
Ennio e le sue musiche tornano l8 giugno nell’amata Sicilia del fidato amico regista Giuseppe Tornatore, regista del documentario omonimo su Morricone.
Occasione è l’anteprima del SalinaDocFest 2025, kermesse che cambia pelle, anticipando le sue date e approdando nel mese più bello dell’estate: dal 15 al 20 luglio l’Isola di Salina, nelle Eolie, tornerà a essere palcoscenico di cinema, dialoghi, incontri e visioni.

Un vero e proprio salto temporale e strategico per la 19esima edizione del festival, che lascia il mese di settembre per aprirsi a un pubblico più ampio, giovane e internazionale, con l’obiettivo di favorire una maggiore partecipazione e di incentivare l’approdo turistico sull’isola in un periodo della stagione estiva che ancora non vive di grandi afflussi.
Il tema scelto per questa edizione è Nuove Parole / Nuove Immagini, un invito esplicito a riscoprire l’autenticità e la profondità del linguaggio nell’era digitale e del rumore. La diciannovesima edizione del festival fondato da Giovanna Taviani si configura come un ponte tra la memoria e il futuro del cinema documentario.

Un festival in continua evoluzione, che rilancia la propria missione culturale accendendo nuove prospettive e riportando al centro dell’attenzione il valore del linguaggio, l’urgenza dell’ascolto e la vitalità delle immagini.
Il SalinaDocFest 2025 avrà una speciale anticipazinea, a Messina, il 7 e 8 giugno, realizzata con il Sostegno e la compartecipazione della Fondazione Messina per la Cultura e il Patrocinio del Comune di Messina e della Città Metropolitana di Messina.
Un momento di connessione simbolica e reale tra l’isola maggiore e le Eolie, che apre idealmente il viaggio del SalinaDocFest verso l’estate.
IL FILM SU ENNIO MORRICONE

Due ore e 47 minuti che volano leggeri come quel flauto di Pan tanto adoperato nei film di Sergio Leone, altro regista con cui firmò alcuni dei commenti musicali da film più belli dell’intera Storia del Cinema.
Nel corso del racconto emergono infatti numerosi aneddoti, compreso quello che rivela come Leone amasse ascoltare le prove e i cosiddetti “scarti” degli altri registi con cui aveva lavorato Morricone: il risultato fu che, ad esempio, il tema di Deborah già citato prima era stato inizialmente scartato da Zeffirelli, per trovare poi degna dimora nel capolavoro assoluto che fu “Once upon a time in America”.
LE CANZONI DI ENNIO

Ma le curiosità emergono anche nel ricordo degli arrangiamenti scritti per Mina in “Se telefonando”, o “In ginocchio da te” cantata da Morandi, e nel rapporto complicato che il maestro ebbe con Elio Petri, in particolare per “Indagine su un cittadino al di sopra ogni sospetto”.
Ennio Morricone non si era limitato a scrivere solo musica per le pellicole del grande (o del piccolo schermo talvolta).
Infatti è impossibile dimenticare la collaborazione con Gino Paoli e Edoardo Vianello.
Sue furono le ottime intuizioni per l’attacco di “Abbronzatissima” o per lo “splash” di “Pinne, fucili e occhiali”, così come per l’avvolgente motivo di “Sapore di Mare”.
I RICORDI SU MORRICONE

“Colorava quelle canzoni”, gli riconosce nel corso delle varie interviste un emozionato Morandi che, forse grazie alle riluttanti modifiche apportate da Ennio Morricone a “In ginocchio da te”, si è ritrovato due anni fa con quella canzone nel fortunatissimo film coreano “Parasite”, vincitore di 4 premi Oscar.
La statuetta sfuggì a lungo a Morricone invece, battuto persino quando ebbe la nomination per quella splendida partitura composta per “Mission” di Roland Joffe: di fronte a un lavoro straordinario che combinava la musica sacra uscita dalla Controriforma, dal Concilio di Trento e da quello Vaticano II, insieme ai motivi etnici indios, l’Academy scelse di premiare un jazzista modesto, scatenando le ire di molti in sala all’epoca.
L’OSCAR A ENNIO MORRICONE

Ennio Morricone uscì dal Kodak Theatre e alle successive candidature non ci credette più di tanto, salvo poi essere ricompensato con un Oscar alla Carriera nel 2007, consegnatogli dal quel Clint Eastwood su cui aveva cucito i motivetti immortali degli spaghetti western come “Per un pugno di dollari” e “Il buono, il brutto e il cattivo”.
Riuscì persino a vincerne un altro per la colonna sonora di “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino nel 2016, regista che fino ad allora si era limitato solo a pescare nei b-movie e nei western di Leone i temi che più apprezzava del maestro, da lui considerato degno pari di Mozart, Beethoven e Schubert nel discorso del ritiro del Golden Globe a Los Angeles.
Niente male per un giovanissimo aspirante medico che, per decisione paterna, fu indirizzato al conservatorio, al fine di intraprendere la carriera di trombettista proprio come il padre. Morricone superò il genitore e persino il suo maestro Goffredo Petrassi, sempre scettico sul valore artistico della musica da film.
Ennio Morricone si era promesso fin dal 1961 di lavorare per la cinematografia solo 10 anni, e così ripetè alla moglie di decade in decade, fino a lasciarci in piena pandemia a luglio 2020, sgomenti e attoniti alla notizia della sua morte.
Morte fisica, perché un genio come il suo, scacchista eccellente e amante del contrappunto di Bach e dell’armonia in musica, vivrà sempre nelle musiche che hanno cucito la nostra Storia e i momenti più belli trascorsi in sala e non solo.

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