Elia Turra, il punk di quartiere di Verona, ha concluso l’anno con un brano molto intimo: “E’ Natale”. Il suo stile ci è sempre piaciuto e abbiamo deciso di fargli qualche domande in più a riguardo.
Ecco cosa ci ha raccontato!
Intervista a Elia Turra
Se E’ Natale fosse una scena di un film, come la immagineresti? Quali dettagli visivi vedresti?
Ciao ragazzi, piacere di risentirvi!
Rispondendo alla prima domanda, a livello visivo direi che il videoclip della canzone va già a rispecchiare molto fedelmente la visione e il mood del pezzo.
Non a caso è stato girato a tarda notte nelle strade deserte della mia città, per generare un po’ di quel senso di abbandono/mancanza/nostalgia di cui parla “E’ Natale”.
Videoclip a parte, se dovessi citarvi un film che secondo me può rispecchiare bene la canzone, vi direi il cult blockbuster “Mamma ho perso l’aereo”, in quanto credo viaggino sulla stessa lunghezza d’onda :
Kevin si ritrova nel periodo di Natale lontano dai suoi affetti e cerca di sopravvivere a suo modo, tra alti e bassi…
Mentre lui ha dovuto fare i conti con i famosi ladri , io ho sbattuto la testa contro la solitudine che la quarantena ha portato con sè (avendo scritto il brano in quel periodo nel 2020) e con i miei demoni interiori.
La solitudine in un periodo festivo ha un peso diverso.
Come pensi che la musica possa aiutare chi si sente così?
Sicuramente il ritrovarsi soli durante le festività , soprattutto di Natale, è parecchio triste e può destabilizzare molto.
Tenendo conto poi che il brano come vi dicevo prima, è stato scritto nel periodo di quarantena invernale del 2020 , il tutto è stato ancora più amplificato.
La musica è stata sicuramente una grande valvola di sfogo, mi ha aiutato a esorcizzare ciò che avevo dentro e a trasformare il tutto in una canzone che ritento più che valida a mio gusto e avviso.
Quindi la musica, come qualunque altra passione, è importantissima per la mente e lo spirito umano di chiunque, così come lo è anche lo sport.
E a proposito di Natale, come hai passato queste feste? Con la malinconia descritta nel tuo brano o un po’ di allegria?
Bella domanda, vorrei dirvi con un po’ di allegria, ma in realtà è già qualche anno che, non so il motivo preciso, ma anche se fino a pochi giorni prima sono sereno e non ho pensieri, arrivo alla vigilia con un senso di vuoto e tristezza che non mi so spiegare.
Poi magari dopo un giorno già mi sento meglio, non so, dovrei lavorare un po su me stesso per approfondire le ragioni, ma poi magari dal giorno successivo mi sento meglio e non ci penso più.
Hai scelto di pubblicare questo brano dopo anni. È cambiato qualcosa nel tuo rapporto con questa canzone rispetto al momento in cui l’hai scritta?
Si, negli anni il mio approccio e il rapporto viscerale che avevo con molte canzoni che ho scritto tra cui anche questa, cambia, così come cambio io e cambiano le persone e gli eventi attorno a me.
Ci sono state molte canzoni (soprattutto le prime composte anni fa) che subito dopo averle scritte, ho dovuto metterle in “standby” nel cassetto per qualche mese, perchè erano talmente intime, personali, e crude, che sentivo di doverle lasciarle raffreddare un po’, altrimenti rischiavo di farmi del male se le avessi suonate nell’immediato.
Così ognuna di esse è stata poi risvegliata al momento opportuno, cosicché potessi riaccoglierla e suonarla al meglio, quando mi sentivo pronto.
La tua carriera solista è iniziata da poco, ma sembra già molto intensa. Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato finora?
Si diciamo che nonostante abbia iniziato a suonare le mie canzoni dal vivo da più tempo, cioè dal 2020,
il mio primo singolo ufficiale “Giungla d’asfalto” è uscito sulle varie piattaforme poco meno di due anni fa, a febbraio del 2023.
In questi due anni ho lavorato tantissimo, ho pubblicato il mio primo EP “Trilogia di quartiere”, altri quattro singoli, ed è stato pubblicato il mio primo libro di poesie “CAMPOFIORE”.
Tanto lavoro che ha portato a molteplici soddisfazioni e tanti bei risultati.
La sfida più grande, non saprei, perchè cerco di vivere ogni live ed evento che mi capita, dal più piccolo al più grande, sempre come una nuova prova da affrontare e portare a casa a testa alta nel migliore dei modi.
Forse, se devo scegliere così random, direi quando mi è capitato di aprire il concerto a Pete Doherty all’apollo di Milano, dopo averlo conosciuto nel backstage del locale.
Non capita tutti i giorni di essere introdotto sul palco dalla tua rockstar internazionale preferita,
per suonare davanti ad un vasto pubblico che non è il tuo e non sa niente di te.
E devo dire che, nonostante col senno di poi avrei potuto esibirmi molto meglio, l’esperienza e l’esibizione me la sono comunque portata a casa dai.
Come nasce una tua canzone? Parti da un’immagine, una frase o una melodia?
Nasce da tutte tre queste possibilità.
A volte parto da un giro d’accordi o un riff che mi piace, e poi scrivo il testo.
Altre volte parto invece da una frase o un motivetto che mi viene in mente, e poi prendo la chitarra e la penna per sviluppare il tutto.
Dopo E’ Natale, cosa dobbiamo aspettarci da te? Puoi darci qualche piccola anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
Sto già lavorando in studio a tante nuove canzoni, non ho ancora deciso nulla con precisione, ma credo proprio che farò uscire un nuovo brano verso primavera di questo nuovo anno…
E poi chi lo sa, potrebbe anche essere l’anno giusto per pubblicare un EP con tutti nuovi brani inediti.
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