Dopo aver esordito alla regia nel 2022 con il film Settembre, l’attrice Giulia Steigerwalt dirige Diva Futura, un vero e proprio affresco su un’Italia molto particolare.

Ritrae infatti Riccardo Schicchi, uno dei protagonisti assoluti della rivoluzione sessuale e culturale, nonché manager fondatore di Diva Futura, l’agenzia di casting e produzione dedicata al porno.

Il film è la trasposizione del romanzo Non dite alla mamma che faccio la segretaria di Debora Attanasio, che è anche la “signorina” – come era solito chiamarla con garbo Riccardo Schicchi – che lavorava in agenzia in qualità proprio di segretaria e che, qui con il volto di Barbara Ronchi, racconta dal suo punto di vista la sua esperienza. In un’Italia cattolica e democristiana irrompe sulla scena un fenomeno destinato a far tremare dalle fondamenta un paese in cui il desiderio pruriginoso degli abitanti era stato lasciato nell’oblio e avvolto nell’ipocrisia. L’artefice del cambiamento della cultura di massa, interpretato da Pietro Castellitto, è Riccardo Schicchi, che ha dato vita ad un’industria, quella pornografica, tra le più rivoluzionarie che si siano mai viste nel Bel paese. Sotto la sua guida assistiamo all’ascesa di icone come Ilona Staller, in arte Cicciolina, impersonata da Lidija Kordić, che, insieme a Moana Pozzi ed Eva Henger, ovvero Denise Capezza e Tesa Litvan, è diventata autentica diva nel mondo del porno. A garantirne il successo anche l’avvento delle televisioni private e delle videocassette. Il trionfo mediatico è stato travolgente, tanto da portare Ilona Staller in parlamento con il Partito dell’amore, fondato nel 1990 dallo stesso Schicchi che parodiava la politica. E Moana Pozzi a candidarsi invece, con grande impegno, a sindaco di Roma.

Diva Futura è un film che non segue un ordine cronologico dei fatti, riuscendo a narrare una storia ad incastro, fornendo una ricostruzione storica dell’agenzia, ma anche della rivoluzione culturale di cui è stata protagonista. Lo fa portando un velo di malinconia, dalla sua nascita nel 1983 fino alla morte di Riccardo Schicchi, raccontato senza ipocrisie. La sceneggiatura pone al centro un uomo circondato da donne bellissime che amava, sottolineando la differenza con altri registi e produttori, che come lui guadagnavano sì dalla pornografia ma erano crudeli e senza scrupoli. Il lungometraggio può essere accostato ad altre pellicole che sono dedicate all’industria del porno, come Boogie Nights – L’altra Hollywood di Paul Thomas Anderson, e Larry Flint – Oltre lo scandalo di Milos Forman. Proprio un paragone con quest’ultimo personaggio si potrebbe fare per Riccardo Schicchi, poiché Larry Flint pubblicava la sua rivista pornografica Hustler, in conflitto con Playboy, che era accusata di essere troppo patinata… Così il fotografo, regista e produttore di casa nostra dirigeva pellicole più artigianali rispetto alla media, ma tanto efficaci da attrarre tantissimo pubblico grazie alle sue “ragazze della porta accanto”.

A rendere al meglio la figura di Schicchi è Pietro Castellitto, che ha riportato sullo schermo un personaggio dall’aria svagata, gracile e dal sorriso ingenuo, ma un autentico genio della lampada (a luci rosse) che ha esaudito il desiderio di tanti, creando un’industria del sesso e autentiche dive per le quali per la prima volta è stato coniato il termine di “pornostar”. Diva Futura racconta il mondo del porno in modo casto, cogliendo appieno le parole del suo protagonista, “noi siamo amorali non immorali”, e riuscendo a far comprendere il sogno di colui che ha tracciato una nuova era declinando l’amore libero nel fenomeno del porno, ma facendolo alla sua maniera, in un ambiente pieno di contraddizioni. A proposito di questo, la regista Giulia Steigerwalt descrive senza fare sconti una società maschilista ma altrettanto ipocrita e moralista, in cui predomina la mercificazione del corpo femminile. Il senso di tutto ciò può essere racchiuso in una battuta di Eva Henger, che rompe idealmente la quarta parete enunciando che senza una società maschilista la pornografia non esisterebbe. Ad incorniciare il tutto una cifra stilistica raffinata nella scelta di scene e inquadrature, con una fotografia dai colori molto saturi che incide sulla buona riuscita del film in maniera decisiva.


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