Flavio Zen intervista sul singolo Kotodama

Fuori dal 19 novembre “Kotodama”, il nuovo singolo di Flavio Zen. L’artista è tornato con un brano che parla di come, a volte, bisogna lasciarsi alle spalle vecchie abitudini in modo da cambiare mindset per passare all’azione. Non importa cosa o come, spesso è importante fare, restare in movimento e aggiustare il tiro man mano che si procede.

Flavio Zen

Ciao Flavio, come è nato il singolo “Kotodama”?

Nel rap, quasi nessuno o pochi, raccontano o affrontano le dinamiche sociali di tutti i giorni. Sono tutti presi a raccontare la strada (argomento cardine della cultura Hip-Hop) e le conseguenti vicissitudini generate da uno stile di vita proveniente dal basso in cerca di riscatto. Io, nel mio piccolo, parlo di quei temi che spesso vengono trascurati in questa cultura, il rapporto tra sè e le altre persone, il modo migliore per trarre beneficio dalle situazioni spiacevoli o, come nel caso di Kotodama, la voglia di celebrare il dono della comunicazione e del potere delle parole.

Il tuo stile musicale è cambiato parecchio rispetto all’inizio della tua carriera, cosa ti ha spinto verso questo cambiamento?

É vero, ci sono state varie fasi che hanno accompagnato il mio percorso. Dal 2013 al 2016, ad esempio, avvertendo alcuni cambiamenti nel rap che avrebbero dato inizio alla wave trap, decisi addirittura di appendere il microfono al chiodo e dedicarmi alla musica elettronica.
In questi ultimi anni invece sto cercando di trarre un sunto di tutti i cambiamenti che ho subito per creare, finalmente, qualcosa di davvero mio.

Come ha reagito il tuo pubblico a questo cambiamento di rotta?

La gente che mi segue si divide prettamente in due, coloro che preferiscono il “vecchio” me, più avvezzo a barre ricche di punchlines e alle metriche serrate, e chi riesce a riconoscere la mia identità anche in questa nuova direzione molto più indie.

Il singolo è accompagnato anche da un video, come è nata l’idea?

Come sappiamo, avere un forte impatto visivo è ormai necessario per veicolare al meglio un messaggio con la propria musica. Per video, come per tutti gli altri, cerco di concentrarmi su alcuni aspetti del brano che non ho sviscerato particolarmente nel testo in modo da raccontare la canzone sotto altri punti di vista, con metafore differenti che giungano alle medesime conclusioni fornendo nuove chiavi di lettura. Per Kotodama, ci piaceva molto l’idea di raccontare la tenacia del realizzare i propri sogni, metafora suggerita dal sogno iniziale che diventa realtà alla fine del video.

A quale dei tuoi brani sei più legato e perché?

Sono tutti figli miei ed essendo parte di me non ho preferenze, forse l’unico ranking che posso fare è legato alla risposta dei fan, che spesso si legano molto a brani che non pensavo sarebbero entrati così tanto nel cuore delle persone. In questo caso parlo del brano “Mi innamoro ogni due settimane”, uscito nel 2013 e contenuto nell’album “É inutile che sperimento robe elettroniche, il Rap grezzo mi gasa di più”, questo è un brano che la gente mi chiede spesso di fare live anche se sto presentanto uno show di brani nuovi, quindi lo porto sempre in chiavetta come riserva.