Folkatomik: un viaggio a ritroso verso una stella polare

Un grande piacere quello di avvicinarsi ad un progetto alto come quello di “Polaris”, esordio discografico dei Folkatomik, un ensemble di anime che indagano il passato con la bellezza digitale del nostro tempo. Affondiamo le unghie dentro le radici dei canti popolari del nostro meraviglioso sud per poi codificarle di nuovo dentro l’elettronica, che nello specifico verrà curata da un nome importante come quello di Li Bassi. Con lui, almeno in questo lavoro, troviamo Franco Montanaro, Oreste Forestieri e Valeria Quarta. “Polaris” è un viaggio in bilico dentro una bellezza che non è sempre facile da rintracciare. Un progetto che darà spunto e vie buone da calpestare, soprattutto alle nuove generazioni, per scoprire quelli che erano canti della tradizione popolare di un passato ormai lontano…

Noi partiamo sempre pensando alla bellezza. Andiamo oltre ai soliti cliché estetici. Per voi cos’è la bellezza?
La bellezza non è la moda, il mainstream o la maggioranza. È la singola attenzione e valore delle piccole cose, una melodia che ti fa innamorare, uno sguardo fuori dalla finestra, un pensiero sincero rivolto a noi stessi. Quindi mettere da parte i modelli che ci vengono imposti e occuparsi di cose davvero importanti.
In una parola direi: la cura.

E altra parola importante è contaminazione: come la vivete e che rapporto avete con essa?
La contaminazione è questione quotidiana, ma preferiamo parlare di incontro più che di contaminazione. Se le radici sono salde allora ci si può misurare e confrontare con tutti, arricchire e migliorare.

E poi questo viaggio, questo “Polaris” in realtà sembra non avere una geografia e un tempo… o sbaglio?
Assolutamente. In passato i naviganti seguivano la stella polare per viaggiare e tornare a casa… beh la cosa strana è che credevano fosse fissa..come la “tradizione” e invece abbiamo scoperto che non lo è..quindi a volte ci fissiamo a dover seguire un modello …per poi scoprire che niente è fisso. Anzi, come noi è in transizione.

Il tempo si ricongiunge. Dal passato al presente. E il futuro?
Il passato è importante per sapere da dove veniamo, ma non esiste più. Il futuro è importante per capire dove vogliamo andare, ma non esiste ancora. Quindi non ci resta che il presente, qualche minuto di presente al giorno sarebbe già sufficiente per non perdersi. Non abbiamo interesse a santificare il passato, né mistificare il futuro.
Cerchiamo la bellezza nel presente.

Dopo una simile mescolanza di tempo e di suoni, secondo voi cos’è venuto fuori?
È difficile ma speriamo di aver portato una piccola goccia nel mare di quello che chiamiamo Global Sound. Avvicinando una tradizione tutta italiana a un suono di impronta internazionale e contemporanea.
Forse qualcuno li definirà “solo” esperimenti…ma crediamo che lì nascano nuove esperienze e incontri. Buttandosi, senza paracadute.