Fellinopolis: l’omaggio di Silvia Giulietti al regista dei sogni

Il mito dei set di Federico Fellini è una sorta di tema “eterno ritornante”, si potrebbe dire anche banale, nella misura in cui la sua narrazione è stata sviscerata ampiamente, visto che era proprio il regista, tra dimensione ludica e civetteria, ad alimentarne la diffusione.

Trovarsi nello Studio 5 di Cinecittà, a disposizione del “grande incantatore”, era un’esperienza unica, che non poteva non segnare per sempre l’anima di chi l’aveva vissuta . Colpisce in particolare la capacità di Fellini nel riuscire a gestire agevolmente una caotica e fitta presenza umana, spesso sprovveduta, la quale doveva essere totalmente plasmata, per diventare ciò che il regista aveva in mente.

Fa molto piacere, allora, nella ricorrenza del centenario della nascita del maestro, poter visionare il materiale inedito girato da Ferruccio Castronuovo sui magnifici set di Casanova, La città delle donne, E la nave va e Ginger e Fred, conservato per quarant’anni nella Cineteca Nazionale. E di ciò bisogna ringraziare Silvia Giulietti, abile documentarista, di cui è bene ricordare due dei precedenti lavori: La morte legale: Giuliano Montaldo racconta la genesi del film Sacco e Vanzetti (2017) e Gli angeli nascosti di Luchino Visconti (2007). Sulla scia di un interessante lavoro di ricerca, dunque, la regista assembla efficacemente il suddetto materiale video e le testimonianze di alcuni dei più stretti collaboratori di Federico Fellini: Lina Wertmüller, Nicola Piovani, Dante Ferretti, Maurizio Millenotti, lo stesso Ferruccio Castronuovo e Norma Giacchero. Ciò che viene fuori è un ulteriore e prezioso tassello da aggiungere al mosaico della ricostruzione della lunga carriera del regista italiano più famoso nel mondo.

Lo spettatore che ama il suo cinema non potrà non rimanere incantato vedendo schiudersi le meravigliose scenografie in cui si avvicendarono Donald Sutherland, Freddie Jones, Marcello Mastroianni e Giulietta Masina, interpreti eccellenti del sogno felliniano. Ma a destare grande meraviglia sono anche, e soprattutto, tutti quelli che prestarono la loro preziosa opera per far sì che quell’immaginario trasbordante prendesse corpo, divenisse realtà. Che stupore, ad esempio, vedere i movimenti meccanici del mastodontico transatlantico di E la nave va, oppure osservare più persone impegnate a far scorrere velocemente un rullo dipinto per dare l’illusione di un panorama visto attraverso i finestrini del treno ne La città delle donne. Tutto nel cinema di Fellini era finzione, affabulazione, mistificazione, reinvenzione: d’altronde il suo adagio preferito era “Nulla si sa, tutto si immagina”. E la verità del sogno è incommensurabile rispetto a quella della realtà. È nell’inconscio che emerge tutto ciò che eccede la pretesa di rappresentazione dell’ordine simbolico, del quotidiano.

Il tempo dell’immaginario felliniano è un altro tempo, accanto a quello degli orologi, non cronologico; un tempo in cui le forme si dilatano, si contaminano, si arricchiscono, in un glorioso processo di accumulazione visiva che si dipana fino a rovesciarsi nel suo contrario, riconducendo all’essenza, a ciò che contesta “il primato dell’esistenza”, di ciò che si manifesta in quanto fenomeno analizzabile. Ciò che non smette di affascinare del grande spettacolo felliniano sono la profondità e il gioco, ovvero la capacità di far convivere funambolicamente due dimensioni apparentemente antitetiche e invece strettamente connesse. Un regista “palombaro” che si inoltrava negli abissi dell’animo umano, grazie a una sensibilità fuori dal comune e, al tempo stesso, capace di vagare gioiosamente in superficie, intrattenendosi, divertito e curioso, con la più svariata umanità, tutta degna di attenzione, di essere portata sotto la luce dei riflettori. Fellinopolis è un prezioso documento che si ritaglia un posto tutto suo, consentendo allo spettatore di fare un’esperienza visiva e umana entusiasmante, conducendolo per mano dove l’occhio dei curiosi non era mai potuto arrivare. Un appuntamento in sala imperdibile!

 

 

Luca Biscontini