Electric Ladyland: la bellezza del ritmo lento della rinascita

Se parliamo di bellezza italiana dobbiamo inevitabilmente riferirci a tantissime cose, dagli stili dei suoni, alle forme melodiche, dal bel canto alle contaminazioni internazionali che si fanno nebulose e sempre restie al totale abbandono dei cliché nostrani. E noi oggi proviamo a farlo ascoltando il nuovo singolo degli Electric Ladyland dal titolo “Ritmo italiano”: ritmo lento, digitale, underground che scorre sotto traccia… e ritroviamo la voce di Federica Vanacore ad accarezzare la passione e la fragilità che regna dietro il ricamo di una personalissima sensazione di rinascita e di nuove normalità. Un brano post-atomico in qualche senso, un “green pass” per la nuova condizione umana. Ed è da questo mood che sperimentiamo la rinascita. Parola chiave per questo presente degli Electric Ladyland a quanto pare…

Noi parliamo sempre di bellezza. Oltrepassando quella sfacciata per le copertine, per voi cos’è la bellezza?
La bellezza è una delle forme di espressione artistica utilizzate per emozionare un pubblico. Rappresenta una delle cose più pregiate e ci circonda in questo mondo, ma se non si matura la capacità di saperla cogliere, sfiorisce nell’anonimato. Purtroppo, questa società offre pochi strumenti per poterla apprezzare…

“Ritmo italiano” in qualche misura celebra una bellezza tutta nostrana. Nel ritmo italiano per voi che tipo di bellezza c’è?
La bellezza rappresenta molte cose. C’è l’orgoglio per un paese che spesso è bistrattato da luoghi comuni che in realtà non lo rappresentano. C’è tutta la sensualità italiana intesa nel significato etimologico della parola, ovvero a tutto ciò che è legato al piacere dei sensi. L’Italia è gusto, olfatto, tatto, vista e suono. C’è il ritmo inteso come cadenza di vita e passione. La canzone vuole esprimere attraverso la musica e il testo la molteplice bellezza che questo paese esprime in tutte le sue forme. Per questo abbiamo deciso di dargli un taglio cadenzato, quasi ossessivo e con dei suoni avvolgenti. Il testo non tratta direttamente pregi e difetti della nostra nazione, ma vuole emozionare attraverso un linguaggio velato ed espressivo, con frasi allusive, ma con interpretazioni che possono cambiare a seconda del soggetto che la ascolta. È stato un gran lavoro, molto ragionato e che non ha voluto lasciare nulla caso.

Il suono caldo, sexy, ricco di glamour… incorniciato anche da un video ricco di tantissima semplicità quotidiana. Io penso sia questo il vero quid del nostro bel paese o sbaglio?
In tutta onestà non so se è il quid del nostro paese, ma di certo è quello che moltissima gente ha dentro di sé e il video vuole rappresentare esattamente questo. Di certo c’è un desiderio latente di tornare ad una vita più serena e senza limitazioni. In questo periodo abbiamo capito il valore della libertà che fino all’inizio del lockdown pensavamo fosse qualcosa di scontato, ma in realtà è il grande tema che la nostra società si deve porre da un punto di vista sociale. È così da sempre. Anche prima della pandemia esisteva il problema, ma ora con l’arrivo di necessarie limitazioni a tutela della salute pubblica, sono venute a galla diverse problematiche. Quando si parla di questo argomento, amiamo citare una bellissima frase di Jean-Jacques Rousseau: “l’uomo nasce libero e dappertutto è in catene. Persino chi si crede il padrone degli altri non è meno schiavo di costoro…” Questo lo scriveva nel 1700 ed era così prima di lui ed è continuato ad esserlo fino adesso.

Un nuovo singolo: arriverà mai un disco a raccogliere tutti questi passaggi?
Certo che arriverà, ci stiamo già lavorando. Presumibilmente dovrebbe uscire alla fine del 2021 o al massimo all’inizio del 2022.

Pensando al vostro primo singolo “Il profumo dell’estate” uscito ad Agosto 2019, pensando alla pandemia che ha rotto ogni schema e ogni certezza, in che modo siete rimasti a galla, spiritualmente e artisticamente parlando?
La pandemia ha pesantemente influenzato le vite di tutti a livello emotivo. Di certo noi, essendo musicisti, abbiamo pagato uno scotto importante. Ma le difficoltà o dividono definitivamente o uniscono indissolubilmente. Noi ci sentiamo più uniti di prima, più consapevoli e appassionati.

E in che modo tutto questo vi ha cambiati?
Abbiamo utilizzato il periodo del lockdown per analizzare i limiti del primo album per superarli e creare qualcosa che mantenga sempre uno stile unico, ma con arrangiamenti più freschi e moderni. Abbiamo passato giornate intere ad ascoltare le più importanti hit mondiali per capire come lavorassero quei producer. Abbiamo preso spunto da loro per quel che riguarda i suoni, ma siamo rimasti fedeli al nostro stile di scrittura.

E ora spazio al video di cui parlavamo. Secondo voi quanto somiglia al brano o quanto il contrario? Il vero messaggio secondo voi dentro quale particolare va colto?
In esso ci sono diverse location e la scelta della sera è legata al tema principale che abbiamo attribuito alla canzone, ovvero la sensualità. Per questo abbiamo deciso di usare ambientazioni serali dove è tutto più avvolgete, caldo. Inoltre, guardandolo volevamo far trasparire il desiderio di evasione, di ritrovarsi dopo un periodo che vietava, appunto, il vedersi di sera oltre un certo orario. Sicuramente il desiderio di libertà, la voglia di evasione e di comunicare vedendosi di persona, in compagnie più o meno estese rappresentava, per noi, il vero rimpianto latente che ci ha accomunato durante il lockdown. Non dimentichiamo, poi, che la pandemia ha amplificato (per ovvie ragioni) l’utilizzo dei social e dei dispositivi mobili per comunicare. Noi, durante quel periodo, ne abbiamo avuto quasi la nausea e nel video volevamo sottolineare la voglia di tornare a parlarsi di persona, di toccarsi, di abbracciarsi togliendosi definitivamente da questa morsa soffocante. I social e i dispositivi mobili hanno senza dubbio una utilità se ben utilizzati, ma spesso, purtroppo, rappresentano solo delle desolanti solitudini di massa. Togliersi da lì e tornare ad assaporare la vita reale è la strada da intraprendere e se non lo faremo, questa società si impoverirà sempre di più di cultura e di emozioni. La nostra non vuole essere una disamina contro i social o i dispositivi mobili, ma crediamo fortemente che ci debba un ridimensionamento di tutto questo. Dobbiamo imparate ad avere una “cultura del limite” che ci difenda, che ci porti a valutazioni più equilibrate.