Io credo che non si debba dedicare questo spazio solo ai film cosiddetti d’autore, sui quali ho cercato di concentrarmi fino ad adesso. E quindi oggi ho deciso di dare spazio a un film che è rivolto essenzialmente a un pubblico di giovanissimi, un tv movie che non ha pretese registiche né di alcun altro tipo se non quella del puro e semplice intrattenimento. Ed il film intrattiene, quello è sicuro, sebbene senza alcun guizzo di originalità, portandoci comunque a seguirlo con curiosità fino alla fine, anche se nella parte centrale diventa un tantino statico e prevedibile. Il film in questione è Evil Nanny, arrivato in Italia col sottotitolo piuttosto fastidioso Una Famiglia in Pericolo, classe 2016, diretto dal regista Jared Cohn, esperto di film destinati al piccolo schermo, e prodotto nientemeno che dalla famigerata Asylum, casa di produzione statunitense di solito avvezza a sfornare per noi i peggio mockbuster (ricordiamo, tra gli altri, titoli quali Vampires vs Zombies, Snakes on a Train, Paranormal Entity, Mega Piranha e Megalodon), ma che qui si approccia stranamente ad una sceneggiatura di tipo crime/drama che, a quanto viene dichiarato, pare sia tratta da una storia vera.
Il film si apre con una coppia di ragazze ospiti in una casa famiglia per giovani disagiate. Una delle due, Alexa, viene cacciata dalla comunità per un gesto violento pepetrato nei confronti di qualcuno. Alexa piange, sembra pentita del suo gesto, ma poco dopo vedremo che non è affatto così. Sulle note del bellissimo pezzo dei VOMF Burst (ovvio riferimento al mondo teen a cui il film è rivolto), la fanciulla, dal look molto aggressivo ed irriverente, esce dalla casa durante la notte, versando quella che si capisce subito essere benzina sulle scale ed in tutte le stanze, per poi buttarvi sopra una sigaretta accesa, provocando così un’esplosione ed un rogo che ella accoglie con un sardonico sorriso sulle labbra. Qualche mese dopo l’azione si trasferisce nella bellissima casa dei coniugi Fay e Tim, che vi si sono traferiti da poco con i loro due bimbi piccoli, avendola ricevuta in eredità dalla nonna di Fay. La casa sarà il set principale di tutta la vicenda, e vi assicuro che è senza ombra di dubbio la cosa più bella che vedrete in tutto il film. I due coniugi, presi entrambi dalle loro carriere lavorative, si mettono subito in cerca di una baby sitter referenziata, e dopo vari colloqui sceglieranno quella che pare loro essere la migliore, la bionda Jen Russell, che altre non è se non la Alexa della prima scena, la quale dimostra subito di avere tutte le carte in regola per essere un’imbrogliona di gran classe e di prima categoria, fornendo tutte le referenze e le informazioni (ovviamente false) che i genitori richiedono per poterla assumere. Detto fatto: appena Alexa riuscirà ad insediarsi nella splendida dimora di Fay e Tim, si rivelerà presto per quella che è, ovvero un’irresponsabile e decisamente squilibrata. Da qui inizieranno i seri problemi della perfetta famigliola in questione.
Supportato da una locandina che non è affatto male, e che ricorda le bambolotte impiccate in casa di Amanda Righetti in Profondo Rosso di Dario Argento, il film in realtà delle atmosfere thriller che suggerisce ha ben poco. Iniziando a guardarlo mi era venuto subito alla mente un altro film che aveva come protagonista una Evil Nanny, letteralmente una Tata Cattiva, ma anche Demoniaca, che è L’Albero del Male (The Guardian) diretto da William Friedkin nel 1990: qui una baby sitter utilizza i bambini che le vengono affidati per nutrire un vecchio albero della foresta di cui è druido, una vera e propria storia horror, molto coinvolgente e piena di riferimenti ai demoni biblici (del resto, che potevamo aspettarci dal regista de L’Esorcista?). Ecco, davvero pochissimo dell’atmosfera cupa e spaventosa del film di Friedkin ritroviamo nel film di Cohn: qui l’inquietudine è suggerita più che altro dal personaggio di Alexa e dai suoi pregressi, che noi spettatori conosciamo, mettendoci in una posizione di vantaggio rispetto a quella dei poveri ignari protagonisti che la prendono in casa loro. Nel film si usano tutti i topoi che appartengono al mondo dei giovani, soprattutto in ambito americano: troviamo la bella protagonista (Lindsay Elston) che flirta col giovanissimo vicino di casa per poterlo sfruttare a suo piacimento, troviamo l’alcol, troviamo la droga, il sesso, il sangue, lo scontro generazionale, anche fisico, tra Alexa e la coppia composta da Fay e Tim, e troviamo la legge. Già, perché ad un certo punto la storia si trasforma in un legal drama, e la legge passa ad essere un elemento fondamentale che Alexa dimostra di conoscere bene e di riuscire a manipolare a suo esclusivo vantaggio.
Le locations in cui il film è girato si limitano essenzialmente a tre: la casa famiglia dell’inizio, la residenza dei due coniugi e la biblioteca dove lavora Fay (interpretata dalla bella attrice Nicole Sterling che ricorda molto da vicino la ben più nota Anne Hathaway). Questa staticità di luoghi si riflette anche nella staticità di inquadrature che il regista utilizza, che sono davvero molto limitate, dando l’impressione che il film sia stato diretto stancamente, come un lavorino che va portato a casa senza grosse aspettative. Ed infatti, tolto l’incipit davvero adrenalinico, la sceneggiatura, firmata dalla ausuale sceneggiatrice dell’Asylum, Naomi L. Selfman (della quale ricordiamo roba del calibro di Mega Shark vs Crocosaurus!!!), cade presto nella banalità, e ciò che ci aspettavamo potesse e dovesse commettere la demoniaca tata in realtà finisce per divenire solo una squallida e quantomeno improbabile battaglia legale.
Ognuno dei personaggi in gioco, eccetto quello della Elston, sono privi di una qualsiasi logica, ed agiscono in maniera veramente fuori dal normale…ancora una volta viene qui dimostrato come per tirare in fondo un filmetto di suspense basato non su solide basi si trasformino i personaggi in veri e propri dementi, vorrete passarmi il termine. Nulla di ciò che fanno Fay e Tim è condivisibile, ed il colpo di grazia ci viene dato dal finale strappalacrime, che per l’ennesima volta ci fa capire come l’opera tenda a voler insegnare ai giovanissimi la differenza tra ciò che pare figo ma non va fatto e ciò che invece le brave famiglie del Mulino Bianco fanno per cavarci dai guai. Una melassa assolutamente spacca denti e disgustosa. Ma un film del genere non poteva avere un finale diverso. Inoltre, l’epilogo ci fa vedere l’allegra famigliola in macchina che si prepara felicemente e con dei grandissimi sorrisi stereotipati stampati sul volto, a lasciare quello per cui ha combattuto per tutto il tempo del film…ed allora la domanda sorge spontanea: ma perché??
Boh, a questa domanda non so dare risposta, se non che forse, rivoluzionando la loro vita, Tim e Fay sperano di far smettere il loro figlio maggiore, Allan, di rispondere sempre “Okay” con quella sua vocetta fastidiosa ed insopportabile che probabilmente avrebbe fatto diventare Evil anche me. E nulla, nonostante le deboli strizzate d’occhio a Argento, Friedkin ed allo stesso Hitchcock, questo Evil Nanny è davvero un filmetto da ragazzini, e lo posso consigliare solo se avete voglia di una seratina senza pretese coi vostri figli e una cascata di pop corn che alla fine non vi faranno sentire l’amaro in bocca.
https://www.imdb.com/title/tt6354166/
Ilaria Monfardini
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