È negli anni Novanta che s’immerge Fino all’ultimo indizio, disponibile per l’acquisto e il noleggio premium su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity.
Gli anni Novanta al cui inizio, tra l’altro, il regista John Lee Hancock – autore del disneyano Saving Mr. Banks e del The founder che racconta la nascita della catena di fast food più famosa del mondo – ne scrisse la sceneggiatura, curiosamente annoverante non poche similitudini con il Seven che David Fincher diresse poi nel 1995.
Il Seven che ha segnato la storia di quel cinema dei serial killer che nel decennio in questione sfornò anche Il tocco del male e Il collezionista di ossa, entrambi interpretati dal Denzel Washington che torna qui, appunto, al genere calandosi nei panni di Joe “Deke” Deacon, vice sceriffo della Kern County, mandato a Los Angeles per quello che doveva essere un veloce incarico di raccolta di prove.
Senza immaginare di trovarsi coinvolto nella caccia ad un omicida che sta terrorizzando la città dal momento in cui, colpito dal suo istinto, il sergente Jim Baxter alias Rami Malek, che sta guidando l’indagine, gli richiede un aiuto non ufficiale.
Perché, tra ritrovamenti di cadaveri e l’entrata in scena del poco rassicurante Albert Sparma, incarnato da un Jared Leto destinato a risultare il più convincente del trittico, vuole essere un thriller psicologico principalmente basato sulle indagini e sulle prove degli attori Fino all’ultimo indizio.
Un thriller psicologico che nel corso delle sue quasi due ore e dieci totali riporta alla luce alcune situazioni vissute in passato da Deke, svelando segreti scomodi che potrebbero mettere a repentaglio l’intero caso.
Man mano che si evolve lentamente senza riuscire, però, ad evitare di scadere in una noia dovuta soprattutto alla sensazione di trovarsi dinanzi ad uno spettacolo in fotogrammi incapace di offrire qualcosa di sorprendentemente nuovo e originale a causa della sua tardiva concretizzazione rispetto all’epoca in cui ne venne concepito lo script.
Fino ad un epilogo che lascia volutamente più di un dubbio per quanto riguarda l’entità dell’assassino di Fino all’ultimo indizio, i cui maggiori pregi si rivelano l’ottima fotografia di John Schwartzman e la nostalgica colonna sonora di hit anni Sessanta comprendente, tra le altre, My guy di Mary Wells e I will follow him di Little Peggy March.
Francesco Lomuscio
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.