Disponibile su Rai Play Anima persa, un film del 1977, diretto da Dino Risi, tratto dal romanzo Un’anima persa di Giovanni Arpino. Sceneggiato da Dino Risi e Bernardino Zapponi, con la fotografia di Tonino Delli Colli, il montaggio di Alberto Galliti, le scenografie e i costumi di Luciano Ricceri e le musiche di Francis Lai, Anima persa è interpretato da Vittorio Gassman, Catherine Deneuve, Danilo Mattei, Ester Carloni, Anicée Alvina, Gino Cavalieri.
Trama
Il diciannovenne Tino, aspirante pittore, si trova a Venezia ospite dello zio Fabio, ingegnere dell’azienda del gas, fiero della propria origine asburgica e di sua moglie Elisa. Da un soffitta dell’antico palazzo una sera Tino sente provenire strani ed inspiegabili rumori. La verità gliela rivela l’anziana domestica che da anni vive in quella casa. Lì è confinato il fratello di Fabio, impazzito per avere provocato la morte della nipotina Beba, figlia di primo letto di Elisa. Ma nessuno sa dove si trovi la tomba della bambina.
Una Venezia decadente e ombrosa, un antico palazzo fatiscente e un interno familiare oppresso da segreti malcelati. Dino Risi abbandona la ben conosciuta strada della commedia all’italiana, di cui è stato uno degli alfieri, per avventurarsi nel sentiero del thriller psicologico (come fece anche successivamente, sebbene con toni e atmosfere diverse, in Fantasma d’amore). E lo fa con grande perizia: il risultato di questa sua incursione è una pellicola torbida, permeata da una tensione costante che tallona da vicino lo spettatore senza mollare la presa.
La storia narrata sembra un gioco di scatole cinesi dove a ogni mistero da svelare se ne affianca un altro e in cui le risposte date sembrano gravare di sottintesi che ne inficiano il valore.
La realtà pare sfuggire costantemente agli occhi del protagonista, Tino, uno studente d’arte ospite presso gli zii. La casa in cui questi vivono è un palazzo di illustri e nobili origini, ma malversato da un presente di decadenza. La fatiscenza e lo sfacelo dei muri si riflettono sulla famiglia: lo zio Fabio (un superbo Vittorio Gassman), ingegnere nostalgico dell’amministrazione asburgica e della lingua tedesca (“il dolce idioma di Goethe”), è il padre – padrone di una moglie fragile e sottomessa (Catherine Deneuve, bravissima anche lei), la zia Elisa.
Rumori insoliti, provenienti da una soffitta che dovrebbe essere disabitata perché impraticabile, suoni lontani di pianoforte e un passato misterioso che ha le fattezze di una bambina: tutto ciò porta il giovane protagonista a una ricerca di una chiave che possa fornire un’interpretazione reale per una serie di situazioni che paiono provenire dai sogni (o meglio da un incubo). Neanche la scoperta dell’origine di tali circostanze riuscirà a dare risposte definitive. Solo alla fine della vicenda i pezzi del mosaico andranno ad incastrarsi in un quadro che determinerà l’abbandono di Venezia da parte di Tino.
Tratto da un romanzo di Giovanni Arpino (scrittore da cui Risi aveva ricavato il soggetto anche per il precedente Profumo di Donna) Anima Persa è una pellicola a tinte fosche, quasi gotiche, e perciò in stridente contrasto con la restante produzione del regista milanese. Un film che è una metafora del dolore che l’essere umano prova dinnanzi alla consapevolezza dell’inesorabile scorrere del tempo. Il regista mette in scena la storia di un dramma familiare che si trasforma in follia. Un piccolo gioiello per coloro che amano il cinema.
Luca Biscontini
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.