Ennio: Giuseppe Tornatore racconta il Maestro

Ennio 1

Ennio è il docufilm dedicato alla via straordinaria del Maestro Ennio Morricone, il musicista probabilmente più popolare e prolifico del XX secolo, diretto da un altro mostro sacro italiano, Giuseppe Tornatore.

Il film non è solo un tributo, è un vero e proprio affettuoso attestato di stima, di amore, di passione nei confronti del Maestro, che ricordiamo due volte Premio Oscar (2007, 2016) e autore di oltre cinquecento colonne sonore indimenticabili.

Ennio 2

Presentato con successo fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e al Bif&st, il documentario racconta Morricone attraverso una lunga intervista di Tornatore al Maestro stesso e le testimonianze di artisti e registi di fama internazionale che hanno avuto modo di conoscerlo e collaborare con lui. Nomi del calibro di  Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Dario Argento, Caterina Caselli, i fratelli  Taviani, Carlo Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Bruce Springsteen, Hans Zimmer, Dulce Pontes e tanti altri che assieme a Morricone stesso formano il cast di un’operazione che altro non è che un sapiente, delicato e commovente (a tratti divertente) montaggio di musiche, interviste e spezzoni di film cult della storia del cinema. Perché Ennio Morricone è stato tutto questo: sapiente, delicato, commovente, a tratti divertente, ma soprattutto un cult, in grado di donare dignità a un “genere” musicale che prima di lui non godeva di grande stima, reinventandolo, ricodificandolo addirittura. Rendendolo forse espressione massima della musica del Novecento.

Ennio 3

Tornatore fa ciò che andava fatto, lascia tutto nelle mani del Maestro. Nessun interprete, Ennio Morricone che si racconta e parla della propria musica, smontandola e analizzandola. Perché lui era unico, portatore di un’aura non replicabile. Una scelta capace di generare nello spettatore, anche il meno nostalgico, una forte risposta emotiva.  Dal suo racconto emerge la straordinaria umanità di un figura ritenuta da molti ultraterrena. La testimonianza che dentro ogni Golia vive anche un piccolo Davide. In questo caso la dignità del compositore di musica assoluta che per tutta la vita si è messo in discussione volendo elevare qualcosa di diverso dalla propria storia, dalle proprie origini, continuamente in colpa per aver tradito ciò che il proprio maestro, Goffredo Petrassi, gli aveva destinato. Il film finisce così come è iniziato: “solamente” con Ennio che dirige sé stesso. E, dopo più di due ore e mezza di visione, tuttavia, vorresti non finisse mai. L’arrivo dei titoli di coda risuona dentro lo spettatore come un brontolio famelico di chi ne vorrebbe ancora. Questo è stato il merito di Tornatore, ma, soprattutto, questo è stato il merito della vita di Ennio Morricone.

 

 

Bettati Dario