Eugenio Balzani: la nostra bella ItaliòPolis

Sapersi guidati da una stella polare che significa bellezza è un modo alto di stare al mondo. E sinceramente non ci stupisce leggere quel che seguirà visto l’ascolto di un disco pregiato come quello di Eugenio Balzani. Si intitola “ItaliòPolis”, canzone d’autore che dentro i suoi classicismi in bilico tra scuole americane e francesi, trova il modo di dire la sua con personalità e coraggio, godendosi anche la semplicità di soluzioni ampiamente conosciute. E noi lo facciamo girare, parlando sempre di bellezza, che di bellezza ne abbiamo sempre bisogno. Come abbiamo sempre bisogno di suoni pregiati come questi…

Noi partiamo sempre parlando di bellezza. Andiamo oltre alle forme da copertina. Scendiamo nel privato di ognuno. Per Eugenio Balzani cos’è la bellezza?
La Bellezza è la stella polare che guida il mio rapporto con la vita e tutto quello che gli gira intorno. Direi che in qualche misura è imprescindibile per tutti gli esseri viventi, ovviamente è una consapevolezza che si acquista in misura sempre maggiore con il tempo e con l’esperienza. Và compresa e fatta entrare sempre più nel vivere quotidiano per tutto l’aiuto e il bene che ne può derivare anche nei momenti più bui e difficili. Che cosa rimane di una vita senza “ bellezza”?

Hai ricercato molta di questa bellezza nel tempo passato, anzi vintage come ami definire anche il suono. Perché?
Sentivo la necessità per “ItaliòPolis” di un suono che avesse i colori del passato, come un abito con cui vestire le parole di queste undici canzoni. Un suono di strumenti suonati dall’inizio alla fine, con gli stessi musicisti , la Recover Band che riportasse tutto indietro, ispirandomi ai gruppi degli anni settanta.

E anche il titolo, questo latino che spunta fuori è segno indelebile i passato. Dunque che rapporto hai con il futuro invece?
Ogni giorno che arriva è per me il futuro, e sono felice di questo andare avanti, indietro non si torna neanche per prendere la rincorsa ( cit. Andrea Pazienza), ma non avrebbe senso per me un futuro che non ha radici profonde nel passato.

Tanta e sottile la critica sociale che fa questo disco. Secondo te stiamo tornando indietro con il tempo? Cioè il cantautore riprenderà anche un posto sociale?
È difficile, anzi impossibile per me, che racconto storie in musica, non contestualizzare il tempo sociale che vivo, e che vive il paese in cui sono nato e a cui sono così profondamente legato. Ovviamente dico la mia, il che non vuol dire che ce ne siano altre diverse. Mi auguro che i cantautori recuperino un ruolo più ampio nel panorama musicale italiano, ce ne sono gia tanti e bravi e ascoltarli con più attenzione non farebbe male.

Che poi molte cose in questo lavoro sembrano parlare di “corsi e ricorsi” storici. Tante cose “tornano” anche dentro le narrazioni. Sbaglio?
Molte delle cose e dei cambiamenti, quasi sempre in peggio, che avvengono nel Paese dei Balocchi, erano già presenti nelle canzoni di alcuni grandi autori , penso a De Andrè, a Gaber, Guccini, Fossati, Dalla, DeGregori, Claudio Lolli, Iannacci e altri ancora, comprese le mie e quelle di altri sconosciuti , come me.