Favola: l’amore è amore

Favola ha come protagonista una classica casalinga americana degli anni Cinquanta che richiama un poco Bree Van de Kamp della serie televisiva Desperate housewives, forse per i capelli rossi, forse per l’inquietante perfezione o per l’ insolito numero di armi da fuoco che possiede e ha sparse per casa la signora Fairytale (Filippo Timi), la cui unica realtà è la sua villetta sempre in ordine.

Una villetta dove nulla è mai fuori posto, tranne Lady, il barboncino impagliato, che si muove, senza una reale spiegazione, per ogni dove.

Ad accompagnare Fairytale c’è la sua amica di sempre, Mrs Emerald (Lucia Mascino), come lei casalinga, come lei succube di mariti violenti o assenti, simboli della loro generazione.

Stan (Sergio Albelli), marito di Fairytale, sa solo possederla, senza amarla, tanto che è più amato dalla suocera, Mother (Piera Degli Esposti), che incarna perfettamente il pensiero maschilista degli anni Cinquanta, sostenendo che “Una donna è poco più di una schiava domestica”.

I pomeriggi di Fairytale e di Emerald sono scanditi dai colori che queste stesse hanno dato ad ogni singolo giorno e non dalle lancette dell’orologio, perché ogni cosa sembra sospesa in un limbo, senza spazio e tempo, come la casa stessa.

Infatti, dalla finestra del soggiorno si possono ammirare i grattacieli di una metropoli, mentre l’ingresso è caratterizzato da un giardino con la classica staccionata bianca e la bandiera americana che sventola, e dalla finestra della cucina un paesaggio desertico, arido e inospitale.

Fairytale è la casalinga americana, il prototipo perfetto, come le donne ne La fabbrica delle mogli (1975) di Bryan Forbes (1975).

Così, le giornate di Fairytale e di Emerald si susseguono, senza oggi né domani, con una monotonia interrotta solo dalle ricerche della vispa barboncina impagliata, sempre in giro per la casa e il giardino, e dalle apparizioni dei tre affascinanti gemelli Stuart, Ted, Tim e Glenn (Luca Santagostino).

Sullo sfondo di questa casa perfetta, modello degli anni Cinquanta con tanto di casco asciugacapelli e cucina nei toni del rosa, l’amicizia tra Fairytale ed Emerald prende una piega inaspettata, quando, a causa dei fantomatici UFO annunciati da Mother, la protagonista si ritrova ad essere dentro un corpo diverso, a lei estraneo, e a dover gestire questo suo cambiamento insieme all’aiuto dell’amata amica.

“Non si sceglie chi essere, né chi amare.”, frase, pronunciata proprio da Fairytale, racchiude tutto il significato di Favola, una black comedy dove ognuno è libero di amare e di essere amato, senza pregiudizi.

L’abbraccio tra Emerald e Fairytale, così simile a quello tra Kitty (Toni Colette) e Layra (Julianne Moore) di The Hours di Stephen Daldry (2002), è un attimo, tra il comico e la passione di un sentimento sopito e latente, che alla fine sfocia in un bacio.

Favola di Sebastiano Mauri,è un film incredibile, soprattutto per la marcata recitazione di stampo teatrale, con una vena ironica che lo caratterizza, dall’inizio alla fine, rendendolo un omaggio a ciò che ognuno di noi è o  vuole essere, senza distinzioni o perbenismi.

 

 

Mara Carlesi