Approdato nelle sale cinematografiche italiane a fine Ottobre 2019 e prodotto e co-sceneggiato dal vincitore del premio Oscar Guillermo del Toro, arriva in home video Scary stories to tell in the dark, a firma del norvegese André Øvredal occupatosi di Trollhunter e Autopsy.
Un’edizione a doppio che, curata da Eagle pictures, include in unica custodia amaray sia il blu-ray che il dvd del film che parte dalle figure dei giovanissimi Stella, Auggie e Chuck, ovvero Zoe Margaret Colletti, Gabriel Rush e Austin Zajur, residenti in una piccola cittadina della Pennsylvania.
Giovanissimi che, penetrati durante la notte di Halloween del 1968 in una casa stregata locale, s’imbattono in un libro di racconti spaventosi appartenuto a Sarah Bellows alias Kathleen Pollard, rimossa da tutte le fotografie di famiglia.
Perché, mirata a ribadire che le storie feriscono e che guariscono, la oltre ora e quaranta di visione altro non vuole essere che l’adattamento da schermo la serie di testi indirizzati ai giovani lettori Scary stories to tell in the dark, scritta da Alvin Schwartz e composta da tre volumi pubblicati dal 1981 al 1991.
Non a caso, al di là dell’anno di ambientazione, per merito soprattutto della splendida fotografia a cura di Roman Osin è un’avvolgente atmosfera che richiama non poco l’horror su celluloide risalente al decennio in cui spopolarono Freddy Krueger e Jason Voorhees a dominare la quasi ora e cinquanta di visione, sicuramente vicinissima allo spirito dei lavori di Joe Dante, ma tutt’altro che priva di rimandi agli universi su carta nati dalla penna di Stephen King.
Sarebbe sufficiente citare la combriccola di ragazzi tirati in ballo, che sembrano usciti direttamente dal periodo di Stand by me – Ricordo di un’estate di Rob Reiner, con tanto di bullo che li tormenta, o la presenza dei campi coltivati dall’aria minacciosa; per non parlare della sequenza di morte in cui è coinvolto lo spaventapasseri della locandina, che non poco ne richiama una analoga vista nel sottovalutato Grano rosso sangue III: Urban harvest di James D.R. Hickox.
Ma, mentre l’evoluzione della vicenda arriva ad abbracciare dinamiche simili a quelle alla base della saga Final destination, con i protagonisti impegnati ad intuire in anticipo chi sarà il prossimo a tirare le cuoia, l’intenzione dell’operazione è, in maniera evidente, tutt’altro che quella di provocare nello spettatore disgusto e raccapriccio attraverso splatter ed esplicita violenza grafica, bensì di regalare qualche piccolo brivido che, proprio come negli anni Ottanta, sia in grado di conquistare anche lo spettatore non più adolescente.
E, tra un omaggio al drive in al super classico La notte dei morti viventi di George A. Romero, spettrali figure zombesche, strizzate d’occhio alle pellicole di paura proto-The grudge e una creatura che non avrebbe affatto sfigurato nelle schiere di esseri infernali partoriti dalla mente dello scrittore britannico Clive Barker, è la giusta dose di effettistica digitale a consentire di non far risultare eccessivamente impressionanti momenti come quello volto a mostrare le ripugnanti conseguenze di una puntura di ragno sul viso.
Senza nascondere troppo – complice il continuo rimando alla guerra del Vietnam – un chiaro sottotesto socio-politico relativo alle vittime spesso trasformate in mostri, rendendo ancor più interessante Scary stories to tell in the dark.
Con contenuti speciali rappresentati in entrambi i dischi da tre minuti riguardanti la villa d’ambientazione, undici relativi alle spaventose creature, cinque in cui cast e realizzatori parlano della tipologia di storie raccontate, quasi cinque di visita dei protagonisti sul set, ventiquattro di riprese fornite di scorci e fotogrammi non presenti nel lungometraggio e cinque atti a spiegare come sia un film dell’orrore retrò.
Francesco Lomuscio
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