DOLCE VITA

Domenica 19 aprile: ultimo appuntamento della Rassegna di Danza, curata da Amat (Platea delle Marche), unitamente al Comune di Pesaro, presso il locale teatro Rossini.

Il titolo, “Dolce Vita”, trae in inganno: il coreografo Virgilio Sieni, direttore della Biennale Danza di Venezia, si confronta in questo spettacolo (prodotto in collaborazione con Ert-Emilia Romagna e Romaeuropa Festival) con le Sacre Scritture ed in particolare con la Passione di Cristo (il sottotitolo recita per l’appunto, Archeologia della Passione).

Il  riferimento all’immaginario felliniano é rappresentato, probabilmente, dalla malinconia e nostalgia “che va a determinare una postura dell’animo”, come spiega Sieni alla stampa ed al pubblico rimasto in sala dopo la rappresentazione.

Annuncio, Crocifissione, Deposizione, Sepoltura e Resurrezione sono i titoli dei cinque affreschi che vanno a formare il polittico, un tracciato attraverso “il dolore e la bellezza, la pietà e la leggerezza”, una nuova tappa che Sieni ha intrapreso nella ricerca.

Il coreografo confessa di essere sempre stato attratto, fin dalle prime frequentazioni  della parrocchia di Don Mazzi, dai Vangeli raccontati in forma laica, “andando da subito a identificarvi dentro una narrazione che agisce attraverso il corpo”.

Il corpo più rappresentativo della Compagnia (sostenuta da MIBACT, Regione Toscana e Comune di Firenze e  composta da Giulia Mureddu, Sara Sguotti, Jari Boldrini,  Maurizio Giunti, Giulio Petrucci, Claudia Caldarano, Marjolein Vogels, Ramona Caia) é quello di quest’ultima, una delle danzatrici storiche, che apre lo spettacolo impersonando l’angelo (Annuncio), con le ali che perdono piume qua e là, per lasciare il posto alla Crocifissione (con alti e candidi cappelli a cono a indicare il cielo quasi come in un’architettura gotica),  arrivare alla Deposizione (riorganizzata come un gioco delle costruzioni, con tagli di legname sparsi per il palco e usati come fragili sostegni per i corpi che vi giacciono, vi vengono abbandonati, da essi vengono salvati, con essi curati), proseguire  nella Sepoltura (dove torna il concetto di “adiacenza, la determinazione del luogo”) e finire con la Resurrezione che culmina con una magia rarefatta, quando i volti dei danzatori, pittati con il trucco sfatto di clown in decomposizione, si trasfigurano e danno senso a quel gettare l’occhio dritto in platea.

Sieni é uno dei coreografi italiani che si è imposto sulla scena internazionale grazie a “una danza dove sapientemente intreccia la poesia del gesto e del movimento con l’esplorazione dell’umano, delle sue debolezze e fragilità”, come molti giornali hanno riportato.

Pochi coreografi hanno saputo trarre ispirazione, come lui, da testi scritti, spaziando sui più vari argomenti: basterà ricordare i suoi recenti spettacoli su “Tristi tropici” di Claude Lévi-Strauss, “Pinocchio” di Carlo Collodi, “De Anima” di Aristotele, “De rerum natura” di Lucrezio.

Le musiche dello spettacolo (rappresentato in anteprima all’Argentina di Roma il 4 e 5 ottobre scorso, quindi al Bonci di Cesena il 7 febbraio ed all’Arena del Sole di Bologna il 31 marzo) sono di Daniele Roccato che le esegue dal vivo, mentre i costumi sono firmati da Giulia Bonaldi.

L’attenta cura dei particolari, la scelta di scenografiche minimaliste ma di fortissimo impatto emozionale: uno spettacolo  che intreccia  la lirica del movimento con l’esplorazione delle debolezze e delle fragilità umane.

Molto originale, indubbiamente, anche se non rientra tra i miei preferiti.

Paola Cecchini

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