Disponibile su RaiPlay Jules e Jim di François Truffaut, con Jeanne Moreau

Disponibile su RaiPlay Jules e Jim, un film del 1962 diretto da François Truffaut. Il film è tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Henri-Pierre Roché. Lo scrittore avrebbe dovuto realizzare i dialoghi della sceneggiatura, ma morì nell’Aprile del 1959. Nove anni dopo, Truffaut adatterà un altro romanzo dello scrittore francese: Le due inglesi. Con questo film prosegue la collaborazione tra Truffaut e Georges Delerue che aveva già composto le musiche per il precedente lungometraggio del regista francese, Tirate sul pianista. La colonna sonora di Jules e Jim è la più lunga tra quelle dei film di Truffaut: oltre 54 minuti (cui andrebbero aggiunti un’altra cinquantina di secondi della Marsigliese che fanno da colonna sonora alle sequenze riguardanti la prima guerra mondiale). Si tratta di 40 frammenti di durata variabile tra i 12 e i 190 secondi distribuiti in modo difforme tra la prima e la seconda parte del film: più brevi e numerosi nella prima, più radi e lunghi nella seconda. Con Jeanne Moreau, Oskar Werner, Henri Serre, Marie Dubois.

Trama
Il rapporto di profondo affetto che lega due amici, il francese Jim e l’austriaco Jules, viene bruscamente sconvolto dal folgorante incontro con Catherine, la donna della quale entrambi si innamorano. Ciò nonostante, né la comune passione né lo scoppio della Grande Guerra – che li vede su fronti contrapposti – riusciranno a dividerli.

François Truffaut: “L’idea del film è che la coppia non è un sistema soddisfacente, ma che in fondo non ci sono altre soluzioni. Dal momento che si tratta di un argomento scabroso, bisognava scegliere un’attrice molto intelligente per sfumare certe situazioni”.

Jules e Jim è un film ardente, radicale e delicato al contempo, stilisticamente attribuibile alla Nouvelle Vague (che, comunque, smonta o manipola con intelligenza per congiungersi con ciò che vuole raccontare) per quel modo sensuale di accarezzare la scena. Sinuosi movimenti di macchina avvolgono i volti sottilmente inquieti degli abitanti del film, che idealizzano l’amore che si distrugge a contatto con la realtà. “Tu m’hai detto: t’amo. Io t’ho detto: aspetta. Stavo per dirti: prendimi. Tu m’hai detto: vattene”: è struggente rivelazione di sentimenti fiammeggianti, parabola d’amore, di sofferenza, di morte. Fondamentale, unico, splendido.

Declamato da un narratore inevitabile, è una sorta di romanzo per immagini (echi ben precisi de Le affinità elettive di Goethe, sia nella strutturazione del gruppo di personaggi che nell’angoscia che si respira in entrambe le opere) in cui la dimensione temporale si districa nel periodo prima della guerra, nella guerra – espressa con indifferente desolazione (la preoccupazione maggiore di Jim è quella di uccidere accidentalmente Jules – si trovano su fronti diversi) – e dopo la guerra, e in cui le ambientazioni sembrano apparentemente armonizzarsi con la storia, ma in verità sono i tentativi estremi di ricercare una sorta di serenità.

Curioso che il titolo del film (e prima ancora del romanzo) non accolga il nome della donna: è come se essa rappresenti la chimera raggiungibile delle aspirazioni degli uomini della storia. Il sorriso ermetico che caratterizza l’ambiguo volto è probabilmente trasmigrazione dello spirito dell’opera: se la splendida fotografia, nitida e ben calibrata, sembra voler sottolineare un certo aspetto sereno, idilliaco, felice, la realtà dei fatti non si coniuga con la formalità succitata. Jules e Jim è un film profondamente inquieto, nascostamente indirizzato verso un destino di tragica ineludibilità, l’angoscia delle macchinazioni sentimentali che si incontra e si scontra con il contesto storico-geografico.

Bellissima la colonna sonora di Georges Delerue (ripresa anche ne La meglio gioventù di Giordana), musicista che spesso scrisse delle partiture per i registi della Nouvelle vague, con un tema ricorrente molto dolce e toccante che rende indimenticabili certe sequenze, come la passeggiata nel bosco quasi all’inizio. Ottima anche la fotografia di Raoul Coutard, operatore preferito di Godard, con un uso inedito del fermo-immagine, una grande maestria nei movimenti di macchina e nella composizione delle inquadrature.

 

 

Luca Biscontini