Marzo 2025: la guerra Russia-Ucraina continua a dominare l’agenda globale, ma un’ombra di speranza si accende con la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin. Mentre l’Unione Europea – con l’eccezione dell’Ungheria – sembra spingere per un confronto sempre più duro con Mosca, e l’Italia si barcamena tra fedeltà atlantica e prudenza, c’è chi si chiede: e se Putin non stesse davvero puntando ai Baltici? E perché Bruxelles appare così determinata a vedere nella Russia un nemico ineluttabile? Tra scenari di pace fragile e rischi di escalation, proviamo a fare luce su un intreccio geopolitico che potrebbe riscrivere il destino dell’Europa.

Trump-Putin: un dialogo che divide

La recente conversazione tra Trump e Putin ha scosso gli equilibri. Il presidente americano, con il suo stile da “deal maker”, ha promesso negoziati immediati per fermare il conflitto in Ucraina, definendo il colloquio “lungo e produttivo”. Mosca ha accettato una tregua sugli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine, ma resta ferma sulle sue richieste: stop agli aiuti militari a Kiev e neutralità permanente del Paese. Un compromesso che piace poco all’Ucraina e che lascia l’UE in un angolo, esclusa – almeno per ora – dal tavolo delle trattative.

Per Trump, è un’occasione per mostrarsi come l’uomo della pace; per Putin, un modo per guadagnare tempo e legittimare le sue conquiste. Ma il rischio è chiaro: un accordo bilaterale USA-Russia che ignori Kiev ed Europa potrebbe rafforzare Mosca, minando la credibilità dell’Occidente. E se molti temono che Putin stia solo bluffando, altri si chiedono: vuole davvero espandersi oltre l’Ucraina?

I Baltici nel mirino? Forse no

L’idea che la Russia punti a Estonia, Lettonia e Lituania è un ritornello a Bruxelles. Per i Paesi Baltici e la Polonia, la minaccia è reale, alimentata dal ricordo dell’URSS e dall’aggressione in Ucraina. Eppure, ci sono motivi per dubitare. Attaccare i Baltici, membri NATO da vent’anni, significherebbe guerra aperta con l’Alleanza Atlantica – un azzardo che la Russia, provata da anni di conflitto e sanzioni, potrebbe non reggere. Putin ha sempre giustificato l’Ucraina come una questione di sicurezza e influenza; i Baltici, già “persi” alla NATO, non offrono risorse o vantaggi strategici tali da giustificare un rischio simile. Forse il Cremlino preferisce consolidare ciò che ha, piuttosto che aprire un nuovo fronte.

L’Europa e la “voglia di guerra”: paura o strategia?

Se Putin non ha i Baltici nel mirino, perché l’UE – salvo l’Ungheria – sembra così pronta allo scontro? La risposta sta in un mix di paura storica, ambizione politica ed economia. Per l’Europa orientale, Mosca è il fantasma di un passato oppressivo; per i leader di Francia e Germania, la “minaccia russa” è un collante per un’UE spesso divisa, un motivo per giustificare il riarmo e sognare una “sovranità europea”. Le sanzioni, poi, hanno spinto verso una transizione energetica costosa ma strategica, riducendo la dipendenza dal gas russo.

L’Ungheria di Orbán, invece, va controcorrente. “Non pagheremo per una guerra che non ci riguarda,” ripete il premier, difendendo i legami con Mosca per pragmatismo energetico e distinguendosi come mediatore. È una posizione ambigua, ma che solleva una domanda: e se l’Europa stesse esagerando il pericolo per motivi propri?

L’Italia sospesa: tra Trump e l’UE

In questo caos, l’Italia di Giorgia Meloni gioca una partita delicata. Vicina a Trump per affinità politica, Roma potrebbe appoggiare la sua linea pragmatica; ma le pressioni dell’UE e il timore di un’Europa marginalizzata la spingono a un equilibrismo rischioso. Senza una strategia chiara, il nostro Paese rischia di subire le scelte altrui, pagando il prezzo in energia e sicurezza.

Scenari futuri: pace o profezia che si autoavvera?

Cosa ci aspetta? Una pace negoziata tra Trump e Putin potrebbe congelare il conflitto, lasciando Crimea e Donbass alla Russia e l’Ucraina neutrale – un esito amaro ma stabile. Oppure, il fallimento dei colloqui potrebbe riaccendere la guerra, costringendo l’UE a un riarmo forzato. Il pericolo più grande, però, è che la paranoia europea trasformi un conflitto immaginario in uno reale: provocazioni ai confini, incidenti nel Baltico o cyberattacchi potrebbero sfuggire di mano.

In fondo, forse il vero nodo non è cosa vuole Putin, ma cosa vuole l’Europa da se stessa. Tra la pace fragile di Trump e la “voglia di guerra” di Bruxelles, il 2025 potrebbe sorprenderci – nel bene o nel male.


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