Donnie Darko di Richard Kelly

“Ogni creatura, sulla terra, muore sola”.

Nel 2001 esce nelle sale un film che suscita un grandissimo scalpore tra gli spettatori di tutto il mondo: si tratta dell’incredibile rompicapo che ha come titolo il nome del protagonista, interpretato da un giovanissimo Jake Gyllenhaal: sto parlando, ovviamente, di Donnie Darko, del regista americano Richard Kelly, che ne firma anche soggetto e sceneggiatura. Sia per Kelly che per lo stesso Gyllenhall questo film ha rappresentato la miglior vetrina possibile ed un vero e proprio trampolino di lancio. Pellicola difficilmente classificabile, sconfinante in diversi generi, tra i quali anche l’horror grazie alla figura terrificante di Frank, il coniglio gigante che appare a Donnie durante le sue visioni, diciamo così, profetiche, ha un tono generale sufficientemente cupo ed angosciante per poter essere tranquillamente trattato in questa rubrica dedicata al Cinema dell’Orrore, anche se non se ne possono non evidenziare i tratti drammatici ma soprattutto fantasy/fantascientifici, girando tutto intorno al noto paradosso del viaggio nel tempo, tanto caro alla narrativa sci-fi. Si tratta di un’opera che va vista più e più volte, che ogni volta propone spunti nuovi e chiarisce un po’ di più le circostanze in cui si trova ad operare il nostro protagonista, ma che rimane, alla fine, spiazzante ed incompleta, lasciando sempre dei buchi neri e delle zone d’ombra che non tornano logicamente e che possono essere chiarite solo in maniera soggettiva dallo spettatore. Considerando che per Kelly questo era l’esordio alla regia di un lungometraggio, e che Gyllenhaal all’epoca aveva appena 21 anni, a maggior ragione si deve sottolineare la potenza di un’opera che si è conquistata senza dubbio il suo comodo posticino tra i cult dell’era cinematografica post 2000.

La notte del 2 ottobre 1988 Donnie Darko si risveglia in mezzo ad una strada. Mentre la sorella Elizabeth rincasa il reattore di un aereo si schianta sull’abitazione della famiglia Darko, e precisamente sulla camera di Donnie che era, per l’appunto, vuota, in quanto il ragazzo è narcolettico ed esce spesso di casa durante la notte. Fortunatamente tutta la famiglia esce illesa da questo terribile incidente ma Donnie, che già aveva diversi problemi psicologici, inizia a vedere accanto a sé un terrificante coniglio gigante, che gli appare nei momenti più impensabili, e dice di chiamarsi Frank. Dall’inizio del “sodalizio” con Frank Donnie comincerà a compiere azioni sempre più perverse, che emergono dal suo subconscio durante le sue sedute di terapia analitica con la psicologa Lilian Thurman. Nel frattempo, a scuola, Donnie fa la conoscenza di Gretchen e se ne innamora, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata ed a dir poco incredibile.

Pur, come prima sottolineato, affondando le sue radici nella tematica del viaggio nel tempo (Donnie stesso a un certo punto citerà un altro grande film basato su questo tema, Ritorno al Futuro, classico del 1985 di Robert Zemeckis), quest’opera riesce ad essere originale ed a sorprendere lo spettatore, proponendogli già all’inizio il rebus dei numeri che Donnie si ritrova scritti su un braccio, passando poi alle figure criptiche di Frank e di Nonna Morte, un’anziana del paese che passa le sue giornate a fare avanti ed indietro dalla porta di casa alla cassetta della posta, perennemente vuota, fino al destabilizzante finale che non può non lasciare quantomeno interdetti. Oltre al soggetto, contortamente interessante, il film deve buona parte del suo successo anche all’eccezionale cast ed alla notevole colonna sonora, il cui pezzo portante è quel Mad World portato al successo nel 1982 dai britannici Tears for Fears, ma qui proposto nella cover più psichedelica e tenebrosa di Gary Jules e Michael Andrews. I Tears for Fears tuttavia non sono estromessi da questa favolosa colonna sonora squisitamente eighties e li troviamo col loro pezzo Head over Heels, accompagnati da altri nomi culto dei magici Anni Ottanta tra cui Echo & the Bunnymen, Duran Duran e Joy Division, solo per citarne alcuni. Per quel che invece riguarda il cast, accanto all’immenso Gyllenhaal protagonista assoluto, troviamo la sorella Maggie nel ruolo di Elizabeth Darko, una diciassettenne Jena Malone nel ruolo della dolce Gretchen, Drew Barrymore nei panni di una giovane ed eccentrica prof di letteratura e soprattutto il favoloso Patrick Swayze, nel ruolo di un controverso motivatore, Jim Cunningham. Con tale rosa di nomi, sia nel cast che nella colonna sonora, Donnie Darko partiva già col piede giusto.

Gyllenhaal dà vita a un adolescente schivo ed introverso, di cui però tutti, in un modo o nell’altro, sembrano subire il fascino, sia le ragazze che i bulli della scuola, e che si trova spesso nell’occhio del ciclone per i suoi modi decisi e schietti, anche nei confronti dei professori. La sua patologia sembrerebbe ricondurlo alla schizofrenia, e le continue visioni di Frank non fanno che aumentare la convinzione verso questa diagnosi. Ma il suo personaggio è molto più profondo di quello che sembra, si tratta di un giovane che non comprende la vita ed è indeciso su cosa si debba fare per viverla appieno, ed anche il suo rapporto con Frank non prende mai una vera e propria direzione di sodalizio, fino alla rivelazione finale che ci svelerà chi si nasconde dietro le mostruose fattezze del coniglio grigio, dischiudendo finalmente davanti a Donnie l’unico senso possibile della sua vita. Il reattore vagante che ha colpito la casa dei Darko è una metafora del destino, che apparentemente non può essere cambiato, a meno che qualcuno non riesca a piegare lo scorrere spazio-temporale degli eventi. Ma, d’altro canto, anche Frank sembrerebbe essere un segno mandato dal destino, una specie di guida, infatti fu la sua voce cupa e gutturale a destare Donnie la notte dell’incidente ed a guidarlo fuori da casa. In questa sua prima apparizione Frank preannuncia a Donnie l’imminente fine del mondo. Un universo primario, reale, ed uno parallelo, tangente, sembrano incontrarsi, aprendo una falla spazio-temporale che permetterà a Donnie di portare a termine la sua missione salvifica.

Sebbene Donnie Darko sia oggi considerato un vero e proprio Cult Movie, questo status non gli è stato proprio fin dall’inizio, infatti, per una serie di coincidenze, uscì nelle sale poche settimane dopo l’attentato alle Torri Gemelle, e, includendo un incidente aereo che distrugge un’abitazione, non fu accolto benissimo né dalla critica né dal pubblico, che lo considerarono troppo cupo per il periodo storico. Tuttavia, nonostante il fallimento al botteghino, le sorti del film si rialzarono abbastanza velocemente, tanto da portarlo ad incassare quasi 8 milioni di dollari in tutto il mondo e ad essere proiettato al Pioneer Theatre di New York a mezzanotte per ben 28 mesi consecutivi! Nel 2008 il periodico mensile britannico Empire, dedicato al mondo del cinema, lo ha inserito al 53° posto nella lista dei 500 migliori film della storia! Insomma, un bel traguardo per il quasi esordiente Richard Kelly! Dato il successo ottenuto dal film e le centinaia di diverse interpretazioni che ha generato, nel 2004 il regista fece uscire la versione Director’s Cut, con venti minuti in più di riprese e maggiori approfondimenti delle teorie sui viaggi nel tempo, dando risalto soprattutto al libro di Nonna Morte, al secolo Roberta Sparrow, Filosofia dei Viaggi nel Tempo, fittizio ma ispirato alle teorie di Stephen Hawking, grazie al quale sarebbe più semplice spiegare l’intricata vicenda ed il suo criptico finale. Nel 2009 esce al cinema il sequel, S. Darko, diretto dal regista Chris Fisher, ma le recensioni sono tutte generalmente negative ed il film non suscita la metà del clamore sollevato dal precursore, tanto che Kelly se ne dissocerà formalmente più volte.

Sebbene Donnie Darko non possa in alcun modo essere catalogato come film dell’orrore, Kelly non maschera la sua passione per il genere, e non solo, come prima sottolineato, nella mostruosa figura del coniglio Frank: all’inizio del film viene mostrata la cittadina dove si svolgeranno gli eventi, Middlesex, in Virginia, che sembra quasi ricalcare la Haddonfield dove John Carpenter ambienta nel 1978 il suo capolavoro Halloween, con ridenti villette a schiera circondate da giardinetti e stradine frequentate da bici, aspetto idilliaco dietro al quale si nasconde però un qualcosa di spaventoso e terrificante. Non pare in effetti un caso che la fine del mondo, vaticinata a Darko, sembri coincidere proprio con la data del 31 ottobre. Inoltre, quando Donnie e Gretchen si recano al cinema, che apparirà praticamente vuoto (intuizione premonitrice dei tempi moderni?), viene proiettato Evil Dead (La Casa) del regista Sam Raimi, e mentre le sue sequenze culto scorrono sullo schermo Donnie e Frank avranno una lunga conversazione rivelatrice approfittando del sonno della ragazza che, non si sa come, dorme praticamente durante tutto l’intero film! “Frank, perché indossi quello stupido costume da coniglio?” “E tu perché indossi quello stupido costume da uomo?”

Insomma, Donnie Darko è un film che è stato apprezzato negli anni e che continua ad essere oggetto di accanite disquisizioni proprio perché non potrà mai essere completamente decifrato e decodificato, ed è quindi proprio questo il suo punto di forza. Proprio per questo si consiglia a chi lo vede di non fossilizzarsi troppo sulla spiegazione, ma di goderselo per i messaggi fin troppo chiari che lancia, lasciandolo avvolto in quell’aura di mistero che evidentemente il regista ha voluto porgli intorno. Dietro alla facciata fantasy si nascondono domande eterne di tipo esistenziale, come l’esistenza di Dio e del Destino, e se questo sia prefissato o si possa fare qualcosa per riuscire a modificarlo. Abbracciando i toni di ineluttabilità già propri della tragedia greca, Kelly chiude la sua opera con un terribile sacrificio, che pare proprio non possa essere evitato se non se ne vogliono vedere scaturire molti altri. Lasciamo quindi alla personale sensibilità di ciascuno spettatore il compito di valutare l’opera in tutti i suoi possibili aspetti e sfaccettature, evitando inutili e pedanti, quanto ridondanti, spiegazioni di tipo accademico.

 

https://www.imdb.com/title/tt0246578/

Ilaria Monfardini