Con Ermitage. Il potere dell’arte è Aleksandr Sokurov ad invitarci dentro al museo che ormai è il cuore pulsante di San Pietroburgo e della Russia. Con il suo Arca russa aveva già celebrato il potere di questo incredibile luogo e ora viene nuovamente visitato con una guida d’eccezione come Tony Servillo, che, senza annoiare lo spettatore, conduce all’interno del museo, della sua storia e di quello che ormai rappresenta veramente il potere dell’arte per una nazione che è, da sempre, superpotenza con tutti suoi difetti e pregi.
In questo splendido documentario che conferma come la resa cinematografica per certe opere sia assolutamente necessaria, Servillo ci fa da Cicerone nella lunga storia del museo nato con il governo illuminato della zarina Caterina II, che non è russa di nascita e che, nonostante sotto di lei gran parte della popolazione non se la passasse molto bene, sentiva l’assoluto bisogno di collezionare l’arte, con libri, dipinti sculture.
Una fame di arte che affamava il popolo e un patrimonio che rischiò di andare perduto prima con la rivoluzione russa e Stalin, che pensò bene di vendere (o, meglio, svendere) tante opere, poi con l’attacco dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e il lungo assedio alla città che era stata ribattezzata Leningrado. Assedio che il nostro Sergio Leone avrebbe tanto voluto portare sullo schermo con un progetto grandioso , dove forse anche l’Ermitage avrebbe avuto la sua parte.
Il documentario non è solo la storia di questo incredibile museo, ma della Russia dei suoi scrittori, come Puskin, Gogol, che si perdeva nella prospettiva Nevskij, il viale lungo quattro chilometri simbolo della ricchezza e anche della povertà della città.
La storia letta da un perfetto narratore come Servillo ci porta nei secoli all’apertura del museo al pubblico, alle sue continue acquisizioni tutte legali, non frutto di prede di guerra, con documenti preziosi e incredibili capolavori al proprio interno che rispondono ai nomi di Rembrandt, Van Dick, Van Eyck, Tiziano, Leonardo, Rubens, Raffaello, Caravaggio, fino agli impressionisti e le avanguardie del Novecento.
Un potere del’arte che, nonostante la rivoluzione e la guerra, tutti si adoperarono per salvare. Il popolo stesso, per la gran parte analfabeta fino ai primi del Novecento, riconosceva la forza di questa arte. E sarà la popolazione di Leningrado- San Pietroburgo a difendere tenacemente la città e l’Ermitage, salvando le sue opere e, poi, ricostruendo pazientemente le distruzioni provocate dalla guerra.
E un filo sottile unisce Italia e Russia, paesi da sempre amici, nonostante la parentesi della guerra mondiale e la guerra fredda che ne seguì. La riprova che il palazzo d’inverno, sede dell’Ermitage, era stato progettato dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, e tante sono le opere dei nostri artisti custodite al suo interno. Un tributo alla forza della nostra arte.
Realizzato dal regista Michele Mally su soggetto di Didi Gnocchi, l’effetto che Ermitage. Il potere dell’arte lascerà allo spettatore italiano sarà solo quello di convincerlo a comprare quanto prima un biglietto aereo per visitare il cuore pulsante di San Pietroburgo e perdersi all’interno del museo, magari ascoltando nelle cuffiette del proprio televono cellullare Il lago dei cigni di Tchaikovsky.
Roberto Leofrigio
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