli occhi pieni di curiosità, chiede allo zio di andare a vedere Biancaneve. La risposta? “Certo!”. Ma poi parte una conversazione che sembra uscita da un manuale di burocrazia woke: “Zio, perché Biancaneve non ha la pelle bianca come la neve?”. “Perché per la Disney non è importante”. “E i Sette Nani?”. “Non ci sono più, ora sono sette amici di diverse altezze e caratteristiche”. E il Principe? Sparito. Biancaneve si sveglia da sola, perché è “indipendente, autonoma, emancipata”. La favola? Sostituita da un manifesto politically correct che lascia poco spazio alla magia.

Benvenuti nel 2025, dove la Disney sembra aver deciso che il passato va riscritto, anche a costo di snaturare ciò che ci ha fatto sognare per generazioni. Prendiamo Biancaneve e i Sette Nani, un classico del 1937: la versione live-action in lavorazione ha scatenato dibattiti infiniti. I nani? Via, troppo “offensivi”. Al loro posto, un gruppo eterogeneo di “amici” che sembrano usciti da una pubblicità di inclusività forzata. Il Principe? Eliminato, perché una donna non ha bisogno di essere salvata. La matrigna cattiva? Non è più “cattiva”, ma una figura “fraintesa” con un passato difficile. E la mela avvelenata? Tranquilli, è bio e certificata senza pesticidi.

Non fraintendetemi: l’evoluzione è sacrosanta, e il cinema deve riflettere il mondo che cambia. Ma c’è una differenza tra aggiornare una storia e stravolgerla fino a renderla irriconoscibile. La Disney, che un tempo ci incantava con principesse in pericolo e lieti fini da sogno, oggi sembra ossessionata dal timore di offendere qualcuno. Il risultato? Favole che non sono più favole, ma lezioni di morale imbellettate da effetti speciali.

Pensateci: se Cenerentola uscisse oggi, probabilmente la scarpetta di cristallo verrebbe sostituita da sneakers ecosostenibili, e la Fata Madrina dovrebbe prima chiedere il consenso per trasformarla. La Bella e la Bestia? Già ribattezzabile La Bella e quello diversamente attraente, con la Bestia che segue un corso di gestione della rabbia invece di riscattarsi con l’amore. E Il Gobbo di Notre Dame? Ora è L’uomo piegato di Notre Dame, perché “gobbo” potrebbe urtare sensibilità.

Il politicamente corretto, nato con le migliori intenzioni, sta diventando una gabbia creativa. La Disney lo dimostra rifacendo i suoi classici con un bisturi censorio: via i baci senza consenso (addio Principe che sveglia Biancaneve), via i termini “scomodi” (il Cacciatore è un “consulente della fauna selvatica”), via qualsiasi conflitto che non sia politically approved. Ma il paradosso è questo: nel tentativo di non offendere nessuno, si finisce per annoiare tutti.

E poi c’è la questione del pubblico. La gente va ancora a vedere questi remake – è vero, come dice lo zio del nostro dialogo immaginario, “il vero miracolo è che la Disney continui a incassare” – ma quanti si chiedono: “Posso riguardare il vecchio DVD?”. La risposta è un misto di nostalgia e ribellione: sì, ma meglio chiudere le tende e spegnere il Wi-Fi, non sia mai che la Commissione Politicamente Corretta bussi alla porta con un modulo da firmare.

Guardiamo le prossime uscite: Lilli e il clochard, dove il romanticismo canino sarà probabilmente sterilizzato da dialoghi sulla parità di genere tra randagi; Le stravaganze dell’imperatore, con un asterisco sulla monarchia “oppressiva”. E tutti vissero politicamente corretti, ma forse un po’ meno felici.

Da direttore di Mondospettacolo, vi dico: lo spettacolo deve provocare, emozionare, persino disturbare, non appiattirsi su regole che tolgono il fiato alla fantasia. La Disney ha fatto la storia con le sue favole imperfette, piene di stereotipi sì, ma anche di magia universale. Oggi, invece, sembra voler piacere a tutti, finendo per non accontentare nessuno. Voi cosa ne pensate? Vi manca il bacio del Principe o preferite una Biancaneve che firma contratti di consenso nel sonno? Scrivetecelo, perché qui il sipario è sempre aperto al dibattito.

Con un occhio critico e un sorriso ironico,
Alessandro Cunsolo
Direttore di Mondospettacolo


4 risposte a “Disney e il Politicamente Corretto: Quando le Favole Perdono la Magia”

  1. Avatar CARMELA DE GRAZIA
    CARMELA DE GRAZIA

    Pienamente ragione…
    In questo mondo ormai irriconoscibile vivono ancora persone che grazie a quei cartoons della Disney sono cresciuti, hanno fantasticato, hanno sognato.
    E adesso che sono uomini e donne adulti, vorrebbero rivedere con un po’ di nostalgia quei cartoni animati, e magari passare il tutto ia propri figli, nipoti. Perché sognare è bello e sempre lo sarà!!!!

    1. Avatar DIRETTORE

      Vero brava Carmen:)

  2. Avatar Corinna
    Corinna

    Il film non l’ho visto perciò non posso dare un parere sul film, per i nanetti io li amavo nessuno potrà sostituire cucciolo o brontolo o mammolo, io non li vedevo nani, li vedevo come miei amici li sognavo e nella fantasia di bambina erano dolci e simpatici erano miei amici. Mai guardato un signore di piccola statura come di un diverso. Molte persone di statura normale hanno sviluppato un piccolo cervello. E lì il problema è serio 😂come tutte queste persone che creano problemi dove non esistono. CURATEVI VOI SIETE I MENOMATI😂😂😂😂😂

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