Star del cinema hollywoodiano che non ha bisogno di presentazioni, Mel Gibson negli anni è stato capace di farsi notare anche dietro alla macchina da presa, realizzando un pugno di opere toccanti e dai diversi contesti storici, nonché in grado di farsi valere ai botteghini e ai premi Oscar (ottenuto grazie alla regia di Braveheart – Cuore impavido).

Nel caso del suo nuovo lungometraggio Flight risk – Trappola ad alta quota, però, il buon Mel decide di abbassare determinate aspettative mettendo mano ad un lungometraggio maggiormente minimale e, per certi versi, più di genere, considerando che si tratta di un thriller action ambientato quasi interamente all’interno di un piccolo aeroplano.

Michelle Dockery as Madolyn in Flight Risk. Photo Credit: Courtesy of Lionsgate

Infatti la vicenda portata in scena è quella dell’agente governativa Madolyn (Michelle Dockery), la quale, giunta in Alaska, riesce a stanare il piccolo criminale Winston (Topher Grace), contabile di un potente boss della malavita chiamato Moretti. Arrestato Winston, la giovane poliziotta si incarica del suo trasferimento per riportarlo indietro e interrogarlo, in modo da ricavare informazioni che possano incastrare la nota organizzazione per cui lavorava.

Ad attenderli vi è un piccolo bimotore pilotato dall’eccentrico Daryl (Mark Wahlberg), cui spetta la responsabilità di portarli al di là dei monti innevati. Solo che presto Madolyn si ritrova messa nel mezzo di una situazione più pericolosa di quello che pensava, impegnata ad oltre tremila metri di altezza a combattere il crimine, cercando di arrivare a destinazione sana e salva con il suo testimone.

Michelle Dockery as Madolyn and Mark Wahlberg as Daryl in Flight Risk. Photo Credit: Courtesy of Lionsgate

Sfoggiando un certo senso di gestione dei piccoli spazi a disposizione e anche un alto tocco di black humour atipico nelle sue opere, con Flight risk – Trappola ad alta quota Gibson mette a segno un’ulteriore prova dietro alla macchina da presa grazie ad un ritmo gestito a dovere e allo scontro di caratteri che uniformano il trio composto da Wahlberg, Dockery e Grace; tutti nel mezzo di un racconto adrenalinico che, tra “alti” e bassi , si rivela più dignitoso di ciò che ci si potesse aspettare.

Di certo il lungometraggio non si eleva dalla media dei prodotti appartenenti al genere thriller, ma neanche infanga più di tanto il nome di Gibson regista, che, come ben sappiamo, ci ha abituati a risultati più ambiziosi e lodati.

Topher Grace as Winston in Flight Risk. Photo Credit: Courtesy of Lionsgate

La sua mano qua ben si amalgama alla semplicità del serrato script steso dall’esordiente Jared Rosenberg, affidandosi ad un montaggio calibrato ad opera di Steven Rosenblum e compiacendosi anche nella gestione di un dialogo serrato messo al servizio degli emblematici personaggi.

E, sebbene un Mark Wahlberg in versione calva troneggi, la sua di presenza appare meno invadente di quello che si potrebbe pensare, lasciando così che a primeggiare sia in realtà sia una brava Dockery, la quale è ben assecondata da un Grace in versione macchietta ironica.

Tre caratterizzazioni forti utili alla resa della (non troppo) velata lotta tra i sessi esposta in Flight risk – Trappola ad alta quota.


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