Doppio disco per la versione integrale restaurata di Lo chiamavano Trinità… in alta definizione

Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it) rende finalmente disponibile in alta definizione Lo chiamavano Trinità…, diretto nel 1970 dall’Enzo Barboni meglio conosciuto come E.B. Clucher.

Un’edizione a doppio disco costituita dal blu-ray dispensatore della versione integrale restaurata della pellicola, di un’ora e cinquantacinque minuti di durata, e da un dvd unicamente dedicato a contenuti speciali.

Contenuti spazianti da trentasette minuti in cui i critici cinematografici Gianni Canova e Rocco Moccagatta incontrano Sandra Zingarelli, figlia dello scomparso Italo produttore del film, a cinquantacinque di festa per il cinquantesimo anniversario di Lo chiamavano Trinità… a Rocca delle Macie con ospite, tra gli altri, proprio il protagonista Terence Hill (all’anagrafe Mario Girotti); senza contare tre trailer: italiano, inglese e tedesco.

Mentre è un quarto d’ora in cui Gianluca Farinelli – direttore della Cineteca di Bologna – parla del restauro del lungometraggio ad accompagnarlo nella sezione extra del primo disco, attraverso il quale possiamo tornare ad apprezzare la storia del vagabondo del West Trinità incarnato, appunto, dal citato Hill. Vagabondo che, dopo aver scoperto che il fratello Bambino, ladro di bestiame cui concede anima e corpo il mitico Bud Spencer alias Carlo Pedersoli, è diventato sceriffo di una ridente cittadina, decide insieme a lui di fronteggiare il maggiore Harriman, ovvero Farley Granger, interessato a cacciare una comunità di mormoni dalle terre che vorrebbe possedere.

Ed è sulle storiche note di Franco Micalizzi poi riciclate da Quentin Tarantino nel suo Django unchained che apre quello che, chiaramente influenzato dagli stilemi che avevano negli anni precedenti caratterizzato i classici del western sfornati da Sergio Leone, si è immediatamente trasformato in un vero e proprio cult grazie ad allora inediti e innovativi aspetti che hanno contribuito a fare la differenza.

A partire dall’evidente aumento delle dosi d’ironia; tanto che il regista stesso dichiarò: “Trinità: un vendicatore di torti mite ma coraggioso, sobrio e pigro. Trinità si dà da fare soltanto quando non ne può fare a meno. La mia polemica era contro l’eroe sudato, sporco, la polvere, il cavallo stanco. Il mio eroe è ricco di humour, un dormiglione, guarda con distacco le donne”.

Non a caso, dopo questa prima avventura cui ha fatto seguito l’anno successivo Continuavano a chiamarlo Trinità, l’uso delle pistole ha cominciato spesso ad essere sostituito da sberle e pugni indirizzati ai prepotenti di turno, fornendo una moderna ed efficace alternativa alla vecchia gag delle torte in faccia e spingendo qualcuno a parlare di “fagioli western”, distintosi dallo spaghetti a causa, appunto, della propensione a dispensare risate e a prendersi tutt’altro che sul serio.

Fino all’esilarante scazzottata finale che, grazie anche ai continui, divertenti contrasti tra il burbero personaggio di Bud Spencer e quello di Terence Hill-Mario Girottii, dopo i film interpretati per Giuseppe Colizzi, ha provveduto a rendere Lo chiamavano Trinità… il titolo capace di delineare una volta per tutte le avvincenti caratteristiche della maniera di far ridere di una delle coppie più popolari del cinema comico tricolore.

 

 

Francesco Lomuscio