Prima che, nel corso dei titoli di testa, si passi alla Roma odierna, è nel deserto del Nevada del 1999 che prende avvio Divorzio a Las Vegas, terzo lungometraggio diretto dall’Umberto Carteni occupatosi di Diverso da chi? e Studio illegale.
Il deserto dove si trovano due diciottenni e scapestrati Giampaolo Morelli e Andrea Delogu che, conosciutisi lì in vacanza studio, sotto gli effetti del peyote finiscono per sposarsi per gioco e perdersi di vista.
Almeno fino a vent’anni più tardi, quando lei, ora manager in ascesa, sta per diventare moglie di un facoltoso Gian Marco Tognazzi e, di conseguenza, si vede costretta a ritrovare colui che rese suo marito, al fine di andarci insieme a Las Vegas, in segreto, a divorziare.
Colui che svolge l’attività di ghost writer per politici e che vive precariamente insieme all’amico Ricky Memphis, fissato in maniera grottesca con il risparmio economico.
Un Memphis che non manca di corteggiare l’avvocato della donna, ovvero Grazia Schiavo, e che, come di consueto, grazie anche alla sua spiccata romanità riesce in diverse occasioni a strappare risate.
Perché, in mezzo ad abbondanza di citazioni verbali cinefile spazianti da “ Sembra di stare in un film di Muccino” a “Quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con qualcuno, vuoi che il resto della tua vita cominci il prima possibile”, presa dichiaratamente in prestito da Harry ti presento Sally di Rob Reiner, Divorzio a Las Vegas appare quasi scisso in due diversi film che avanzano in parallelo: uno con Memphis, il più riuscito, e l’altro rappresentato dal viaggio intrapreso da Morelli e la Delogu.
Viaggio durante cui, almeno per la gioia dei maschietti, la bella Andrea regala anche un paio di fugaci nudi gratuiti; man mano che entrano a far parte dei personaggi coinvolti anche un Luca Vecchi invadente spasimante e un Vincent Riotta giudice con grassona di colore al seguito.
Viaggio comprendente addirittura una capatina nel negozio dei pegni della trasmissione televisiva americana Affari di famiglia e che, tra un imprevisto con un serpente (che, a proposito di animali, fa il paio con una gag a base di aragosta) e una situazione in stile Una notte da leoni, non fatica a rivelarsi piuttosto povero di idee realmente originali e, di conseguenza, sufficientemente fiacco.
Quindi, se siete desiderosi di apprendere attraverso una poco esaltante commedia se è vero che non è necessario sposarsi per essere felici e che, certe volte, pur di non ammettere che hanno fatto la scelta sbagliata le donne sono capaci di arrivare fino in fondo, sappiate almeno che Divorzio a Las Vegas possiede il pregio di essere di breve durata (siamo sull’ora e mezza).
Francesco Lomuscio
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